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Nel 1960 fece scalpore “La pisana”: Lydia Alfonsi invitò Giulio Bosetti in camera

“Il novelliere” invece, spingendosi oltre le formule tradizionali della lettura in studio o del racconto sceneggiato sperimentò un originale tentativo di adattamento di un testo letterario al mezzo televisivo. Le puntate erano dedicate a Di Giacomo, Pirandello, O. Henry, Čechov e Wilde

Arrivano gli anni Sessanta alla tv italiana. Nel 1960 le due commedie di Russel Crouse e Howard Lindsay, tratte dal romanzo di Clarence Shepard Day jr. “Vita col padre e con la madre”, diventano tante piccole storie, flash di vita familiare nella divertente e agile sceneggiatura di Anna Maria Romagnoli e Suso Cecchi D’Amico. Diretto da Daniele D’Anza, vede nei ruoli principali di Carlo Day e della moglie Vinnie, Paolo Stoppa e Rina Morelli. Il cast comprende altri noti attori di cinema e teatro, come Corrado Pani, Rodolfo Bianchi, Maria Grazia Spina, Mario Feliciani, Ave Ninchi, Elisa Cegani e Luciano Salce. Clare-Carlo è un umorale e brontolone indaffarato broker di Wall Street. In guerra con il mondo, ha sempre motivo per lagnarsi per i più futili accadimenti, dal funzionamento della cucina, al contributo dei domestici, dal comportamento dei figli a quello dei collaboratori aziendali; si lamenta, in generale, dell’impossibilità del mondo a adattarsi a quelli che a suo modo di vedere sarebbero gli standard ideali di vita. La moglie Vinnie è invece madre e persona dolcissima. La comicità del plot narrativo è enfatizzata dagli scontri verbali conseguenti al rapporto di amore-odio che unisce, pur nello scontro dialettico, da una parte l’acido ma tutto sommato bonario protagonista e, dall’altra, la moglie e i figli, spesso stretti in una tenaglia che li spinge a solidarizzare.

paolo stoppa rina morelli

Il novelliere”, dal 24 maggio in cinque puntate. Spingendosi oltre le formule tradizionali della lettura in studio o del racconto sceneggiato, Daniele D’Anza, che ne è autore e regista, sperimenta un originale tentativo di adattamento di un testo letterario al mezzo televisivo. Le puntate sono dedicate a Di Giacomo, Pirandello, O. Henry, Čechov e Wilde; il risultato non è una semplice antologia di frammenti, ma una elaborazione nuova e omogenea in cui ogni dettaglio, compreso gli spazi musicali e coreografici, contribuisce a trasformare il testo in vivida testimonianza del mondo del suo autore. La folta schiera di personaggi in scena è interpretata da un gruppo scelto di attori, tra cui spiccano nel ruolo di guida: Titina De Filippo, Serge Reggiani, Delia Scala, Sergio Tofano e Romolo Valli.

Da segnalare nel corso dell’anno due allestimenti per la prosa: “Andromaca”, con la regia di Giacomo Vaccari e con Elena Zareschi, Tino Carraro e Anna Miserocchi e, soprattutto, il capolavoro euripideo “Le troiane”, interpretato da Annamaria Alegiani (Atena), Sarah Ferrati (Ecuba), Anna Miserocchi (Andromaca), Edmonda Aldini (Cassandra), Milly Vitale (Elena) e Tino Carraro (Poseidone). La tragedia della guerra vissuta attraverso l’animo femminile è tradotta per la televisione da Enzo Cetrangolo e diretta da Claudio Fino.

La Pisana” è il titolo dello sceneggiato tratto dal romanzo “Le confessioni di un italiano” (1867) di Ippolito Nievo. Andato in onda in sei puntate dal 21 ottobre rivelò, fra l’altro, al grande pubblico l’attrice Lydia Alfonsi. Voluto dal direttore dei programmi televisivi Rai Sergio Pugliese, fu realizzato con grande dispendio di mezzi e risorse per celebrare il centenario dell’Unità d’Italia e quello della morte di Ippolito Nievo.

La prima puntata dello sceneggiato fu preceduta da un documentario di Nelo Risi dal titolo “Vita breve ed eroica di Ippolito Nievo”. Fece scalpore, all’epoca della registrazione dello sceneggiato, una scena audace in cui la Pisana (Lydia Alfonsi), in camicia da notte, invitava Carlino (Giulio Bosetti) nella sua camera da letto. La virtuosa regia era di Giacomo Vaccari, abile nel tratteggiare le scene con pochi e sapienti tocchi. Oltre ai già citati, numerosi furono gli attori di fama che vi recitarono: Laura Adani, Franca Bettoia, Gian Maria Volontè, Umberto Orsini, Ludovica Modugno, Pina Cei, Marina Berti, Mario Scaccia, Fulvia Mammi, Claudio Gora, Edoardo Toniolo, Tonino Pierfederici, Sandro Merli, Ennio Balbo, Carlo Maestri, Ivano Staccioli, Silvio Spaccesi, Silvano Tranquilli, Maria Teresa Albani. La voce di Napoleone Bonaparte era di Enrico Maria Salerno.

Per la prima volta, dal 4 novembre, il ciclo dedicato al teatro classico porta sul piccolo schermo la cupa atmosfera della tragedia di ShakespeareMacbeth” (1605), imponente dramma che tratta dell’ambizione e del potere che affascinano e distruggono gli uomini. Diretto da Alessandro Brissoni con Enrico Maria Salerno, Elena Zareschi e Aldo Giuffré, in esso si rivivono la profezia delle streghe ai due fedeli generali al re (Macbeth per l’appunto e Banquo), gli assassinii di cui il protagonista si macchia, istigato dalla feroce ambizione della moglie, lo spettro dell’amico Banquo e la morte prima di Lady Macbeth e poi del sanguinoso protagonista. Il 20 febbraio 1975, Glauco Mauri, Valeria Morricone, Gianni Cavina e Glauco Mauri si calano negli stessi, tragici ruoli, guidati dalla regia di Franco Enriquez.

Come abbiamo fin qui visto, la neonata televisione italiana ha già regalato ai suoi telespettatori la rappresentazione di molte e celebri opere. Il 21 dicembre è la volta de “Il malato immaginario(Molière 1673). Interpretata da Sergio Fantoni, Elsa Merlini e Lucilla Morlacchi, si avvale della regia di Alessandro Brissoni. Mescolando una comicità esilarante a una drammatica amarezza, la pièce ripropone al pubblico televisivo una delle opere teatrali che meglio coniuga ironia e salace riflessione sui vizi umani. Solo tre anni più tardi (30 agosto 1963) va in onda un’altra versione de “Il malato immaginario”, diretta da Silverio Blasi e animata dalla recitazione di Tino Buazzelli (uno straordinario “malato”), Fulvia Mammi e Renato De Carmine.
L’anno si chiude con l’allestimento per la TV della celebre commedia goldoniana “La locandiera”, con la regia di Claudio Fino e interpretata da Marina Dolfin, Tino Carraro e Mario Scaccia. Nel 1966 un nuovo allestimento si varrà delle interpretazioni di Valeria Morriconi, nei panni della maliziosa protagonista, e di Paolo Graziosi nel ruolo del cavaliere di Ripafratta.

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