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L'ue e noi

La strategia digitale dell’Europa

All’interno dell’economia europea emerge e acquista spazio un’industria che sta cambiando la propria fisionomia, attraverso : la comunicazione digitale; l’interazione con i social media; e il commercio elettronico. Si tratta di una trasformazione fondamentale, simile alla rivoluzione industriale.

Tutti siamo immersi nella trasformazione digitale. La strategia digitale rappresenta un’occasione importante per migliorare i servizi delle persone, delle imprese e dell’ambiente, nel rispetto dei valori dell’UE.

Negli anni ottanta i Paesi dell’Europa hanno deciso di avviare una più stretta integrazione e di passare, attraverso fasi successive, dal “Mercato interno” al “Mercato unico”. Non è stata questa una scelta di poco conto, perché ha significato e significa tuttora, non solo scambiarsi liberamente le merci tra uno stato e l’altro, ma intervenire sui sistemi economici e legislativi, per rendere sempre più omogeneo il sistema normativo, che regola l’acquisto di prodotti e di servizi.

Non abbiamo ancora raggiunto l’obiettivo, ma oggi il nostro è il mercato più grande al mondo, con oltre 447 milioni di consumatori e circa 56 milioni di posti di lavoro, che dipendono, in gran parte, dagli scambi nel mercato unico.

All’interno dell’economia europea emerge e acquista spazio un’industria che sta cambiando la propria fisionomia, attraverso : la comunicazione digitale ; l’interazione con i social media ; e il commercio elettronico. Questa trasformazione genera una quantità crescente di dati che, una volta elaborati e utilizzati, possono portare a nuovi prodotti e servizi, completamente nuovi. Si tratta di una trasformazione fondamentale, simile a quella causata, a suo tempo, dalla rivoluzione industriale.

Le tecnologie digitali stanno trasformando il modo di concludere gli affari.

Tramite queste tecnologie è possibile creare nuovi modelli di business e accrescere la produttività delle imprese. Il processo digitale permette ai lavoratori di acquisire nuove competenze e consente alle aziende di produrre beni e servizi, con minori emissioni di carbonio. Grazie a questi nuovi processi, la Commissione europea ha imposto ambiziosi obiettivi di risparmio energetico per il 2030 e per il 2050. La rivoluzione industriale in atto, sempre più legata ai sistemi digitali, impone alle nostre aziende di accelerare gli investimenti nella ricerca e nella diffusione delle tecnologie in settori quali: l’intelligenza artificiale; il 5G; l’analisi dei dati e dei metadati ( vasto corredo di informazioni legate ai documenti informatici). Nel 2018 solo una su dieci società dell’UE effettuava analisi di big data, mentre solo una su quattro utilizzava i servizi di cloud computing ( la cosiddetta nuvola informatica).

Oggi le cose sono cambiate con molta velocità e le industrie si stanno riconvertendo al digitale.

È unanime la convinzione che l’UE deve inoltre potenziare la sua capacità innovativa, investendo in infrastrutture digitali critiche , in particolare quelle energetiche, legate ai servizi di pubblica utilità. L’elemento principale, che consentirà la realizzazione dei futuri successi industriali, si basa sul dispiegamento di una rete 5G, altamente sicura e tecnicamente all’avanguardia, che consentirà una grande ondata di dati nel settore industriale. Ma non basta.

L’Europa è chiamata ad investire, se vuole essere all’avanguardia, nelle prossime reti 6G.

L’Europa ospita uno fra i dieci supercomputer più veloci al mondo e ha invertito la tendenza, che appariva critica negli ultimi anni, che portava al declino nella microelettronica.

Per alcune tecnologie siamo rimasti indietro rispetto agli Stati Uniti, alla Cina e ad altri paesi. È essenziale investire nell’intelligenza artificiale e nell’uso intelligente dei dati, proteggendo contemporaneamente la privacy delle imprese e dei consumatori europei; si tratta di un obiettivo che si può conseguire solo indirizzando i fondi europei per l’innovazione verso le nuove tecnologie digitali.

Le PMI svolgono un ruolo importantissimo in questo processo, ed è fondamentale garantire finanziamenti adeguati, che consentano loro di crescere e di innovare. È essenziale dotare la forza lavoro europea di competenze digitali per la nuova fase di industrializzazione. Si può entrare nell’era digitale solo con una forza lavoro competente e ben preparata. Affinché i lavoratori europei possano beneficiare fino in fondo dei mutamenti tecnologici, devono essere offerti loro programmi di formazione, riqualificazione, aggiornamento e apprendimento permanente.

Non a caso nei Paesi scandinavi e in Olanda è in atto da tempo il ricorso alla “Flexsecuriti”, attraverso la quale il Governo è in grado di garantire ai lavoratori la sicurezza del lavoro (non del posto di lavoro !), chiedendo loro di essere flessibili verso il tipo di occupazione, da conseguire mediante corsi intensi di formazione, retribuiti.

In questi Stati è nota la critica verso il nostro “Reddito di cittadinanza” che non si attua con un impegno giornaliero in corsi di formazione sul digitale e sulle nuove frontiere dell’occupazione.

Per raggiungere gli obiettivi della digitalizzazione della forza lavoro, sono necessari strumenti attivi del mercato del lavoro e sistemi di sicurezza sociale efficaci e basati sulla solidarietà, al fine di preservare il modello sociale europeo. La strategia dell’Europa, attuata dalla Commissione, in materia di dati, dev’essere integrata da un regolamento sulla concorrenza leale, nell’economia digitale, monitorato da un’autorità garante della concorrenza. Inoltre, i progressi nella digitalizzazione delle serie di dati e nelle tecnologie innovative dovranno essere pienamente conformi al regolamento generale sulla protezione dei dati. Fin troppo spesso le tecnologie sviluppate in Europa sono commercializzate altrove.

