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I sindacati

“Nessuna novità sul fronte Rsa, Regione continua a scaricare le responsabilità”

Emilio Didonè (Fnp Cisl): "Serve un piano 'Marshall' anche per il settore socio sanitario sociale al pari di tanti altri settori"

“Come al solito dobbiamo fidarci del solito annuncio e non di atti ufficiali, ma dalle dichiarazioni di Giulio Gallera (assessore regionale al Welfare, ndr) non riscontriamo nessuna particolare novità sul fronte ingresso parenti e visitatori in Rsa, centri diurni e comunità terapeutiche”.

Emilio Didonè, segretario generale di Fnp Cisl Lombardia, liquida così i lanci di agenzia relativi a particolari novità sulla gestione e gli ingressi delle Rsa lombarde. “Ancora – prosegue – si ‘scarica’ la responsabilità agli enti gestori del settore sociosanitario chiamati a predisporre un piano organizzativo e gestionale con relative procedure e istruzioni operative, sottoscritto dal Legale Rappresentante, da trasmettere formalmente alla Ats territorialmente competente insieme all’individuazione di un referente Covid”.

Secondo il sindacato “si intuisce che è stato leggermente alleggerito l’iter di ingresso dei nuovi ospiti, sempre a patto che la struttura stessa abbia individuato l’allestimento di un’area di accoglienza temporanea dedicata e l’adozione di misure organizzative e logistiche idonee a garantire adeguato distanziamento fisico e isolamento funzionale fra gli ospiti, cioè come prima per il periodo di quarantena”.

Semore Didoné giudica “insufficiente la parte economica di sostegno alle Rsa colpite in questo particolare periodo di difficoltà, come del resto avviene invece in molti altri settori economici. Si aiutano giustamente turismo, ristoranti, industria; si permette di viaggiare senza distanziamenti su aerei e mezzi pubblici lombardi; si possono frequentare senza troppi problemi ristoranti e locali, ma nelle Rsa nulla cambia sostanzialmente. Tutto ancora a carico delle famiglie che si trovano ad affrontare anche aumenti di retta pesanti in molte Rsa”.

Secondo le intenzioni dell’assessore regionale “ci potranno essere, come adesso, comportamenti, orari visite, numero visite, modalità visite molto diversi da Rsa a Rsa – insiste il leader dei pensionati lombardi -. Dipenderà dalla sensibilità e senso di responsabilità dei singoli responsabili Covid delle diverse strutture. Questi alleggerimenti sapranno rispondere alle esigenze ‘sacrosante’ di visitatori, famiglie e parenti che da mesi hanno perso il contatto umano con i loro cari?”.

La Cisl raccoglie da settimane lettere, mail e telefonate di anziani o parenti di anziani che lamentano trattamenti ai limiti dell’umano. “Mettiamoci per una volta dalla parte dei parenti, aprono tutte le attività e le spiagge sono affollate ma nella totale indifferenza nessuno pensa all’ isolamento di ormai ben cinque mesi degli anziani ospiti nelle Rsa.
Sono situazioni difficilmente accettabili che perdurano ininterrottamente dai primi di marzo. Quanto deve durare ancora? Chiediamo un immediato intervento per cambiare in sicurezza tale situazione altrimenti gli anziani sopravvissuti al Covid moriranno per lo sconforto di essere soli, specie se afflitti da patologie che minano le capacità relazionali”.

Le lettere

Mia madre è affetta da sindrome di Alzheimer ed è ricoverata in una RSA a Milano dal 2018. Grazie alle costanti visite quotidiane effettuate da me in passato, è riuscita a mantenere per lungo tempo alcune capacità residue che ora dopo mesi di distanziamento sociale si stanno completamente perdendo.

Ad esempio, non riesce più a seguire le videochiamate, guarda altrove. Mi viene permesso di vederla, secondo le troppo rigide regole dettate dalla Regione Lombardia, all’aperto, a due metri di distanza (con due tavoli in mezzo), per non più di 20 minuti, se va bene una volta alla settimana, talvolta ogni 15 giorni, in base a capricci organizzativi.

A due metri di distanza non riesco a capire cosa mia madre mi dica in quanto la sua voce risulta molto fievole. È completamente trasfigurata fisicamente. È dimagrita, non le mettono più le dentiere (mia madre è priva di denti). Mi chiedo quindi come si alimenti. È depressa, si sente abbandonata. I nostri anziani sono persone fragili, che hanno bisogno dell’affetto dei familiari, non sono dei carcerati.

Non vi è più alcun controllo da parte dei familiari necessario per chi, come lei, non è in grado di riferire quanto accada in struttura. Non viene più effettuata alcuna forma di animazione in quanto gli operatori addetti a tale scopo sono dedicati al ricevimento parenti e alle videochiamate.

Non vi è più adeguato sfruttamento del tempo libero. La mia netta impressione è che le RSA stiano approfittando dell’attuale situazione.

La RSA in questione è Covid-free da più di tre mesi, per loro stessa ammissione.

È una situazione inaccettabile che perdura ininterrottamente dal 5 di marzo. Quanto deve durare ancora? Chiedo un immediato intervento per cambiare tale situazione altrimenti gli anziani sopravvissuti al Covid moriranno per lo sconforto di essere soli, specie se afflitti da patologie che minano le capacità relazionali.

Germana

Scrivo in qualità di figlia di una malata di Alzheimer ospite in una RSA chiedendo cortesemente il vostro aiuto. Non è più accettabile non poter vedere ancora ad oggi i nostri cari, è una condizione disumana che continua da mesi e non vede una fine.

Riaprono tutte le attività, aprono le discoteche, le spiagge sono affollate, ma nella totale indifferenza nessuno pensa all’ isolamento di ormai ben cinque mesi degli anziani ospiti nelle Rsa.

Non ho consegnato la vita di mia mamma ad una struttura, ho dovuto chiedere aiuto per fornirle le cure necessarie, ed ora posso solo vederla una volta al mese a quattro metri di distanza.

Rivolgo quindi un appello a Regione Lombardia affinché , nel pieno rispetto delle norme di sicurezza, proceda quanto prima (come peraltro è già avvenuto in altre Regioni) a fornire nuove linee guida alle RSA così da restituire ai nostri anziani il dovuto diritto alla socialità e all’affettività, come dovrebbe essere in un paese civile.

Maria Angela

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