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#loveisnottourism

Anna di Villongo non vede il fidanzato americano da 7 mesi: campagna social (anche) per lei video

Da quattro anni e mezzo sono fidanzati (non congiunti) e il 5 gennaio 2020 - l’ultima volta in cui si sono visti, in Florida - lui le ha chiesto di sposarla.

Anna e Gregory sono “congiunti”? A loro avviso sì, dato che da quattro anni e mezzo sono fidanzati e che il 5 gennaio 2020 – l’ultima volta in cui si sono visti, in Florida – lui le ha chiesto di sposarla.

A più di tre mesi dall’avvio della fase 2 la definizione di “congiunti” continua a tormentare qualche coppia. È il caso di Anna Mussinelli, 29 anni, di Villongo, e Gregory Tucker, 35 anni, originario di Washington D.C. E come loro, così per migliaia di coppie binazionali, ancora separate dalle restrizioni internazionali sugli spostamenti per l’emergenza Covid.

Per questo Anna e Gregory hanno aderito a #LoveIsNotTourism, la campagna social mondiale nata a giugno per chiedere ai governi nazionali e all’Unione Europea che l’amore venga considerato “una ragione valida per viaggiare e per consentire ai cittadini non-UE di entrare nell’Unione Europea (+ Paesi associati), così come a tutte le categorie di viaggiatori esenti dalle restrizioni di viaggio (lavoratori transfrontalieri, passeggeri che viaggiano per motivi familiari imperativi, personale sanitario, ecc)”.

Le coppie binazionali chiedono di non essere abbandonate e di non essere considerate alla stregua di semplici turisti cui è negato viaggiare. E garantiscono alle istituzioni di impegnarsi a fare tutto il necessario per riabbracciare la persona amata: pagare autonomamente test e tamponi, mettersi in quarantena fiduciaria per 14 giorni e fornire ai governi ogni autocertificazione richiesta.

Il messaggio del movimento è chiaro: “L’amore non è semplice turismo. Non si tratta solo di vacanze estive, si tratta della salute mentale e del futuro delle persone in tutto il mondo”.

LA PETIZIONE INTERNAZIONALE

Una delle prime azioni nella battaglia del movimento è stata, il 25 giugno, il lancio su Change.org della petizione #LoveIsEssential, indirizzata all’Unione Europea e in particolare alla commissaria per gli Home Affairs Yiva Johansson.

“Questa richiesta – si legge nella petizione – arriva dal profondo dei nostri cuori in un momento in cui l’amore, specialmente quello fra persone di diverse nazioni e origini, è più importante che mai per rendere questo mondo un posto migliore, più umano e più felice. Tutto ciò che vogliamo è poter stare con le persone che amiamo”.

#LoveIsNotTourism

La politica svedese ha appoggiato da subito la battaglia: il 2 luglio sollecitava infatti su Twitter “le autorità degli Stati Membri e certo anche le agenzie di viaggi ad adottare una definizione di ‘congiunti’ quanto più ampia possibile”.

Quello che manca, in effetti, è una definizione condivisa a livello europeo di “congiunti” e “partner stabili” che permetta finalmente a tutte le coppie binazionali di riabbracciarsi. Al momento però sono soltanto 9 i Paesi che hanno accolto la richiesta del movimento #LoveIsNotTourism di aprire le proprie frontiere a tutti i cittadini di Paesi extra-UE ed extra-Schengen. Il primo a farlo è stato la Danimarca; a seguire Norvegia, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Islanda, Austria, Svizzera, Finlandia e Germania, ultima in ordine temporale.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

L’appello del movimento è stato portato in Parlamento il 21 luglio dal deputato della Lega Alex Bazzaro, che ha sollecitato il Governo a lavorare per dare risposte celeri alle coppie binazionali: “Si tratta di affetti stabili pur non coniugati, ma credo soprattutto si tratti di una battaglia di buonsenso. Agiamo per favore in fretta”.

Brando Benifei, capodelegazione del PD al Parlamento Europeo, annunciava a luglio su Facebook: “Data la delicatezza e il carattere urgente della questione ho scritto, insieme alla collega eurodeputata Patrizia Toia, una lettera alla Ministra Luciana Lamorgese per chiedere che l’Italia segua l’esempio danese, dove ai partner non sposati è permesso viaggiare verso il compagno o la compagna”. E aggiungeva: “L’amore non può fare male, le istituzioni devono saperlo tutelare anche in questo momento così complicato”.

Sul tema è arrivato presto anche il sostegno di +Europa: il 3 agosto Emma Bonino ha presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere che vengano adottati provvedimenti per il ricongiungimento delle coppie binazionali, con tutte le misure di controllo necessarie per chi proviene da Paesi extra UE.

Ad oggi però non ci sono passi avanti per quanto riguarda l’Italia. Alle sollecitazioni ha risposto negli scorsi giorni il ministro della Salute Roberto Speranza durante un Question Time al Senato, assicurando che valuterà “con la massima attenzione la richiesta, perché tocca un tema che mi sta molto a cuore. Fermo restando che abbiamo una priorità assoluta, ovvero contenere la curva epidemiologica dei contagi”.