L’UE non è stata in grado di creare giganti della tecnologia. Sono troppo poche le nuove imprese innovative d’avanguardia, che si sviluppano fino a diventare grandi società ad alta intensità di ricerca e sviluppo. Per compiere l’ultimo passo, che trasforma una start-up in un’impresa pienamente sviluppata, è importante completare la creazione di un mercato europeo unificato dei capitali, comprendente anche un mercato per il capitale di rischio.

L’UE deve, inoltre, garantire che la sua politica, in materia di proprietà intellettuale, contribuisca a sostenere e rafforzare la sovranità tecnologica dell’Europa e a promuovere condizioni di parità a livello mondiale.

La proprietà intellettuale contribuisce a determinare il valore di mercato e la competitività delle imprese europee. Si tratta delle attività immateriali, quali marchi, disegni, brevetti, dati, know-how e algoritmi. Politiche intelligenti in materia di proprietà intellettuale sono essenziali, per aiutare tutte le imprese a crescere, a creare posti di lavoro e a proteggere e sviluppare ciò che le rende uniche e competitive. Abbiamo sempre più bisogno di un nuovo modo di fare industria in Europa, adeguato alle ambizioni di oggi e alla realtà di domani.

La chiave di volta è la capacità dell’industria europea di guidare la duplice transizione: ambientale e digitale, e dare stimolo alla nostra competitività. La nostra economia non può permettersi di adattarsi: ora deve diventare l’acceleratore e il motore del cambiamento e dell’innovazione. La politica industriale deve contribuire a tradurre in realtà quest’ambizione. La strategia industriale europea deve riflettere i nostri valori e le nostre tradizioni di mercato sociale.

È necessario fare perno sui nostri punti di forza: la nostra diversità e il talento, i nostri valori ambientali e il modo di vivere, le nostre piccole imprese che creano e innovano. Abbiamo bisogno di una politica industriale europea basata sulla concorrenza, su mercati aperti, su una ricerca e su tecnologie di primo piano, a livello mondiale, e su un mercato unico forte, che abbatta le barriere e riduca gli oneri amministrativi. E dobbiamo resistere alle tentazioni semplicistiche del protezionismo o delle distorsioni del mercato, senza ingenuità, però, di fronte alla concorrenza sleale.

Per i prossimi anni la politica della Commissione europea si concentrerà su tre obiettivi chiave, destinati a garantire che le soluzioni digitali aiutino a perseguire una trasformazione che operi a vantaggio delle persone, in sintonia con i valori sanciti dal Trattato europeo.

Una tecnologia al servizio delle persone: per sviluppare, diffondere e adottare tecnologie che migliorino sensibilmente la vita quotidiana delle persone.

Un’economia equa e competitiva: un mercato unico senza attriti, in cui le imprese di tutte le dimensioni possano sviluppare, commercializzare e utilizzare tecnologie, prodotti e servizi digitali su una scala tale da rafforzare la loro produttività, e in cui i consumatori possano essere certi che i loro diritti vengano rispettati.

Una società aperta, democratica e sostenibile: un ambiente affidabile in cui i cittadini siano autonomi e responsabili nel modo in cui agiscono e interagiscono.

Una vera trasformazione digitale deve poter dare fiducia ai cittadini e alle imprese europee, e la sicurezza di un’equa distribuzione fiscale nel commercio di prodotti e di servizi. Nell’era digitale è molto importante garantire condizioni di parità per le imprese, grandi e piccole. La politica della Commissione è quella di garantire che le regole che si applicano nel mercato siano le stesse che agiscono nel digitale. I consumatori devono potersi fidare dei prodotti e dei servizi digitali, allo stesso modo in cui si fidano degli altri tipi di prodotti e servizi.

Occorre prestare attenzione ai consumatori più vulnerabili e garantire l’applicazione delle leggi sulla sicurezza, anche in relazione ai beni provenienti da paesi terzi.

Nel mondo digitale senza frontiere, un ristretto numero di imprese ottiene la maggior parte dei profitti, su un’economia basata sui dati.

Spesso tali profitti non vengono tassati nel luogo in cui sono generati, a causa di antiche regole in materia di imposte sulle società. Per questo la Commissione europea ha intenzione di trovare un equilibrio, per vincere le sfide fiscale derivanti dalla digitalizzazione dell’economia. L’elemento digitale sarà estremamente importante anche per realizzare gli investimenti del Green Deal europeo. Le soluzioni digitali possono favorire l’economia circolare, sostenere la decarbonizzazione di tutti i settori e ridurre l’impronta ambientale e sociale dei prodotti.

*Antonello Pezzini nasce in provincia di Novara nel 1941. Si laurea in filosofia e consegue due master, ha un trascorso da preside di liceo, da consigliere comunale della Dc a Bergamo, da presidenza della locale Associazione Artigiani a membro del CDA dell’Istituto Tagliacarne. Sviluppa uno spirito imprenditoriale nel settore dell’ abbigliamento e ha insegnato economia all’Università degli Studi di Bergamo. La passione per l’energia sostenibile è più recente, ma in breve ne diventa un esperto in campo europeo: oltre alla carica al Cese, è membro del CDA di un’azienda che si occupa di innovazione tecnologica e collabora con società di consulenza energetica. Dal 1994 è membro del Comitato Economico e Sociale Europeo in rappresentanza di Confindustria.

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