Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia è indagato dalla Procura di Milano per la vicenda della fornitura di camici.
Lo si apprende venerdì a tarda sera: il governatore leghista è il cognato di Andrea Dini, titolare della Dama Spa, società nel mirino della procura per una commessa di camici assegnata durante la pandemia.
In giornata era stato interrogato Filippo Bongiovanni, ex dg di Aria la centrale acquisti del Pirellone.
“Da pochi minuti ho appreso con voi di essere stato iscritto nel registro degli indagati – ha scritto su Facebook il governatore -. Duole conoscere questo evento, con le sue ripercussioni umane, da fonti di stampa. Sono certo dell’operato della Regione Lombardia che rappresento con responsabilità. E il suo legale ha dichiarato che Fontana ha “saputo delle forniture solo a cose fatte”.
A tirar fuori l’affidamento diretto a Dama era stata la trasmissione Report. Dama, infatti, non era presente nell’elenco ufficiale dei fornitori della Regione.
Prima della puntata però, Report, il 15 maggio, era andato a intervistare il governatore Fontana. Un colloquio ad ampio spettro sulla gestione dell’emergenza covid che, secondo la ricostruzione del pool di magistrati, guidati dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, avrebbe insospettito il governatore. Tanto che, il 20 maggio, cinque giorni dopo, Dini ha stornato la fattura indirizzata ad Aria, dopo aver avvisato l’azienda pubblica via mail di aver deciso di “trasformare il contratto di fornitura in donazione”.
La vicenda riguarda la fornitura di 75 mila camici venduti al prezzo di sei euro l’uno, assegnata il 16 aprile dalla centrale acquisti regionale. Per i pm si sarebbe trattato di un’assegnazione senza gara che sarebbe avvenuta in conflitto di interessi, proprio perché a una società del cognato di Fontana di cui per altro la moglie del governatore (non indagata) detiene una quota del 10 per cento. Un affidamento che solo dopo le domande della trasmissione Report il numero uno di Dama avrebbe provato a trasformare in donazione.
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