Indosso la divisa da poliziotto, nel cuore la passione per il suo Napoli. Due ingredienti che, nell’ottica ultrà, potrebbero scatenare un mix di pesanti insulti. Ma non nei confronti dell’ormai ex vicequestore di Bergamo Alfredo Addato, che in 16 anni di servizio allo stadio durante le partite dell’Atalanta, non ha mai avuto uno screzio con i tifosi più caldi ed è sempre stato in buoni rapporti con loro.
Dalla prossima stagione, però, il 56enne non sarà più fuori dalla Curva nerazzurra, perché nei giorni scorsi è stato trasferito a Lecco per dirigere la divisione anticrimine. Nato a Napoli dove si è laureato in Giurisprudenza, Addato da ormai trent’anni vive in Lombardia e prima di Bergamo era stato a Brescia e a Cremona.
Partiamo dalla fine, le dispiace lasciare la nostra città?
“Un sacco, qui ho trascorso 16 anni stupendi. Ho tanti amici e affetti. Anche se la lascerò solo a livello professionale, perché continuerò a viverci. Mi trovo benissimo. Mio figlio poi frequenta il liceo Mascheroni, è uno dei migliori, e gioca come attaccante nelle giovanili del Loreto. Da quando cinque anni fa ho perso mia moglie Rosaria (anche lei lavorava in questura, Ndr) il nostro legame è ancora più forte”
Qual è l’operazione che ricorda con maggiore orgoglio tra quelle a cui ha partecipato?
“Sarebbe riduttivo menzionarne una. In questi anni ho avuto la fortuna di poter far parte di quasi tutti i reparti della questura bergamasca. In ognuno ho imparato qualcosa e ho avuto colleghi speciali che porterò sempre nel cuore”
Però lei sarà ricordato in particolare per i servizi allo stadio…
“Normale, in sedici anni credo di aver saltato forse un paio di partite dell’Atalanta. Poi tutte le domeniche ho presidiato il vecchio Comunale, i tifosi locali e ospiti, e il tragitto delle squadre avversarie”
In questo periodo ha notato cambianti nella tifoseria nerazzurra?
“Tantissimi, gli ultrà sono migliorati parecchio. Rispetto a quando sono arrivato, quando la situazione era molto più calda, adesso si comportano meglio e vanno allo stadio solo per tifare la Dea”
Personalmente ha mai avuto problemi?
“Nessuno, pur essendo poliziotto e anche tifoso napoletano. Anzi, con molti ultrà si è creato un bel rapporto. Ad esempio con il Bocia, che in pratica ho visto crescere. Ho sempre girato tranquillamente in città anche con mio figlio piccolo, senza avere problemi di alcun tipo”
Strano che sia una stranezza questa. Ma è merito solo loro o anche del suo atteggiamento?
“Entrambe le cose, ovvio. Il loro rispetto è una conseguenza della mia correttezza. Sono sempre intervenuto solo quando c’è stata reale necessità. E loro, pur non condividendolo, l’hanno capito”
Lei è un napoletano trapiantato al Nord, è stato facile il passaggio?
“All’inizio non molto. Il carattere dei lombardi è completamente diverso da quello dei campani. Voi al primo impatto siete molto più chiusi e seriosi. Ma quando vi aprite, siete affettuosi tanto quanto noi. Ora mi sono ambientato alla perfezione, tanto che quando raggiungerò la pensione, tra quattro anni, non scenderò a Napoli ma rimarrò a Bergamo”.
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