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L'incontro

“A emergenza passata ci vediamo sulle Dolomiti”: Rizzini-Licini, promessa mantenuta

Il direttore generale della sanità dell'Ana e l'anima dell'Accademia dello Sport per la Solidarietà di Bergamo sono stati i principali promotori dell'ospedale da campo in Fiera: l'incontro in alta Val Pusteria.

Nei giorni più bui della pandemia si erano fatti una promessa: una volta finito tutto si sarebbero ritrovati, col sorriso e con molto più sole, nella tranquillità delle Dolomiti.

Quando nel mese di marzo i sistemi sanitari bergamasco e lombardo si sono scoperti improvvisamente fragili di fronte all’avanzare impetuoso della pandemia, Giovanni Licini, anima dell’Accademia dello Sport per la Solidarietà di Bergamo, e Sergio Rizzini, direttore generale della Sanità dell’Ana, si sentivano pressochè giornalmente per trovare soluzioni rapide ed efficaci: dalla loro collaborazione è nata l’idea dell’ospedale da campo in Fiera, tra spazi da riadattare alla nuova destinazione a strumentazioni tecnologiche da reperire in tempo zero.

È così, tra una chiamata di lavoro e l’altra, che arriva la stretta di mano virtuale: “Quando il peggio sarà passato, ci vediamo sulle Dolomiti”.

Quel giorno è arrivato martedì 28 luglio, sul Baranci, sopra San Candido, Alta Val Pusteria: “Abbiamo mantenuto un impegno che avevamo preso nei mesi più complicati dell’emergenza sanitaria – spiega Rizzini – Ci siamo conosciuti al telefono, cercando di risolvere problemi che in quei giorni erano tanti. C’è un motto alpino che dice: ‘Onorare i morti aiutando i vivi’. Ma io aggiungo un altro mantra: ‘Si fa quello che serve’. Abbiamo fatto entrambi e continuiamo a farlo per essere pronti nel caso in cui dovesse arrivare una seconda ondata pandemica in autunno. Oggi posso dire con grande soddisfazione che quando ci si muove con sincerità, volontà e senso di responsabilità i risultati arrivano: e anche in una società che sembra egoista riemerge con forza lo spirito di comunità, i valori della condivisione e dell’aiutarsi. È qualcosa che mi porterò sempre dentro, ci ha cambiato la vita per sempre e non necessariamente in peggio”.

Parlare di “festeggiamenti” sarebbe scorretto e fuori luogo, ma sicuramente a 1.700 metri di altitudine, nel cuore delle Dolomiti, ti trovi nel posto giusto se cerchi un po’ di relax dopo mesi di impegno serrato.

“Ne avevamo bisogno soprattutto mentalmente – aggiunge Rizzini – Lo sforzo è stato immane, pesante”.

Felice di aver mantenuto la promessa anche Giovanni Licini: “Era stata fatta nei giorni più difficili, ma credevamo fermamente di farcela – spiega – Ci siamo trovati in grande sintonia quando c’era da lavorare per salvare delle vite, per aiutare la nostra gente. Da alpino (scherza ndr) lui era sicuramente più preparato di me fisicamente a questa camminata ai Baranci”.

Licini Rizzini
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