A distanza di una settimana dalla morte del lavoratore di Fara Olivana, l’edilizia conta un’altra vittima: a perdere la vita è un ragazzo di 20 anni residente a Calusco d’Adda.
Il lavoratore stava ristrutturando la taverna di un appartamento a Bergamo insieme a un altro addetto, quando il solvente utilizzato per la rimozione della colla ha preso fuoco, forse per la caduta di un faretto alogeno utilizzato per illuminare il cantiere. L’episodio è accaduto in un’abitazione a Longuelo, in via Benedetto Marcello 5, nel pomeriggio di venerdì 17 luglio.
Sul posto erano intervenuti i Vigili del fuoco e il personale medico. Il ventenne era stato ricoverato in prognosi riservata al centro Grandi ustionati di Genova, dove purtroppo è deceduto.
“Non possiamo accettare che la ripresa delle attività lavorative debba per forza implicare una nuova scia di infortuni gravi e mortali, come purtroppo invece stiamo registrando – commentano i segretari provinciali Giuseppe Mancin della Feneal-UIL, Simone Alloni della Filca-CISL e Luciana Fratus della Fillea-CGIL – l’equazione più lavoro uguale più infortuni va spezzata con la prevenzione, la formazione, l’informazione puntuale rivolta ai lavoratori, i controlli e le sanzioni.
Questo vale soprattutto per un settore come quello edile, i cui lavoratori sono da sempre esposti a troppi rischi. Nel caso specifico chiediamo che cause e responsabilità vengano accertate in tempi rapidi e fino in fondo, per fare giustizia su questa morte ingiusta.
Noi non smetteremo di vigilare sul rispetto delle norme, anche attraverso i nostri RLST, a fare pressioni sulle istituzioni perché il tema della sicurezza resti al centro dell’attenzione, anche garantendo alle strutture preposte, già provate dall’emergenza Covid, mezzi e personale per poter operare con efficacia. Alla famiglia della vittima vanno le nostre sentite condoglianze”
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