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L'intervista

Michela Agliati, presidente di Uni+: dialogo su UniBg fra problemi e soluzioni

Elezioni, mobilità, sicurezza e tasse: sono questi alcuni dei tasti che abbiamo toccato con Michela Agliati, presidente della lista di Uni+ e componente del senato accademico dell'Università di Bergamo

Michela Agliati, studentessa del corso di giurisprudenza all’Università di Bergamo, presidente della lista Uni+ e componente del senato accademico di Unibg. Abbiamo parlato con lei sulla situazione del nostro ateneo, attraverso una panoramica pre-covid, ma anche con una particolare attenzione al prossimo anno accademico.

Il vostro attuale mandato è iniziato nel 2018 e dovrebbe terminare quest’anno. Quando saranno le prossime elezioni?

Le elezioni si sarebbero dovute tenere lo scorso maggio, chiaramente però la situazione che abbiamo vissuto non ha reso possibile il loro svolgimento. È stata cambiata la modalità di votazione, questo già prima della pandemia, infatti non ci sarà più la scheda cartacea su cui fare la crocetta, ma sarà fatto tutto attraverso i computer nelle sedi. Così facendo si garantisce una maggior sicurezza delle votazioni stesse. Noi abbiamo ricevuto la proroga del nostro mandato e al momento stiamo cercando di capire se le elezioni verranno spostate a novembre o, addirittura, a maggio 2021. Giustamente sarebbe giusto farle prima anche per garantire un cambio generazionale, valutando soprattutto che molti rappresentanti si sono laureati nel frattempo. Dall’altra parte è chiaro come, come stabilito nell’ultimo senato accademico di fine luglio, è stata introdotta la didattica mista e non tutte le lezioni verranno comunque garantite in sede. Chiaramente verrà coinvolta anche la Consulta, non solo la lista di Uni+ ma giustamente tutti i rappresentanti.

Inoltre dalle prossime elezioni ci saranno le candidature per i singoli corsi di studio, una grandissima novità di cui siamo orgogliosi perché permetterà di avere un maggior contatto con gli studenti. Ogni corso ha le proprie caratteristiche, i propri problemi ed esigenze, avere qualcuno di vicino e fidato permetterà ai ragazzi di ottenere risposte o fare domande con maggiore facilità. Sarà un ruolo con durata biennale, ma il singolo candidato non sarà legato a nessuna lista.

Cosa vuol dire essere un rappresentante? Quali gioie e dolori può portare questo ruolo?

Faccio una premessa personale: al primo anno di università passavo del tempo nell’aula studio di via Moroni e qui ho conosciuto dei ragazzi più grandi, tra cui una ragazza che mi ha coinvolto. Mi ha infatti proposto di partecipare ad una riunione senza alcun obbligo, giusto per vedere come fosse e qui, ascoltando in silenzio, ho trovato dei ragazzi carichi, coinvolti, che avevano idee e voglia di fare. Da qui ho iniziato il mio percorso. Fare il rappresentante è un onore e come tutte le cose ha anche degli oneri. Innanzitutto è un onore perché ti permette di capire meglio cos’è la macchina universitaria, la quale è delicata e complicata, con tante cose da dover tenere in considerazione. L’università non è solo lezioni, esami, biblioteca, tirocinio, Erasmus…no, c’è dietro un meccanismo molto più complesso, fatto di sinergia e dialogo. D’altra parte hai anche l’occasione di trasmettere qualcosa agli studenti, elemento che durante questa quarantena è un po’ mancato, ovviamente siamo nati in un’epoca in cui è normale avere i telefoni in mano, ma non si può sostituire il contatto umano. Quando uno studente viene da noi con proposte, idee e consigli è come se il cerchio si chiudesse, è una cosa bellissima perché si ha il coinvolgimento degli studenti con lo scopo di creare qualcosa di ancora più grande. Un esempio è dato dal tema della plastica, avevamo fatto la proposta di mettere dei boccioni di acqua, ma visto l’alto numero degli studenti questa non era un’idea realizzabile. Solo grazie al dialogo coi vari organi universitari siamo riusciti a trovare una soluzione, ossia dei distributori dove non si vende la bottiglia di acqua, ma si permette di riempire la propria borraccia. Noi cerchiamo di far vivere l’università, rendendola un posto più accogliente. Chiaramente non è sempre stato facile, soprattutto durante la quarantena in cui eravamo tempestati da domande da parte degli studenti, i quali giustamente pretendevano delle risposte a cui noi non sapevamo rispondere data la poca chiarezza del momento. Durante gli ultimi mesi abbiamo costruito un ottimo rapporto col rettore, ci coinvolgeva maggiormente e questo ci ha permesso di aiutare i ragazzi fornendogli delle risposte. La rappresentanza è un’esperienza speciale, per me personalmente Uni+ è come una seconda famiglia.

