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La decisione

Lombardia, illegittimo il vincolo della residenza di 5 anni per accedere ad alloggi pubblici

La Cgil: “Eliminata una discriminazione, ora tempi rapidi per le assegnazioni”

Illegittimo il vincolo della residenza di 5 anni in Lombardia per accedere a un alloggio pubblico: lo ha stabilito il Tribunale civile di Milano, con un’ordinanza che ha concluso l’azione giudiziaria promossa da Cgil, Asgi e Naga contro le clausole discriminatorie contenute nel regolamento regionale per l’accesso agli alloggi pubblici. Oltre al vincolo della residenza, il Tribunale ha ritenuto di eliminare anche l’obbligo di documentare l’assenza di diritti di proprietà nel paese di provenienza con modalità diverse da quelle richieste al cittadino italiano, stabilendo che la documentazione da presentare deve essere la medesima sia per italiani che per gli stranieri , e che l’obbligo di verifica resta in capo alla autorità fiscali.

“Manifestiamo soddisfazione per il risultato che ha prodotto l’azione giudiziaria – commenta Luisella Gagni, segretaria Cgil Bergamo con delega alle politiche abitative – sia perché è stato riconosciuto un diritto, sia per l’importante effetto immediato che modifica sostanzialmente il regolamento regionale e consente l’accesso agli alloggi pubblici in tempi più rapidi. Questo è particolarmente importante in un momento in cui sempre più diffusa è la difficoltà a sostenere il canone di un alloggio privato a causa dall’emergenza sanitaria, della conseguente riduzione di reddito e della perdita dei posti di lavoro. L’ordinanza del Tribunale ci mette nella condizione di poter meglio affrontare una grave emergenza abitativa che rischia in autunno di diventare una vera emergenza sociale”.

“Il Tribunale di Milano ha riconosciuto il carattere discriminatorio della norma – aggiunge Annalisa Colombo, responsabile dell’Ufficio migranti Cgil di Bergamo – riprendendo una sentenza della Corte Costituzionale. Secondo l’Alta Corte, infatti, l’edilizia residenziale pubblica dovrebbe avere l’obiettivo di assicurare un alloggio quale soddisfacimento di un bisogno primario, di garantire un’abitazione a persone o famiglie economicamente deboli nel luogo dove sono presenti i loro interessi al fine di assicurare un’esistenza dignitosa”.

Le due segretarie concludono: “Ora tutti i Comuni lombardi dovranno modificare i bandi e richiamare tutti gli esclusi dai precedenti tenendo conto della decisione del Tribunale di Milano. Ci auguriamo che ciò avvenga nel più breve tempo possibile in modo da garantire ai richiedenti l’assegnazione della casa”.

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