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L'indagine

Bergamo: il 21% dei cittadini positivo al test sierologico, solo il 2,4% al tampone

È il risultato dei 22mila test effettuati sui residenti della città

Sono stati quasi 22mila i bergamaschi che hanno risposto all’iniziativa organizzata dal Comune di Bergamo e si sono sottoposti, volontariamente, ai test sierologici effettuati dal 15 giugno scorso.

I risultati, annunciati dal sindaco Giorgio Gori in persona, sono in linea con i numeri provinciali, fatta eccezione della Bassa Val Seriana che, non a caso, è stato uno dei territori più colpiti al mondo: 4.657 cittadini di Bergamo, ossia il 21% dei campionati, è risultato positivo al test. Di questo 21%, il 2,4% è risultato positivo successivamente anche al tampone: stiamo parlando di 114 persone.

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Questi 114 soggetti positivi sia al test che al tampone sono stati nuovamente tamponati due settimane dopo e oggi solo 15 persone sono ancora positive, ossia lo 0,07%.

“È stata un’indagine senza precedenti per il nostro Comune – spiega il sindaco Gori -. Dirò di più: parliamo di un quarto esatto della popolazione maggiorenne di Bergamo, per questo credo che nessuna altra città abbia fatto uno screening simile al nostro”.

Secondo i test, la classe di età più colpita dal Covid-19 è querlla compresa tra i 50 e i 59 anni.

“Oggi possiamo dire con assoluta sicurezza che la nostra città è libera dal Coronavirus – annuncia ancora Gori -. È un risultato importantissimo, per il territorio e per i cittadini che hanno vissuto qualcosa di fortemente drammatico nei mesi scorsi. Questo, però, non significa che qualcuno si possa dimenticare di quello che è successo: le disposizioni anti-contagio vanno sempre rispettate con rigore e attenzione”.

L’indagine è stata organizzata dal Comune di Bergamo insieme ad Habilita, Humanitas, SynLab, Abbott, DiaSorin, Vodafone e in collaborazione con Avis, Croce Rossa Italiana Comitato di Bergamo, Associazione Nazionale Alpini Sezione di Bergamo e i volontari dei Rotaract della provincia di Bergamo.

“C’è un dato – sottolinea il sovrintendente sanitario del Gruppo Habilita Umberto Bonassi – che va evidenziato tra quelli raccolti: l’1,94% dei tamponi positivi è risultato debolmente positivo, ossia con una carica virale molto bassa e quindi difficilmente contagioso. Ora, i numeri ottenuti da questa indagine ci impongono una nuova sfida: cercare di capire come e perché sia successo tutto questo a Bergamo”.

Il dottor Alberto Zucchi di Ats Bergamo si rivolge invece ai bergamaschi: “Hanno rispettato le disposizioni che sono state date, per questo i numeri dei tamponi positivi sono stati tanto bassi – spiega -. Questi dati di valore clinico-epidemiologico sono estremamente interessanti, aiuteranno a capire i perché di questa tragedia e ci indicheranno anche come muoverci in futuro”.

Un plauso ai cittadini arriva anche da Roberto Rusconi: “Dobbiamo ringraziare i bergamaschi che hanno dimostrato una grande sensibilità e un grande senso di collaborazione – commenta il direttore generale di Habilita -. Avevamo a disposizione 50mila test e siamo riusciti a utilizzarne il 50%: credo sia un grandissimo risultato”.

“Questa indagine ci insegna che i comportamenti fanno la differenza, sempre – è invece il commento di Massimo Castoldi, direttore sanitario di Humanitas -. Dovesse arrivare una nuova ondata sappiamo che il sistema Bergamo è pronto e in grado di sostenere un eventuale problema di ritorno. Il 2020 non dovrà essere ricordato come l’anno del virus ma come l’anno della cura”.

Infine, la chiosa di Massimo Giupponi, direttore di Ats Bergamo: “Quello a cui abbiamo assistito è stato l’esempio di un insieme di attori che hanno collaborato alla perfezione – spiega -. La riapertura delle scuole? Dobbiamo risolvere delle criticità, staremo molto attenti. Partiamo però da tanti spunti positivi che abbiamo raccolto in queste settimane: siamo in condizione oggi di poter impostare il lavoro con ottimismo”.

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