La pandemia ha scosso tutti, in particolare il territorio bergamasco. Anche la vita accademica si è dovuta adattare ed ora si pensa al nuovo anno. Fra i temi centrali c’è la mobilità. Molti studenti che dovevano andare a lezione in Città Alta denunciavano fenomeni di sovraffollamento dei mezzi. In vista delle misure di distanza da dover mantenere, avete chiesto o è previsto un aumento dei pullman per far fronte a questa situazione?

Ovviamente la questione della mobilità fa da contorno alla terza fase, ossia al rientro degli studenti nel primo semestre, anche se in modalità mista. Il problema dei mezzi era già presente prima della pandemia e doveva essere risolto già da tempo, non solo valutando l’elevato numero di studenti universitari, ma considerando anche la presenza di alunni degli istituti superiori. Ci sono degli accordi con le varie compagnie di trasporto, ad esempio garantendo uno sconto sul costo dell’abbonamento agli iscritti di UNIBG. È imprescindibile tutelare lo studente e la sua sicurezza, non solo nella sede universitaria ma anche durante il percorso per raggiungerla.

A fonte delle difficoltà delle famiglie degli studenti, siete riusciti a sviluppare un ottimo dialogo con l’università riguardo le tasse: siete soddisfatti o vi aspettavate un risultato diverso?

Io personalmente mi ritengo molto soddisfatta, uno dei punti critici che alcuni studenti ci avevano fatto notare durante la quarantena era che l’università era chiusa, non aveva costi e dunque le tasse non dovevano esser pagate. In realtà non è proprio così, i veri costi sono i docenti, che hanno continuato a far lezione e devono essere stipendiati, inoltre la sede stessa rappresenta un costo, valutando poi che diversi uffici hanno continuato a lavorare. L’università di Bergamo è una delle università del nord Italia con le tasse più basse, ciò nonostante la nostra richiesta di abbassare le tasse è stata accolta. Conoscendo le difficoltà economiche delle famiglie è nata la prima scelta di dividere la tassa di maggio in due rate per chi ne aveva necessità. Successivamente, come già approvato definitivamente, per l’anno 2020/21 non ci sarà solo un abbassamento delle tasse, ma anche un innalzamento della “no tax area”. È chiaro che le tasse vengono fatte in base all’ISEEU dell’anno precedente, ma se quest’anno la mia famiglia ha avuto una perdita economica per diversi mesi rappresenta un problema. Ecco allora che, per chiunque porti una nuova dichiarazione dei redditi da cui si dimostra il cambiamento dell’ISEEU, lo studente potrà passare nella fascia più aggiornata, questo ovviamente vale anche per le matricole. L’università non è più la scuola dell’obbligo, ma continuare il proprio percorso di studi per amor di conoscenza, opportunità lavorative migliori o per altri motivi, deve essere una priorità, non va bene che un ragazzo/a non possa studiare per problemi economici.

Il rettore ha dichiarato che, in vista del prossimo anno accademico, le lezioni saranno garantite in sede per i corsi con meno di 50 partecipanti, mentre negli altri casi si pensa alla possibilità delle turnazioni. Molte sedi hanno però problemi di capienza. Se ipotizziamo che, per mantenere la distanza fra gli studenti si possa occupare un posto sì e uno no, significherebbe che l’attuale capienza massima verrebbe ridotta al 50%. Un esempio è la sede di Pignolo, la quale, su 18 aule, 13 sarebbero inagibili in queste condizioni avendo meno di 100 posti complessivi. Quanto incide quindi la carenza di aule agibili rispetto all’offerta formativa degli studenti?

