“Rragionevole ritenere che il pregiudizio subito da Ubi Banca non potrà in alcun modo considerarsi ‘compensato’ dall’appartenenza al gruppo Intesa Sanpaolo e che, pertanto, nemmeno in ragione del ‘risultato complessivo dell’attività di direzione e coordinamento’, Intesa Sanpaolo potrà legittimamente imporre alla banca la dismissione del ramo bancario”.
Questo scrive Ubi Banca in un nota in cui riporta alcune integrazioni, richieste dalla Consob, in merito al parere del Consiglio di amministrazione sull’ops di Ca’ de Sass.
Più in particolare la Commissione chiede a Ubi di precisare che la banca, in caso di perfezionamento dell’offerta, “sara’ soggetta all’attività di direzione e coordinamento di Intesa Sanpaolo anche qualora quest’ultima raggiungesse una percentuale tra il 50% più un’azione e il 66,67% del capitale di Ubi” e pertanto “l’interesse della banca al compimento della fusione e all’adesione all’accordo Bper dovrebbe essere valutato anche alla luce di tale appartenenza al gruppo Isp”.
Ma, aggiunge l’istituto guidato da Victor Massiah, “fintanto che Ubi Banca e Intesa Sp rimarranno due entità giuridiche separate, l’esistenza di un azionista di controllo, anche qualora indirizzi la gestione della controllata, non può comportare l’abbandono del fondamentale principio giuridico in forza del quale ogni società deve essere gestita dai propri amministratori perseguendo e tutelando l’interesse di tutti gli azionisti e nel rispetto dei principi di corretta gestione societaria e imprenditoriale”.
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