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A bordo campo

Scuola, come andiamo a ricominciare dopo l’anno imprevisto?

Le risposte di Federica Mormando, psichiatra e psicoterapeuta, specialista in metodo montessoriano

Iniziamo una serie di avvicinamenti alla ripartenza della scuola con donne e uomini di cattedra e personalità che si sono occupate, e continuano a farlo, dell’insegnamento. È il viaggio nell’affascinante guida all’apprendimento e alla conoscenza, con la complessità che ogni epoca porta con sé. Lo cominciamo con Federica Mormando, psichiatra e psicoterapeuta, specialista in metodo montessoriano. Si occupa dagli anni ’80 di iperdotazione, infantile e non. Per bambini ad alto potenziale cognitivo ha fondato e diretto dal 1984 al 1993 la scuola “Emilio Trabucchi“, a Milano. È presidente di Eurotalent Italia, associazione dedicata al riconoscimento di bambini e ragazzi ad alto potenziale intellettivo e alla didattica a loro adatta, e Human Ingenium, ONG dedicata in particolare al riconoscimento e sviluppo dei talenti non misurabili: pensiero intuitivo e creativo, doni artistici, in bambini e adulti.

Che ripresa scolastica vede dal suo osservatorio, Federica Mormando?

Quando i rammendi sono troppi sparisce la trama del tessuto e rimane un pasticcio di nodi, Così appare la scuola italiana di settembre. Dai contrastanti e spesso comici proclami della ministra Azzolina compaiono a singhiozzo banchi a rotelle, senza spazio per libri e quaderni, piazze e cinema adibiti ad aule, spezzoni di frequenza alternata in sede e in video. Dubbia la presenza della mensa e misteriosa l’organizzazione degli intervalli. Scarseggiano logica e competenza, mentre il 14 settembre si avvicina.

Il nodo dei banchi pare essere stato tagliato. Ci saranno i banchi dell’emergenza…

Ci saranno i banchi singoli, anche perché per lo più ci sono già. Sarebbero stati più utili i vecchi banchi fissi al suolo, meno fantasiosi, ma più adatti a non essere spostati qua e là, spandendo virus. Il quale sarà presente, indebolito o no.

Lei parla di molti paradossi. Ad esempio?

Dalla conferenze unificate di Stato-Regioni-Province-.Comuni spuntano paradossi come ”i bambini devono essere messi nelle condizioni di potersi esprimere con naturalezza e senza distrazioni”, riferendosi alla scuola d’infanzia, in cui bisogna “evitare intersezioni di gruppi”. Questi, come chi ipotizzava le rotelle sotto i banchi, hanno scordato come sono i bambini, soprattutto i piccoli.

Resta aperta la questione delle mascherine, per le quali si vedrà.

Che le maestre dovranno tenere mascherine a tempo pieno, è l’unica certezza. Soffocheranno? Forse. Alla fine saranno i dirigenti a dover decidere il da farsi. Certamente sarà imposto l’uso di mascherine fuori dalla classe, anche per i piccoli, che ho visto più tranquilli nel portarle rispetto ai grandi.

Sarà difficile trovare la quadra del distanziamento senza l’ampliamento degli spazi.

Escludendo la non riapertura delle scuole, e tenendo presente che in altri Stati, ad esempio la Svizzera, le scuole sono state riaperte in maggio sino a metà giugno, e la pandemia non è stata superiore alla nostra con tutti a casa, la decisione più saggia sarebbe riaprirle e basta. In assenza di questa, garantire le distanze sarà semplicemente impossibile:
– se lo spazio non basterà a garantire le distanze;
– se i docenti non saranno abbastanza numerosi da poter adibire ad aule spazi diversi, come cinema o palestre;
– se gli allievi non caleranno per conto loro, organizzando gruppi casalinghi con babysitter e precettori…

Occorrerà trovare una soluzione metà-metà, alternando didattica in presenza e didattica a distanza.

Non si vuole rinunciare alla didattica a distanza. Per le classi superiori sarebbe possibile a mio avviso organizzare maxischermi, come nei grandi convegni, ma questo non è previsto, mentre l’ipotizzata alternanza di lezioni in presenza e lezioni a distanza darebbe problemi non sempre risolvibili alle famiglie.

E dunque, vie d’uscita praticabili?

Si finirà con un pasticcio di lezioni online e di presenze alternate, peccato che le famiglie non possano permettersi figli un po’ a casa e un po’ a scuola, e neppure sempre a casa.
Non essendoci una soluzione, se non per le poche scuole dotate di spazi estesi, che potranno anche porre paretine mobili a segnare i distanziamenti, credo che non ci saranno grandi cambiamenti. I bambini, che durante le vacanze non avranno certo osservato distanze e disinfezioni, si avvicineranno come sempre gli uni agli altri, facendo impazzire gli insegnanti, già ampiamente desautorati in periodi senza virus. Si moltiplicheranno le riunioni con genitori arrabbiati e proposte più o meno sensate incrementeranno un interminabile dibattito.

In caso di contagi da coronavirus, che sarebbe da illusi escludere come eventualità, scatteranno confinamenti multipli…

Se qualche allievo o membro del personale risulterà positivo, tutta la classe sarà in quarantena, oppure no, se le proteste supereranno i consensi. Oppure la quarantena diverrà volontaria e facoltativa.

L’unica certezza appaiono le immancabili polemiche, già peraltro molto diffuse.

Se ne leveranno in abbondanza, con qualunque decisione, comprese quelle che seguiranno alla comparsa del vaccino.

Dall’avamposto della sua esperienza, per finire, che cosa vede o ipotizza?

Penso che saranno scaglionati gli orari di entrata e uscita delle singole classi. Forse aumenteranno le sanzioni ai bulli e agli indisciplinati, che sarà un sollievo poter sospendere. Probabile il pranzo a monodosi in classe, dubbio l’uso delle palestre. Saranno facilitate le poche scuole d’infanzia e primarie a metodo montessoriano, che prevede da sempre lavori individuali con materiale disinfettabile e buona educazione dei bambini. Per il resto, non sarà possibile adempiere tutte le misure necessarie a contenere al massimo il rischio di contagio.

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