La questione degli spazi è ormai storica in UniBg, in quanto non ha abbastanza spazio per ospitare tutti gli studenti, per questo motivo è stata portata avanti la questione Montelungo. Ora, con la necessità di mantenere una distanza di sicurezza, abbiamo una accentuazione di questo problema, ed è per questo che la didattica è mista, non potendo garantire a tutti un ingresso in sede in sicurezza. L’università avrebbe potuto accelerare in passato le tempistiche per avere maggiori spazi dato che il problema esiste già da anni, ora però è il momento di capire come gestire questa situazione, appunto valutando la capienza effettiva delle singole aule considerando le norme di sicurezza. Verso settembre l’università pubblicherà una lista con scritto quali corsi potranno tornare a fare lezione frontale, quali no, in quale aule.

Sempre riguardo a Pignolo, fino all’autunno scorso si registravano situazioni di sovraffollamento con studenti seduti per terra mentre facevano lezione (leggi). Esiste una soluzione a breve termine o l’unica possibilità di miglioramento è il progetto Montelungo con una data di inaugurazione fissata per la primavera 2024?

Sicuramente il progetto Montelungo non è a breve termine. A brevissimo termine il problema non si pone dato che nel primo semestre solo i corsi con poca affluenza potranno fare le lezioni nelle sedi, gli altri per via telematica. Ad ora è presto parlare per il secondo semestre in quanto tutto potrebbe cambiare. Sicuramente il numero programmato introdotto quest’anno è una soluzione che cerca di contenere il problema. La questione della mancanza di posti a sedere per tutti si riscontra in varie sedi di UNIBG e ovviamente non va bene, non è una situazione adatta per la sicurezza degli studenti.

L’anno scorso, fra marzo e aprile, fu attivata una navetta universitaria che partiva dalla stazione di Bergamo, passando per Caniana fino a raggiungere Dalmine, città che ospita la sede di Ingegneria. Questo servizio era gratuito per gli iscritti a UniBg ma non è stato poi mantenuto, perché?

Tutto era nato come un esperimento, era infatti necessario capire se questo servizio sarebbe stato utile oppure no. Era un servizio riservato agli studenti, ma in modo paradossale alcuni cittadini usavano la navetta come un tradizionale pullman per andare a fare la spesa. Al di là di questo, l’esperimento ha avuto un riscontro positivo. Sicuramente noi di Uni+ cercheremo di far capire l’importanza di questo servizio e se ci sarà da votare “navetta sì o navetta no”, noi saremo favorevoli.

Nella giornata di mercoledì 12 agosto, sulla pagina Instagram di “studenti.unibg” è stato pubblicato il seguente messaggio in modo anonimo (foto). Cosa rispondereste?

michela agliati uni+

Se il messaggio è stato mandato sulla nostra pagina, mi scuso per la mancata risposta. Il rettore ha espressamente affermato che, in casi singoli come per gli studenti fuori sede, lo studente può parlare con il docente per trovare modalità idonee per sostenere l’esame. Se un professore si oppone, il rettore è disponibile per ascoltare le esigenze degli studenti, perché tutto ciò che viene fatto deve essere a vantaggio del ragazzo/a con una particolare attenzione alla sua salute e a quella della sua famiglia. È chiaro che siamo tutti stanchi, sia noi studenti che i docenti, è però necessario riuscire a venirsi incontro cercando un dialogo positivo.

A settembre possiamo dire che l’università sarà a prova di sicurezza con mascherina, distanziamento, misurazione della temperatura e igienizzanti presenti nelle varie sedi?

Esattamente

Concludendo, come si potrebbe definire il vostro dialogo con gli studenti?

Non sempre è facile raggiungerli, questo è un nostro difetto, un punto debole. Noi cerchiamo di scrivere tutte le informazioni necessarie sui nostri canali social. Il nostro scopo è avere un dialogo utile e costruttivo. Non sempre riusciamo a dare delle risposte non essendo all’apice dell’organizzazione di UNIBG, ma a prescindere da ciò, voi scriveteci, noi ci siamo e siamo felici di vedere che qualcuno ci contatta. Sicuramente il passaparola è utile, spesso ci scrivono fuori sede e studenti stranieri e questo mostra come davvero l’università di Bergamo sia internazionale.

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