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La lettera

La Cisl: “Perché mai i tamponi per chi rientra non li esegue il pubblico?”

Abrah Daniel e Loris Belotti della segreteria della Funzione Pubblica Cisl di Bergamo hanno inviato una lettera molto critica all'assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, al direttore generale dell'azienda sanitaria di Bergamo Massimo Giupponi, e ai direttori generali delle Asst bergamasche

Abrah Daniel e Loris Belotti della segreteria della Funzione Pubblica Cisl di Bergamo hanno inviato una lettera molto critica all’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, al direttore generale dell’azienda sanitaria di Bergamo Massimo Giupponi, e ai direttori generali delle Asst bergamasche Beatrice Stasi, Peter Assembergs e Francesco Locati sulla gestione dei tamponi per chi rientra dai 4 Paesi esteri di Spagna, Grecia, Malta e Croazia.

Ecco la lettera

“In queste settimane abbiamo seguito il succedersi di notizie sulla gestione dei tamponi per Covid-19 dedicati ai viaggiatori in arrivo all’aeroporto di Orio al Serio; screening che, inizialmente e come da offerta del Gruppo San Donato e, con l’avallo del direttore generale al Welfare della Regione Lombardia, sarebbe stato effettuato presso la struttura della stessa clinica all’interno del Centro commerciale “OrioCenter”.

Fortunatamente, e con l’attento senso di responsabilità di cui gli riconosciamo merito, il direttore del Centro commerciale respingeva questa eventualità anche in considerazione del fatto che la struttura non dispone di ingressi indipendenti né di spazi isolati e destinabili ad accogliere centinaia di persone.

Successivamente veniva, in alternativa, accolta dall’Ats la proposta del medico responsabile dell’Ana di effettuare i tamponi presso la postazione sanitaria attrezzata esistente alla Fiera di Bergamo; una struttura sanitaria pubblica realizzata, con il senso civico e solidale che è noto, da Alpini, ultrà Atalantini e artigiani in pieno lockdown senza investimenti milionari e utilizzata dall’Asst Papa Giovanni per il follow up dei pazienti post Covid.

Apprendiamo poi che a oggi in questa struttura (pubblica) la gestione dello screening in discorso è gestita dal Gruppo San Donato (struttura privata) che fa capo alla famiglia Rotelli, ai cui vertici ci sono l’ex ministro Angelino Alfano e che vanta tra i nuovi Consiglieri Amministrativi l’ex Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e l’avvocato Angelo Capelli.

Le normative vigenti stabiliscono che la medicina del territorio per la prevenzione ed igiene sia in capo all’Ats con la collaborazione delle Asst.

Anzitutto annotiamo, quindi, la bizzarra singolarità che la gestione dei tamponi in una struttura pubblica venga delegata ad una società privata; conseguentemente vi giriamo la domanda che ci siamo posti: ma l’Ats e le Asst del territorio non dispongono del personale per gestire questo servizio?

Apprendiamo anche che la Regione eroghi una quota più o meno di 65 euro/per tampone; l’ulteriore domanda che ci poniamo e che vi rivolgiamo è: ma le nostre strutture sanitarie pubbliche di territorio, dopo l’enorme sforzo umano ed economico per fronteggiare l’emergenza Covid-19 non hanno interesse a proseguire direttamente la gestione della salute pubblica che rientra nelle loro competenze? E hanno così scarsa preoccupazione dei propri bilanci da trascurare la possibilità di recuperare la quota in questione?

Riteniamo, come scritto nelle leggi regolative, che la governance della salute è pubblica, e non sia affare privato né gestibile secondo interessi privati; contestiamo e obiettiamo con forza che questi principi, come sembra apparire, vengano meno nei comportamenti anche nel nostro territorio.

In attesa di coerenti risposte, rimarchiamo che, per quanto non più stupiti ma certo scandalizzati, non riteniamo socialmente corretto, ne sanitariamente lungimirante, ne civicamente di buon senso che la Regione e la stessa Ats continuino ad accreditare e foraggiare con finanza pubblica quelle società sanitarie private che, purtroppo e a esclusivo beneficio del proprio profitto, da 15 anni non rinnovano i contratti dei loro dipendenti, sottraendosi artatamente agli impegni presi”.

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