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Arte

L'intervista

Le “Voci d’artista” di Alberto Nacci per far ripartire Bergamo dalla bellezza

Nel docufilm in preparazione 9 domande a 10 artisti significativi per la vita della città nell’ambito della scultura, pittura e fotografia

L’arte al tempo del Covid ha sofferto, come tanti settori del mondo culturale. Gli artisti bergamaschi si sono visti precluse occasioni di incontro e confronto e soltanto adesso ripartono le programmazioni espositive per la nuova stagione – incrociando le dita sulle prospettive autunnali -.

Ma gli artisti, se non pianificano eventi, producono idee. E quelle, con il lockdown, non si sono fermate. È il caso del regista, documentarista, musicista Alberto Nacci, da sempre attento e vicino al mondo delle arti visive, che ha formulato e avviato in questi mesi un progetto articolato di valorizzazione degli artisti del nostro territorio.

Una lettura multimediale ed evocativa, fatta di luci, voci, silenzi, emozioni, nello stile ormai riconoscibile e raffinato che distingue i docufilm dell’artista bergamasco d’adozione. Ne parliamo con l’autore, che ha allacciato negli anni solide radici col panorama artistico bergamasco.

A febbraio ha lanciato una call e creato uno slogan: “Bergamo riparte dall’arte”

Sì, a inizio gennaio ho pubblicato un post su Facebook con cui dichiaravo l’intenzione di realizzare un lavoro per mettere gli artisti al centro. A quell’epoca il Covid riguardava solo la Cina. Poi è scattato il lockdown e gli artisti, come tutti, hanno sofferto, fermando le loro attività. Ho quindi pensato a un’operazione articolata su due tempi e due modi: un grande progetto di lungo corso di ricognizione multimediale della realtà artistica del territorio, col coinvolgimento di artisti professionisti e di livello, e un film, già in progress, che vedrà la luce a breve, entro l’anno, con una selezione di dieci artisti di Bergamo.

Ci parla di questo film?

Trentacinque artisti hanno risposto al mio appello Facebook in cui chiedevo loro di indicarmi dieci nomi di artisti, con almeno cinque anni di attività espositiva documentata, che loro considerano significativi per la vita della città nell’ambito della scultura, pittura e fotografia. Da musicista ovviamente avrei incluso anche varie altre arti, ma il lavoro andava necessariamente circoscritto. La rosa più ristretta di autori che si è andata a comporre, gettonata dagli artisti stessi, è composta da Viveka Assembergs, Elio Bianco, Lisa Ci (Nicoletta Prandi), Mario Cresci, Paolo Facchinetti, Clara Luiselli, Francesco Parimbelli, Valentina Persico, Luisa Pezzotta, Ugo Riva. Per me è bello e importante che siano cinque donne e cinque uomini che rappresentano linguaggi diversi: per esempio gli scultori hanno una visione più plastica rispetto a pittori e disegnatori, ma sono interessanti anche le dimensioni del femminile e del maschile, che esprimono specificità curiose e interessanti.

Che cosa ha voluto mettere a fuoco della loro arte?

Ho scritto una sceneggiatura di nove domande, le medesime per ogni artista. Ho lasciato ognuno di loro libero di prendersi le sue pause, le sospensioni della mente e del respiro, per dare spazio alla magia di un paesaggio sonoro personale, fatto di voce, di pensiero, di ombra, di luce, di tempi lunghi e di “silenzi attivi”. Con le mie domande creo una serie di stimoli che permette all’artista di individuare dentro di sé ciò che diventa la proiezione del proprio pensiero. Ne emerge la sacralità del processo espressivo e creativo: in fondo l’artista è il creativo per antonomasia, assimilabile a un creatore, al Creatore.

Quale il ruolo del montaggio?

Un ruolo cruciale. Con i loro monologhi io realizzerò un dialogo a distanza, con un’operazione virtuale in cui li metterò in confronto, in contrapposizione, in ascolto uno dell’altro. Ciascuno metterà in gioco un’opera d’arte emblematica del proprio lavoro ma anche della condizione attuale con questa quarantena obbligata che abbiamo vissuto. Quindi i paesaggi visivi che vedremo saranno prevalentemente dettagli, scorci, visioni fantastiche, riletture delle loro opere d’arte. Vorrei intitolare il film “Voci d’artista” perché la colonna sonora sarà fatta prevalentemente dalle loro voci e ciò che vedremo saranno immagini delle loro opere sotto forma di suggestione, tra il reale e il metafisico. Il cuore del progetto è nel pensiero astratto che lega questi artisti in un dialogo a distanza.

A quando la presentazione al pubblico?

La presentazione è prevista per la primavera 2021 quando, per l’occasione, sarà allestita una mostra collettiva con le opere che hanno ispirato il film costituendone il paesaggio visivo.

In che relazione sta questo film con il progetto di ricognizione degli artisti del territorio?

Questo è un film “di invenzione” se si può dire: da venti ore di audio girato in 4 k avrò 10 terabyte di materiale per realizzare un film che durerà un’ora. Il progetto più ampio e complesso, invece, consisterà in un’intervista tradizionale il cui obiettivo sarà sempre dare voce agli artisti che senza mediazioni parleranno brevemente di sé e del proprio lavoro. Questa sarà una documentazione storica multimediale, un archivio mai prima realizzato, una vera e propria fotografia della realtà dell’arte a Bergamo oggi. Al momento ho un database di 180 nomi di artisti professionisti, tutti di ottima qualità e che ho già visto e verificato. Ci vorrà molto tempo per incontrarli tutti in studio, è un po’ una follia, ma spero che potrà diventare un materiale che qualcuno si deciderà di collocare in un luogo adatto. Sarebbe bello che a Bergamo tutta questa realtà così vivace potesse esprimersi attraverso la voce degli artisti, non dei critici, degli storici, dei giornalisti, dei galleristi. È un’occasione per gli artisti di mettersi in gioco, di metterci la faccia, di ritornare ad essere protagonisti. Un’occasione, vera, per ripartire dalla creatività.

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