Astino è una cornice spettacolare e il suo monastero è probabilmente la location più bella di Bergamo. Già solo la piacevole camminata che separa il parcheggio dal chiostro ti catapulta in un altro mondo, di certo ben diverso dal caotico ambiente cittadino che – sembra incredibile – è distante solo pochi chilometri.
Le Orbe di Astino, il ristorante ospitato nel giardino interno del monastero, è senza ombra di dubbio un progetto curioso e intrigante. Non solo perché alle spalle ha due realtà interessanti come il Mate di Treviglio e la cooperativa agricola Terre di ghiaia, ma anche perché ha riportato a Bergamo Daniel Facen, lo chef che ha fatto grande l’A’Anteprima di Chiuduno con la sua cucina molecolare.
Il nome Orbe deriva dall’acronimo di ORigini BErgamasche e spiega il nobile intento con cui è stato aperto il locale: portare in tavola quanti più prodotti delle venti aziende che compongono la cooperativa agricola con piatti strettamente legati alla stagionalità e al territorio.
E c’è ben poco da dire, sotto questo punto di vista: la carta (anche quella dei vini, davvero interessante) parla moltissimo di Bergamo e delle sue materie prime.
Ottimo anche il servizio, con il giovane Alberto Trovato che guida la sala magistralmente e spiega, lui come tutti i suoi collaboratori, ogni singolo piatto alla perfezione.
Ma Le Orbe di Astino ha anche dei piccoli-grandi difetti che non possono passare inosservati, soprattutto se – come sempre quando giudichiamo un locale – partiamo dalla fine: il conto è quello di un ristorante di medio-alto livello.
Dietro la lavagna finiscono prima di tutto i tavoli, belli da vedere, ma terribilmente piccoli. E poi alcuni piatti, tanto delicati da risultare privi di mordente. Quasi incompiuti.
Sia chiaro, tecnicamente Facen non si discute, anzi: alle Orbe lo chef trentino mette in mostra tutto il suo talento. Ma proprio per la fama che lo precede alcune preparazioni, buone ma non proprio esaltanti, lasciano un po’ spiazzati.
Come il coniglio con formaggio di capra, rabarbaro e coriandolo: la carne è deliziosa, morbida e succosa, ma risulta slegata dal resto degli ingredienti.
Manca l’effetto wow anche ai ravioli di patate e curcuma serviti con gamberi crudi, fiori e finferli. Delicatissimi, anche troppo. Dal boccone non arriva mai la sferzata al palato.
Promossi, invece, gli spaghetti con crema di scalogno, caviale Adamas, ombrina ed erba cipollina, che hanno il solo difetto di essere un filo troppo avanti di cottura. Qui gli ingredienti si sposano molto bene, con l’ombrina (ben marinata) che resta in equilibrio tra gli acuti regalati da scalogno e caviale.
La miglior portata della serata, però, è il rombo proposto con salsa mediterranea e piccoli ciuffetti di porro fritto. Un piatto eccellente, in cui il solo protagonista è il pesce cucinato con grande maestria e senza inutili leziosità.
Ci sono poi gli hamburger, invitanti finché non si butta l’occhio sui prezzi (24 euro per il cosiddetto “Astino” con manzo, Branzi Dop, guanciale, scarola, olive taggiasche e cipolla rossa: caruccio). Quello che assaggiamo noi è il “Berghem” con cotoletta di melanzana, mozzarella di bufala bergamasca, maionese al basilico, pomodori confit e lattuga: ben pensato e davvero buonissimo, ma forse 18 euro sono un po’ troppi.
Ad innaffiare il pasto c’è una bollicina bergamasca davvero speciale: il QuadriFoglio Pecis, uno spumante rosato metodo classico ottenuto con sole uve di Franconia, un vitigno a bacca rossa di origine austriaca che nella Bergamasca si è ben sviluppato tanto da esser stato ribattezzato localmente “Imberghem”. È in carta per 8 euro al calice.
Impossibile, infine, non buttarsi sui dessert, tutti preparati dai “vicini di casa” della Pasticceria Cavour che alloggia, come le Orbe, nel giardino del monastero di Astino.
Sublime la torta Amalfi (una bavarese al limone con una foglia di marzapane alla menta), splendida la torta Bolero (una frolla alla mandorla morbidissima con all’interno una mousse al pistacchio e delle fragole fresche).
In conclusione. L’esperienza alle Orbe di Astino ci ha convinti sì, ma non del tutto. Lo splendore della location e la bravura dello chef Facen, come già detto, non si discutono, ma visti alcuni prezzi della carta ci saremmo aspettati dei piatti praticamente impeccabili. Non parliamo certo di bocciatura, sarebbe ingeneroso, perché questo ristorante ha comunque molti aspetti positivi, tra cui il servizio, davvero ineccepibile.
LE ORBE DI ASTINO
Bergamo, via Astino, 13 – 24129
Tel. 347 168 8184
Prezzo medio: 50 euro a persona
Chiuso il lunedì
Questa recensione non è frutto di una cena-stampa e il giornalista non ha ricevuto favori, regali o servizi in cambio del proprio giudizio. Non si è palesato né prima né dopo il pasto, rispettando rigorosamente la legge dell’incognito, unica vera tutela del lettore.
“Senza prenotazione” non vuole essere solo un omaggio al grande Anthony Bourdain, ma anche una guida sincera e onesta per chi cerca un posto in cui mangiare a Bergamo e provincia.
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