Doveva essere l’esperienza di una giornata, una di quelle cose che si fanno dopo aver detto: “Va bene, ma solo una volta”. E invece quella “prima e unica volta” è diventata l’inizio di un percorso stupendo al servizio degli altri.
Questa è la storia di Marco, studente diciassettenne di Bergamo, che è entrato a far parte dello staff di volontari della mensa dei poveri gestita da frati cappuccini di Bergamo. “Marco non buttare via il tuo tempo prima di partire per le vacanze. C’è un modo per non annoiarti davanti ai videogiochi, fai volontariato. Dai frati cappuccini puoi servire pasti ai poveri. Ti assicuro che fare del bene ti fa stare bene!”. La proposta è arrivata dalla madre del ragazzo, che ha consigliato un modo alternativo e più costruttivo di impiegare il tempo libero delle vacanze.
“È stata mia mamma a suggerirmi di fare questa esperienza di volontariato mai fatta prima, – spiega Marco – mi piace far parte della comunità, già in passato ho più volte fatto l’animatore, ma si tratta di una attività totalmente diversa”.
Come spesso accade per le nuove avventure, il giovane ha scoperto una nuova realtà dove gli piace trascorrere il proprio tempo aiutando chi è meno fortunato.
“Mi piace l’idea di fare parte di una comunità – racconta Marco – ho scoperto che fare del bene mi fa stare bene. Quindi diciamo che lo faccio per gli altri cittadini e per me stesso”. Dal lunedì al sabato, a pranzo e a cena, la mensa dei cappuccini, attualmente non aperta a causa dell’emergenza Covid, consegna un pasto completo a circa 180 persone.
I volontari del pranzo arrivano alle 9 del mattino. Dopo i saluti iniziali inizia il lavoro: “Il mio compito è quello di preparare i sacchetti da consegnare a ogni visitatore. Cibo, pane e acqua: tutto deve essere pronto prima delle 11, quando arrivano i bisognosi per ritirare il tutto”. Marco aggiunge poi un particolare della giornata, segno di unione fraterna e collaborazione: “prima della consegna, gli ospiti, noi dello staff e frate Riccardo diciamo una preghiera tutti insieme, come una vera comunità, per ringraziare di quanto ci è stato dato”.
“A seguito del lockdown, le presenze sono aumentate – spiega frate Riccardo, responsabile della mensa di via dei Cappuccini a Bergamo –: non solo senza tetto, ma anche giovani che hanno perso il lavoro, pensionati che non arrivano alla fine del mese”.
Marco non è l’unico volontario, a ogni turno diverse sono le persone che danno una mano alla comunità di cappuccini, che svolge ogni giorno un importante servizio per i cittadini. “È grazie a questi ragazzi, a questi uomini e donne che i poveri possono affidarsi a noi – racconta frate Riccardo – si tratta di persone che scelgono di donare una parte del loro tempo”.
Durante l’inverno si tratta soprattutto di pensionati, in estate arrivano anche i più giovani. Ed è proprio tra i ragazzi che si innesca un passaparola positivo, genuino. “Questa esperienza mi ha coinvolto a tal punto da convincere un mio amico a unirsi alla squadra”, racconta Marco soddisfatto.
I giovani arrivano nella comunità dei cappuccini, stanno bene, incontrano nuove persone, si sentono appagati e d’aiuto. “I ragazzi cambiano nelle settimane di volontariato, scoprono quanto sono fortunati, imparano a vivere nella comunità”, conclude frate Riccardo.
“Io consiglierei a tutti i miei coetanei di buttarsi in una avventura del genere – ammette Marco – non è difficile, la cosa più importante è fare del bene nel proprio piccolo, che non è mai così piccolo perché ci sono tante persone che hanno bisogno di aiuto”.
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