Per chi arriva all’aeroporto di Orio al Serio con voli da Spagna, Malta e Grecia (non ci sono collegamenti aerei da Bergamo con la Croazia) è d’obbligo il tampone. In aerostazione si esegue solamente il rilevamento della temperatura corporea sia per quanti arrivano sia per chi parte.
La maggioranza dei passeggeri in arrivo, dovendo sottoporsi al tampone, si dirige direttamente all’ospedale di Seriate, che è il più vicino all’aeroporto anche se dovrebbe recarsi a quello competente per residenza. Si segnalano code di pazienti al pronto soccorso di Alzano Lombardo, mentre al Papa Giovanni di Bergamo i tamponi si effettuano in un drive through esterno.
E allora sorge la domanda: perché non utilizzare l’ospedale realizzato e funzionante alla Fiera di Bergamo?
L’ospedale in Fiera è perfettamente funzionante – risponde Sergio Rizzini, direttore generale della Sanità dell’Associazione Nazionale Alpini -. Sono in osservazione circa 2.500 pazienti colpiti da Covid che hanno superato la fase acuta e che sono stati dimessi. Nella struttura sanitaria della Fiera vengono monitorati per valutare eventuali danni post Covid. Inoltre stiamo continuando nell’attività di vaccinazione.
Dottor Rizzini, quindi l’ospedale della Fiera potrebbe accogliere i passeggeri che necessitano di tamponi?
Naturalmente. Abbiamo all’esterno due tensostrutture attrezzate che sono state usate da Ats per eseguire migliaia di tamponi. Lo spazio esterno della Fiera permette anche di parcheggiare e di mantenere le giuste distanze, come prevedono le norme sanitarie, per evitare contagi. Nello spirito alpino che ci contraddistingue ci sentiamo di proporre alla Sanità bergamasca (Asst varie e Ats) l’utilizzo di tali tensostrutture per l’effettuazione dei controlli al fine di dirottarvi i connazionali in rientro evitando così di creare pericolosi assembramenti negli ospedali.
Giovanni Licini, anima dell’Accademia dello Sport per la Solidarietà di Bergamo, che tanto si è speso per coordinare i lavori di realizzazione dell’ospedale in Fiera, rincara la proposta.
Quando abbiamo pensato a questo ospedale, volevamo che fosse una realtà che alleggerisse il peso dei pazienti Covid sulle strutture ospedaliere del territorio. I nostri ospedali devono poter seguire anche altre patologie e non bloccarsi per questa pandemia. Ora la struttura c’è: utilizziamola. È anche un modo per dire grazie a quanti hanno speso tempo, lavoro, passione e soldi per realizzarlo.
A chi rivolge l’appello?
Non voglio scendere in polemica. Chi ha in mano la situazione sappia che noi siamo pronti da subito. Sulla salute delle persone non si possono giocare partite di potere: si agisca al più presto per il bene di tutti con la massima accortezza.
In attesa che venga presa in considerazione anche questa proposta si ricorda a quanti devono sottoporsi al tampone di rivolgersi agli ospedali di riferimento secondo la propria residenza.
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