L’obiettivo del Retrobottega è piuttosto ambizioso: portare a Bergamo la cucina salentina. Quella vera, senza imitazioni grottesche o malriuscite. Il risultato è lì, sotto agli occhi (e alle papille gustative) di tutti, nella centralissima via San Martino di Treviglio.
Federica, la titolare, è letteralmente travolgente. Ci mette passione e cuore, ed è pure brava dietro ai fornelli. È una sorta di tuttofare: prende le comande e spiega i piatti, poi cucina e serve anche ai tavoli.
La sincerità e la dedizione che trasmette quando parla della sua cucina sono contagiosi e fanno perfino passare in secondo piano alcuni errori grossolani commessi durante il servizio (le posate che arrivano dopo il piatto, o il vino portato al tavolo direttamente nel bicchiere…). Sbavature che diventato dettagli (quasi) insignificanti quando dietro, ben visibile, c’è l’entusiasmo di una ragazza poco più che trentenne che ha scelto la cucina della sua terra d’origine per riscattare una laurea in ingegneria che stentava a consegnarle un lavoro decentemente retribuito.
Al resto pensa l’ambiente, curato in modo eccellente in ogni dettaglio: le scritte sui muri, l’alternanza piastrella/parquet a terra, i piccoli tavoli in stile bistrò che fanno arredamento, il grande bancone all’ingresso.
I piatti che arrivano a tavola non deludono affatto.
Si parte dall’abbondanza tipica della cultura meridionale portata dall’antipasto salentino (chiamato, non a caso, “della convivialità”). Che vede sfilare in sequenza: un’insalata di mare, del tonno (troppo asciutto) con cipolla rossa, delle fettine di salmone affumicato condite con pompelmo e pepe rosa, dei fiori di zucca fritti, dei taralli con cipolla e uvetta (buonissimi!), dei peperoni ancora fritti, una fantastica crema di fava con cicoria e mollica di pane. E poi delle pittule, deliziosi bocconcini di pasta salata, cotti in olio extravergine d’oliva.
Ad accompagnare la cena ci pensa uno Chardonnay di Tormaresca 2018: fresco, caratterizzato da una decisa mineralità, con un delicato retrogusto sapido e fruttato. Un vino che sa di Salento.
I ravioli ripieni di melanzane e patate, accompagnati da salsa di pomodoro fresco e burrata, sono buoni ma non esaltanti. La salsa è ottima, dolce, saporita e per niente acida, ma a convincere poco è il ripieno dei ravioli che è privo di acuti.
Molto meglio il polpo cotto a bassa temperatura e scottato alla piastra, servito con cicoria e patate: il pesce è tanto morbido da poterlo tagliare con la sola forchetta.
Il vero trionfo del pasto, però, è il tataki di tonno in crosta di papavero, nel piatto con rucola, cipolle caramellate e fichi. Una portata letteralmente super. Il tonno è crudo all’interno ma croccante fuori, e in bocca è perfettamente abbinato alle cipolle e ai fichi (che regalano il picco di dolcezza) e alla rucola (che riporta le papille gustative sulla terra con la sua nota violentemente amara).
Poi i dessert. C’è un tiramisù semplice e ben fatto e c’è un pasticciotto leccese ripieno di crema pasticcera e amarene che ci fa restare fedelmente legati al tema salentino.
In conclusione. Il Retrobottega è proprio un bel ristorantino. Carino, confortevole, accogliente, che sa trasmettere tutto quello che uno si aspetterebbe da una cena tipica del sud Italia. C’è abbondanza, ma c’è anche qualità. C’è coerenza (questa fondamentale) tra tema e proposta. E c’è soprattutto l’amore per la propria terra che Federica divulga in continuazione quando spiega le portate e quando porta i piatti al tavolo. Il servizio andrebbe rivisto sotto molti aspetti, ma come detto anche gli errori più grossolani passano in secondo piano di fronte all’entusiasmo e al sorriso della titolare. Ottimo il rapporto qualità-prezzo. Consigliato per chi, in ricordo di una vacanza pugliese, ha voglia di rivivere almeno per una sera i profumi e i sapori del Salento.
RETROBOTTEGA
Treviglio, via San Martino, 5 – 24047
Tel. 0363 270386
Prezzo medio: 30 euro a persona
Chiuso il lunedì sera e la domenica
Questa recensione non è frutto di una cena-stampa e il giornalista non ha ricevuto favori, regali o servizi in cambio del proprio giudizio. Non si è palesato né prima né dopo il pasto, rispettando rigorosamente la legge dell’incognito, unica vera tutela del lettore.
“Senza prenotazione” non vuole essere solo un omaggio al grande Anthony Bourdain, ma anche una guida sincera e onesta per chi cerca un posto in cui mangiare a Bergamo e provincia.
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