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Il sondaggio

Cercasi università disperatamente

Dal 14 luglio molte attività, soprattutto ludiche e di svago, sono riprese a ritmi pre-covid ma ancora decine di migliaia di universitari sono abbandonati a loro stessi

Il prossimo semestre tocca (a me e agli studenti) ancora fare lezione a distanza. Non c’è sicurezza dicono. Ma ho un’idea: visto che le discoteche sono aperte (quindi in sicurezza) proporrei di fare lezione in disco. Cocktail compreso. Pensaci ministro”.

Tweet di Dario Bressanini, professore di chimica presso l’Università dell’Insubria a Como.

Grazie ai dati epidemiologici incoraggianti di inizio luglio in molte regioni d’Italia si è deciso di aggiungere un’altra tesserina al mosaico della normalità che tutti, da mesi, vorremmo fosse ricomposto. Tale pezzo, tanto fondamentale per alcuni quanto di poco conto per altri, è quello delle discoteche e dei locali notturni ai quali è stata concessa, a patto che fosse possibile far rispettare le norme di distanziamento sociale, la riapertura.

Tale provvedimento, è chiaro, va ad imbastire un’ampia serie di DPCM e di misure per far ripartire il turismo e l’economia italiana, già gravemente danneggiata dai 2 mesi di lockdown di marzo ed aprile. Attorno alle discoteche e ai locali orbitano infatti decine di migliaia di famiglie che da mesi non ricevevano entrate di alcun tipo a causa delle stringenti misure per limitare il dilatarsi del virus, ma non credete ci sia qualcosa che tutti ci stiamo dimenticando?

Perché è vero: divertirsi è importante come lo è andare in vacanza in serenità, ma quando tra un mese sarà finita l’estate che ne sarà, ad esempio, delle centinaia di migliaia di ragazzi iscritti negli atenei di tutta Italia?

Come mai sembra di intuire che nei palazzi di governo si parli più di club che di università?

Perché è tollerabile che gli studenti continuino a frequentare le lezioni online, con tutti i limiti e i problemi del caso, per non creare un’impennata di contagi quando nelle discoteche la gente si accalca, portando alla luce squallidi scenari che poco hanno a che vedere con la ripresa “sicura” di cui si parlava ad inizio mese?

Perché non si permette a uno studente di sostenere un esame in presenza a due metri dal professore, ma ipoteticamente si lascia che questi vadano a ballare insieme dopo il colloquio orale?

Per rispondere a queste ed altre domande abbiamo sottoposto ai followers di BGY (@bgy_be_young) un breve sondaggio in merito alla situazione delle università confrontata a quella delle discoteche.

Ecco i risultati.

Su un campione di 228 persone il 72% (164) sono sfavorevoli a un’università solo online.

Su un campione di 254 persone il 5% (12) sono convinti che sia giusto riaprire le discoteche e non le università.

Su un campione di 247 persone l’83% (213) non è andato in discoteca nelle ultime settimane e di quel 7% che ci è andato il 61% ha affermato che non si mantenevano le distanze di sicurezza mentre il 56% sostiene di non aver indossato la mascherina.

Alla domanda “cosa ne pensi?” sono arrivate numerose risposte, di seguito ne riportiamo alcune:

“Un altro mese come quelli della quarantena e abbandono l’università… Insostenibile”

“Discoteche aperte e una donna che deve partorire ancora non può avere il compagno vicino dall’inizio”

“È una vergogna. Le università potrebbero garantire le distanze, le discoteche molto meno”

“Se si riaprissero le discoteche, non avrebbe alcun senso logico non aprire le università”

“Penso che le discoteche siano peggio dell’università. In università è facile rispettare le regole, in discoteca (ho visto stories assurde) no, e sta soprattutto noi giovani usare la testa e comportarsi in maniera responsabile. Se qualcosa deve riaprire è proprio l’università.”

“Avere studenti specializzati porta progresso e crescita in un Paese, ballare e bere no.”

È chiaro che la maggior parte dei ragazzi viva un malcontento generale in merito alla situazione accademica del Paese. Ad ora sembra che la maggior parte degli atenei stia cercando di sviluppare nuovamente la didattica in presenza, pur considerando la necessità di limitazioni per garantire le norme di sicurezza. Non ci resta quindi che aspettare la ripresa delle università, speranzosi che gli studenti possano tornare a vivere la vita universitaria in serenità.

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