IL MODELLO DANESE

La Danimarca è stata il primo Paese ad aver approvato la richiesta delle coppie binazionali, ma a specifiche condizioni. I partner che fanno ingresso in Danimarca infatti devono: mostrare un test risultato negativo al Covid nelle 72 ore precedenti all’ingresso o sottoporsi a test all’arrivo, isolandosi in quarantena fino al risultato negativo di un test; provare di essere in una relazione da almeno tre mesi, e che la coppia si sia incontrata di persona almeno una volta.

L’esito favorevole delle pressioni in Danimarca è il frutto di un metodo strutturato su azioni precise, e consigliate a chiunque voglia ottenere il medesimo risultato: condivisione della storia della coppia sui social attraverso foto e specificando da quanto i partner non si vedono; post nei quali vengono taggati membri del Governo e/o influencer che possano dare visibilità alla campagna; utilizzare sempre un hashtag per veicolare il proprio messaggio; abilitare le funzioni repost/like/comment per permettere una maggiore diffusione; inviare lettere ed email a governi ed organizzazioni; firmare petizioni.

LE RESTRIZIONI DEL MINISTERO PER IL RICONGIUNGIMENTO

A oggi è consentito spostarsi liberamente (dunque anche per ricongiungersi con il proprio partner, che sia coniuge, parte di unione civile o partner stabile) da e per: Paesi UE o Schengen, Regno Unito, Andorra, Principato di Monaco, Repubblica di San Marino e Stato della Città del Vaticano.

Tuttavia, chi fa ingresso in Italia da Bulgaria e Romania, o vi è transitato nei 14 giorni antecedenti all’arrivo, deve isolarsi in quarantena per 14 giorni.

C’è poi una lista di Paesi per i quali vige il divieto d’ingresso in Italia: non è infatti possibile entrare nel nostro Paese se nei 14 giorni antecedenti si è soggiornato o transitato in: Armenia, Bahrein, Bangladesh, Bosnia Erzegovina, Brasile, Cile, Kosovo, Kuwait, Macedonia del nord, Moldova, Montenegro, Oman, Panama, Perù, Repubblica dominicana, Serbia.

Questo divieto però non si applica se si è cittadini italiani, di uno Stato UE, di un paese parte dell’accordo di Schengen, del Regno Unito, di Andorra, del Principato di Monaco, della Repubblica di San Marino o dello Stato della Città del Vaticano e per i loro stretti familiari (discendenti e ascendenti conviventi, coniuge, parte di unione civile, partner stabile), a condizione che siano residenti anagraficamente in Italia da data anteriore al 9 luglio 2020.

È consentito invece lo spostamento per l’Italia, senza necessità di motivazione, per chi è residente in: Australia, Canada, Georgia, Giappone, Nuova Zelanda, Ruanda, Repubblica di Corea, Tailandia, Tunisia, Uruguay. Salvo, ovviamente, che non provengano da Paesi dai quali è vietato l’ingresso in Italia.

Per Paesi diversi da quelli indicati finora, gli spostamenti sono consentiti solo per motivi di lavoro, salute, assoluta necessità, rientro al domicilio, residenza o abitazione, studio.

Per tutti gli altri Paesi nel mondo il ricongiungimento delle coppie è possibile solo se queste sono sposate o unite civilmente. Per coloro che non sono in una relazione riconosciuta legalmente, quindi, non c’è possibilità di riabbracciarsi. Fra le coppie ancora separate dall’emergenza Covid rientrano perciò anche quelle con figli, quelle dove il partner è in gravidanza, e quelle in procinto di sposarsi.

In rete è disponibile una lettera precompilata da sottoscrivere e inviare al Governo italiano. Al suo interno si evidenzia come la mancanza di attenzione verso le coppie ancora separate dai confini nazionali sia diventata “una flagrante violazione dell’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che garantisce a tutti i cittadini europei il diritto al rispetto della propria ‘vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza’”, soprattutto in ragione del fatto che “la situazione sanitaria è migliorata e i cittadini dell’UE provenienti da paesi ad alto rischio come la Svezia sono autorizzati a viaggiare in tutta l’Unione per qualsiasi motivo”.

#LoveIsNotTourism

Su change.org si può trovare invece la petizione italiana. Le coppie binazionali che aderiscono a #LoveIsNotTourism reputano la decisione di essere tenute separate “non più tollerabile” perché, per loro, la distanza significa essere “ancora nel pieno del nostro lockdown personale” [Fonte: Love is Not Tourism, pagina Facebook].

Per Anna, lontana da 8 mesi da Gregory, il suo futuro marito, è lo stesso: “Vorrei che per un momento proviate voi a pensare cosa significa svegliarsi ogni mattina senza avere una certezza di quando potrete riabbracciare la persona da voi amata, andare a letto la sera videochiamando la persona che vorreste avere vicino fisicamente, o tornare a casa e sapere che non ci sarà ad aspettarvi. Sarebbe tanto bello che un paese accogliente e aperto come l’Italia aprisse gli occhi su questa problematica non di poco conto. Perché c’è una cosa nella vita che è essenziale: l’amore!”.

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