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Confcooperative Bergamo

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Welfare di territorio e cooperazione: la riapertura dei centri diurni integrati per anziani

Le cooperative bergamasche sono parte attiva del sistema dei servizi di welfare territoriale dedicato alle persone anziane e alle loro famiglie. Le cooperative aderenti a Confcooperative Bergamo sono impegnate nella riapertura dei Centri Diurni Integrati per Anziani

La riapertura dei Centri Diurni Integrati per Anziani rappresenta un fondamentale segno di ripartenza nell’ambito dei servizi di welfare per le persone anziane e per le loro famiglie dopo l’emergenza Covid-19.

In questo riavvio sono in prima linea, adottando tutte le misure di sicurezza necessarie, i Centri Diurni Integrati che non si trovano all’interno di una RSA; accolgono anziani parzialmente auto sufficienti che in molti casi presentano patologie legate alla demenza, dall’Alzheimer alle malattie neurovegetative.

I CDI senza RSA sono servizi che hanno svolto un prezioso lavoro anche durante il lockdown attraverso l’attivazione di supporto a distanza per le famiglie, visite domiciliari eseguite in sicurezza e reperibilità H24, esprimendo così anche in quel drammatico momento la natura di servizi di prossimità, capaci cioè di operare vicino alle persone anziane, ai loro luoghi di vita e offrendo supporto ai familiari che se ne prendono cura (caregiver).

Una specificità, quella della territorialità, non ancora chiaramente riconosciuta, perché i CDI si pongono nell’alveo dei servizi socio-sanitari e generalmente sono strettamente legati alle attività delle RSA: ciò rischia di non far percepire il valore di quei progetti che si muovono in maniera integrata nel sistema ma con una giusta autonomia dalla dimensione residenziale. Sono per lo più dimensionalmente più piccoli e fortemente integrati alle comunità. Nel corso degli ultimi 10 anni i Centri Diurni Integrati per Anziani sono diventati tasselli essenziali nel disegno delle geografie urbane e comunitarie dei nostri paesi.

Dietro questi servizi opera un articolato sistema di soggetti e organizzazioni diversi per storia e natura giuridica, ma uniti da una comune vocazione territoriale, un sistema all’interno del quale la cooperazione sociale svolge un ruolo imprescindibile. La cooperazione ha infatti nel suo DNA la capacità di comprendere e raccogliere le istanze del territorio, delle persone, delle famiglie, del volontariato, degli enti locali. Nello specifico la cooperazione agisce in molti casi a fianco o a supporto di Fondazioni locali come Fondazione San Giuliano, Fondazione Sant’Antonio, Fondazione Serafino Cuni, società partecipate dall’ente locale come Ygea srl o San Donato.

In questa ottica è significativo il fatto che da due anni sia attivo un coordinamento provinciale che permette il confronto tra queste realtà e lo sviluppo di indirizzi e progettuali comuni.

Namastè, Generazioni Fa, P.A.E.S.E., Ser.e.na, Cooperativa delle Valli, Coop. CTS, sono alcuni dei nomi di realtà che contribuiscono attivamente alla progettazione e alla gestione dei servizi.

Sullo sfondo la sfida di un welfare territoriale sempre più chiamato a creare connessioni, relazioni, scambi di competenze per il benessere delle persone, delle famiglie e delle comunità: una necessità da sempre fondamentale e resa particolarmente acuta dall’esperienza dell’emergenza sanitaria.

Nelle parole degli stessi attori questa sfida è oggi molto chiara: “la pandemia ha fatto emergere l’importanza del radicamento territoriale dei nostri servizi e il nostro forte ruolo sociale” afferma un responsabile di cooperativa. Un ruolo che si esprime nella vicinanza alle famiglie cogliendone fatiche e speranze: “tanti familiari durante la chiusura hanno sentito la vicinanza dei nostri servizi seppure a distanza, e appena saputo la notizia della riapertura hanno accettato con entusiasmo la ripartenza anche con qualche sacrificio dato dalla nuova e necessaria riorganizzazione della strutture”.

Sono infatti necessarie attenzioni e modalità di lavoro che hanno un evidente impatto anche sui chi lavora. Su questo aspetto un operatore afferma:  “la nuova riapertura prevede dei sacrifici anche da parte nostra come operatori che per il mantenimento del distanziamento e dei dpi non possiamo più manifestare il calore attraverso il contatto umano che tanto è necessario per la cura dei nostri ospiti, dovendo trovare nuove modalità alternative di comunicazione” .

Un ospite al rientro ha detto: “Siete più belli dal vivo che nello schermo!!” manifestando il piacere per la riapertura del servizio pur avendo apprezzato il sostegno a distanza delle videoconferenze.

Territorialità è oggi la parola chiave per comprendere le nuove esigenze emergenti e evoca un’imprescindibile prospettiva di innovazione dei servizi. All’interno dei territori è sempre più necessario che si coordinino al meglio i soggetti e le organizzazioni, che si integrino competenze, che si ricompongano economie in un ecosistema articolato che sappia mettere al centro la persona, le sue domande in costante evoluzione e che sappia valorizzare al meglio capacità e risorse.

Una prospettiva che necessità di un forte spirito di collaborazione per la ricerca di un bene comune, una sfida che potrà sempre contare sulla cooperazione locale, che esattamente in quello spirito trova la sua ragion d’essere.

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