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Aaa cercasi fuorisede

Matteo: dal lavoro in Rsa in piena pandemia alla laurea telematica all’UniBg

"Ripetevo a me stesso: 'Non ce la faccio, però devo'. Mi sono ammalato con sintomi lievi, ho portato a termine l’ultimo esame che mi mancava e a questo punto dovevo farcela"

Matteo Viscardi ha 29 anni e viene da Osnago, un paese in provincia di Lecco. Nel 2015 si iscrisse all’università di Bergamo e nonostante le difficoltà date dal lavoro, le insicurezze e la pandemia, è riuscito ad ottenere la laurea, anche se in modo inusuale: in pieno lockdown e attraverso lo schermo di un computer.

Matteo raccontaci un po’ di te.

L’11 agosto 2015 mi sono iscritto all’Università di Bergamo come studente part-time; tra dubbi e incertezze una sola domanda mi frullava nella testa: Ce la farò a studiare e lavorare contemporaneamente? L’università di Bergamo mi ha colpito fin da subito in quanto mi offriva l’opportunità di conciliare entrambe le cose e tra tutte le università lombarde ho scelto lei. Il mio percorso di studi è stato caratterizzato da alti e bassi; con tutte le difficoltà del lavoro; le ansie dello studente universitario; i disagi legati ai trasporti da Osnago a Città Alta tra ritardi di treni e bus. Trovavo il tempo per studiare in base ai miei turni lavorativi: se avevo il turno del mattino studiavo al pomeriggio o viceversa. Durante questo periodo sono stato particolarmente agevolato anche dalla didattica a distanza.

Può essere una proposta da lanciare all’università?

Sicuramente sì. La possibilità di recuperare le lezioni la sera dopo il lavoro è molto comoda. Si potrebbe pensare di fare qualche lezione in università per avere comunque un contatto tra studenti e insegnanti, ma anche valutare l’idea della didattica online per agevolare il mondo dei lavoratori-studenti che hanno sicuramente apprezzato questa modalità di insegnamento.

Dalla recente comunicazione da parte del Rettore i lavoratori-studenti potranno accedere alle registrazioni delle lezioni quindi Matteo la proposta è stata accettata! Ma come è stato laurearsi ai tempi del Covid-19?

Lavorando in prima linea in una casa di riposo non è stato semplice. Non è stato facile neanche scrivere la tesi, ma tutto sommato sono riuscito a portare a termine il mio lavoro. Non nego che ho sperato fino all’ultimo di poter essere proclamato in università dopo aver discusso la tesi su cui ho lavorato tanto. Ad oggi ancora non capisco come sia possibile che le discoteche restino aperte, mentre le università ancora chiuse. La modalità online è stata comunque emozionante, amici e parenti sono venuti a casa mia, erano tutti lì con me. La paura maggiore non è stata tanto quella di esporre la tesi; ciò che temevo di più era la mia connessione internet. Temevo che potesse saltare da un momento all’altro. La mia tesi è uno specchio dell’attualità: “Emozioni e team working in ambito sanitario” con un riferimento al Covid-19. Anche per i docenti è stata una cosa nuova come lo è stata per noi, sono stati davvero molto comprensivi anche se si è percepita la mancanza del contatto fisico.

Come ha vissuto la tua famiglia la proclamazione in modalità telematica?

Orgogliosi e soddisfatti del fatto che ho lavorato e studiato,riuscendo a raggiungere questo traguardo durante un momento così difficile. Una forte emozione davvero.

Hai mai pensato per un momento “non mi laureo più” vista la panoramica generale?

Avendo 29 anni e lavorando col Covid io ripetevo a me stesso: “Non ce la faccio però devo”. Mi sono ammalato con sintomi lievi, ho portato a termine l’ultimo esame che mi mancava e a questo punto dovevo farcela. L’obiettivo è sempre stato solo uno: finire e portare a termine la laurea e ci sono riuscito. Adesso desidero intraprendere una laurea magistrale.

Ora cosa ti aspetta in ambito lavorativo?

Vorrei passare da operatore socio-sanitario a educatore professionale, che è ciò per cui ho studiato.

Cosa ti è mancato di più dell’università durante il lockdown?

Le mie compagne di università, il panorama di Bergamo, la sede di Sant’Agostino e il contatto faccia a faccia con i professori. Nonostante questo però sono sempre rimasto in contatto con le mie compagne di corso. Parola chiave? Resilienza e non mollare mai. Il contatto è la cosa che si perde di più e ho percepito come vera mancanza il confronto, l’abbracciarsi, l’unirsi. Mi sono reso conto che l’unione davvero fa la forza!

Se pensi a Bergamo… per te è solo università?

Ho diversi amici di Bergamo. La vedo anche come una città di divertimento, un luogo di cultura e di svago che mi manca davvero molto frequentare. In questi mesi l’abbiamo vista tutti così deserta con l’università chiusa. Le uniche foto che vedevo a riguardo erano attraverso le piattaforme social di UNIBG. Non vedo l’ora di tornare nel chiosco di Sant’Agostino. L’ultima foto che mi è rimasta è di gennaio alla fine della sessione invernale. Quanto tempo è passato!

Dunque non ci sei più tornato in università?

Dovevo andarci il giorno della proclamazione a fare delle foto ma è distante da casa mia. Ho preferito godermi la festa a casa con amici e parenti. A settembre spero di tornarci, di ringraziare anche il mio relatore di persona e di ritrovarmi con le mie compagne di università dove le ho viste l’ultima volta per assaporare un po’ di normalità; insomma festeggiare insieme questo nostro grande traguardo!

Ci torni “diverso” … con una laurea in mano!

Si esatto ci torno con una laurea in mano ma anche con un sorriso in più!

Un augurio che ti senti di mandare a tutti i prossimi laureandi?

Mai mollare, resilienza e andrà tutto bene, questo è l’augurio.

Quando ho chiuso la telefonata con Matteo mi sono fermata a pensare. La storia che avevo appena sentito mi ha disorientata e colpita in quanto la forza di questo ragazzo mi ha commossa. Grazie alle lezioni online è riuscito a svagarsi mentre la maggior parte di noi studenti e studentesse si annoiava davanti a uno schermo. Matteo staccava da tutto per qualche ora e respirava un po’ di più. Poi mentre riflettevo l’ho immaginato anche mentre ascoltava Vasco Rossi e Tiziano Ferro nella sua stanza in isolamento con la musica a palla, con l’intento di abbassare per qualche minuto quell’incessante rumore che lo accompagnava giorno e notte.

Non mi resta che complimentarmi ancora con Matteo per il traguardo raggiunto, e augurargli di proseguire gli studi con la stessa disarmante determinazione. Di una cosa sono certa: sei per noi studenti e studentesse un esempio da seguire.

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