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L'opinione

I dati parlano chiaro: dal 30 luglio aumento preoccupante dei contagi

Sia a livello nazionale che locale: non è ammissibile sottovalutare la situazione,

Ci risiamo. La curva dei contagi da Covid19 in Italia è tornata a salire. Ci sono parecchie concause che hanno contribuito a ciò: gli assembramenti (spesso senza mascherina), le vacanze, i viaggi all’estero (soprattutto in paesi considerati a rischio) e gli sbarchi di migranti, parecchio aumentati in queste ultime settimane. In generale, comunque, si assiste a una minore attenzione e a una superficiale applicazione delle norme che invece, se applicate da tutti, contribuirebbero molto al contenimento del diffondersi del virus.

C’è chi ritiene che l’andamento osservato in queste ultime settimane, sia una fluttuazione casuale e che i numeri, in fondo, siano ancora piccoli. Da qui la convinzione che tutto sia sotto controllo e, per fortuna, ancora in qualche modo lo è, a condizione che la tendenza al rialzo vada fermata subito. Siamo in un momento cruciale: ancora per qualche settimana proseguiranno le vacanze, poi il rientro ai luoghi di lavoro, quindi inizieranno le scuole, con l’ulteriore complicazione che gli autobus saranno, presumibilmente, ancora pieni di studenti. Tutte occasioni, vacanze, scuole, autobus, lavoro, in cui mantenere il distanziamento sarà complicato.

Occorre, ribadisco, agire subito poiché la risalita nella curva dei contagi, anche in prospettiva come sottolineato, desta non poche preoccupazioni e l’incremento inizia a riflettersi progressivamente anche sull’aumento delle ospedalizzazioni.

Qualche dato per capire meglio la situazione: il 30 luglio avevamo raggiunto il numero minimo di positivi in Italia, 12248, lontanissimi dal numero massimo raggiunto, 108257, il giorno 19 aprile. Sempre a fine luglio, esattamente il 29, è stato il giorno con meno ricoverati in Terapia Intensiva, 38. Nella prima settimana di agosto sia quest’ultimo riferimento, sia i positivi, avevano visto una leggera crescita, tant’è che i positivi il giorno 7 erano 12924, mentre i ricoveri in T.I. 43.

Poi i dati si fanno sempre più preoccupanti, nonostante l’aumento dei tamponi fatti mediamente sia rilevante e incida, parzialmente, su una corretta analisi complessiva della tendenza. Arriviamo così agli ultimi dati disponibili (23/08) in cui si riscontra un ulteriore balzo dei positivi, 1210, il dato più alto dalla metà di maggio, e che portano il totale, al netto dei guariti, a 18438, vale a dire un più 30% in sole tre settimane. Analoghi rialzi li riscontriamo per quanto riguarda gli ospedalizzati, 971 contro i 731 di fine luglio, per le persone in isolamento domiciliare, 17398 rispetto a 11847 e per i ricoveri in Terapia Intensiva, oggi 69, 41 il giorno 31 luglio. L’ultimo dato riguarda i decessi: sempre nello stesso periodo preso in esame sono saliti a un totale di ben 35437.

E qui occorre fare due precisazioni: la prima è che i freddi numeri qui riportati, si riferiscono in realtà a PERSONE, ricordiamocelo sempre. Persone defunte, persone che hanno sofferto personalmente o per i loro cari, persone che ancora portano segni sul fisico e nell’anima di quello che hanno vissuto, e molti ancora vivono, sulla propria pelle. Persone a cui va sempre il nostro pensiero e rispetto, che potrebbe essere reso ancor più reale se solo mantenessimo sempre e tutti le dovute precauzioni.

La seconda precisazione riguarda il fatto che tutti i dati qui riportati, sono quelli ufficiali comunicati dalla Protezione Civile; se a questi dovessimo sommare anche quelli ufficiosi la situazione, sia di questi giorni, sia nei dati totali, sarebbe ben peggiore.

Un breve accenno anche alla situazione riguardante la provincia di Bergamo, sempre utilizzando la data convenzionale del 31 luglio come momento di rialzo del trend. Ebbene, in questo lasso di tempo siamo passati da 15025 positivi a 15253, un rialzo medio di 10 persone al giorno, mentre i decessi sono cresciuti di solo 4 unità. Quindi, dopo essere stati l’epicentro dell’epidemia per tanti mesi, la situazione è per ora sotto controllo, ma tendente anche qui a un progressivo aumento dei casi.

Nel mondo le cose vanno ancora peggio: in totale i casi di positività assommano ormai a 23 milioni, i decessi sono quasi 800.000 e non si intravede un rallentamento, anzi. A questo proposito basta evidenziare il dato di un mese fa: il 21 luglio erano circa 15 milioni i casi confermati. Personalmente ritengo che nei primi mesi del 2021 (comunque prima che un vaccino si possa usare su larga scala) i casi raggiungeranno la spaventosa cifra di 100 milioni con almeno tre milioni di morti. Le mie sono stime probabilistiche, che si basano su supposizioni statistiche e che quindi non hanno e ne vogliono averla, nessuna valenza scientifica, ma se consideriamo che alcuni analisti ritengono che i dati ufficiali ammontino a circa la metà di quelli reali, non appaiono certo previsioni così assurde.

Quelli enunciati sono tutti numeri che dovrebbero far risuonare un campanello d’allarme; le analisi, anche quelle più eminenti delle mie, segnalano chiaramente che dopo tre mesi di calo lento ma costante, ora non possiamo più permetterci disattenzioni. Da più parti giungono inviti a mantenere l’attenzione molto alta sull’andamento dell’epidemia nel nostro Paese, ma sono spesso inascoltati; e rimango ancor più basito quando leggo di gente che sminuisce il pericolo o, addirittura, fa parte della folta schiera dei negazionisti. Ritengo che non sia ammissibile sottovalutare la situazione, e pur comprendendo che molte delle suddette persone debbano anche essere ottimiste per salvaguardare le loro attività economiche (un bene per tutti), li inviterei a un atteggiamento più proattivo. Le soluzioni si trovano se si lavora con altruismo (almeno in questa tragica occasione si potrebbe farlo).

 

 

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