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A presa diretta

Remuzzi: le botte del Covid servano per ridisegnare il servizio sanitario

Nella prima puntata del programma di RaiTre spazio al tema Covid con un'analisi del Top Italian Scientist bergamasco

Da lunedì 24 agosto torna su Rai3 ‘Presa diretta’ con Riccardo Iacona, per otto puntate in onda in prima serata ogni lunedì. Il programma riparte nel giorno del quarto anniversario del drammatico terremoto nel Centro Italia e così dedica la prima puntata a capire un nodo cruciale della vicenda: perché la ricostruzione non è mai decollata se i soldi c’erano?

Una domanda cui ‘Presa diretta’ darà una risposta tanto sconcertante quanto chiara e netta che diventa ancor più dirimente in tempi di ricostruzione del Paese, chiamato presto a spendere bene i soldi che arriveranno dall’Europa con il Recovery Fund per sanare i danni economici del lockdown e sostenere una generale rinascita.

“Per il terremoto i soldi c’erano e non siamo stati capaci di spenderli per colpa di pesanti procedure burocratiche, gare d’apppalto mai partite, eccesso di norme per giunta in contraddizione fra loro che strozzano il Paese e tagli alla pubblica amministrazione. Tutti nodi che, se non verranno sciolti – avverte Riccardo Iacona conversando con l’Adnkronos – renderanno vano l’arrivo di risorse dall’Europa con il Recovery Fund fossero anche le risorse più ingenti, perché noi non saremo in grado di spenderle nei tempi giusti”.

Poi spazio al tema ‘coronavirus’. “Decine di migliaia di persone sono morte nelle case senza che venissero fatti loro i tamponi – evidenzia Iacona – Ed è successa una cosa grave e inedita nel sistema sanitario nazionale: c’è stata gente che non è stata presa in carico, senza contare le quote di morti in più negli ospedali che si sono affollati al punto tale da rendere impossibile curare tutte le persone con le conseguenti drammatiche scelte che si sono rese necessarie. Abbiamo vissuto l’orrore e vogliamo che non si ripeta più. E abbiamo anche capito perché c’è stato tutto questo orrore – approfondisce il giornalista – perché un’epidemia non si contiene dentro gli ospedali ma sul territorio: la gente, infatti, non deve muoversi dalla propria casa ed è lì che deve essere curata facendo anche i rintracciamenti epidemiologici”.

“Ora abbiamo capito che sulla medicina del territorio dobbiamo migliorare – scandisce Iacona – E’ su questo terreno, infatti, che miglioreremo la nostra capacità di saper contenere una epidemia che non è morta, che ancora non ci vede vicini all’obiettivo del contagio zero ed anzi è di nuovo in crescita. Quando in autunno avremo milioni di italiani con la febbre e bisognerà decidere se si tratta di Covid oppure no, saranno i dipartimenti di prevenzione ed epidemiologia a dover fare questo lavoro. E in ragione di questo – scandisce il conduttore di Presa Diretta – devono essere implementati. Quello che ci ha fatto perdere la guerra con il Covid e che ha aumentato in maniera drammatica le vittime è stato proprio questo vulnus”.

“Insomma – tira le conclusioni Iacona – è mancata la prima linea fatta di medici di medicina generale, che sono stati i primi a essere contagiati nelle regioni più colpite e, in molti casi, sono morti. Nello spazio di pochi giorni la prima linea ha ceduto totalmente e quando la gente stava male è andata al pronto soccorso e lì è cominciato il disastro. Come dirà a Presa Diretta Giuseppe Remuzzi, Top Italian Scientist, che tra l’altro è di Bergamo e ha vissuto da vicino proprio il disastro di Bergamo, le botte che abbiamo preso con questo coronavirus devono servire a ridisegnare la missione del servizio sanitario nazionale e della tutela pubblica. Se previeni, mandi meno gente in ospedale, mentre ora la prevenzione rispetto a un tempo, si è ridotta alle campagne vaccinali. I dipartimenti di prevenzione – argomenta Iacona – sono stati i più tagliati: lì non si fa carriera, si fa invece nell’ospedale”.

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