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Il vertice

All’alba l’accordo storico dell’Ue: recovery fund di 750 miliardi, all’Italia 209

Con gli occhi cerchiati dalla stanchezza il sì per acclamazione e applauso finale al testo di un vertice combattuto fino all’ultimo, che in più di un’occasione è arrivato a un passo dal fallimento

“Abbiamo un accordo. È un buon accordo!” Lo ha twittato la premier belga Sophie Wilme alle 5.32 di martedì 21 luglio dopo un’altra nottata lunghissima di trattative tra i leader europei. E il presidente del Consiglio Ue Charles Michel conferma ufficialmente: il Recovery Fund ha una dotazione di 750 miliardi di euro, di cui 390 miliardi di sussidi e 360 di prestiti. Il bilancio è stato fissato a 1.074 miliardi. Per il presidente francese Emmanuel Macron si tratta di una “giornata storica per l’Europa”.

Con gli occhi cerchiati dalla stanchezza il sì per acclamazione e applauso finale al testo di un vertice combattuto fino all’ultimo, che in più di un’occasione è arrivato a un passo dal fallimento e risolto sul filo di lana nell’ennesimo incontro sulle riforme tra Giuseppe Conte e Mark Rutte, guidati da Angela Merkel e Macron.

Può dunque vedere la luce il piano straordinario da 750 miliardi per salvare i paesi più colpiti dal Covid dal tracollo finanziario. Soldi che saranno reperiti da Bruxelles tramite gli Eurobond. Un passo storico per l’Unione, che cambia le politiche economiche del continente al termine di un drammatico summit.

Grazie a uno spostamento delle poste all’interno del “Next Generation Eu”, l’Italia limita i danni e perde 3,8 miliardi di aiuti diretti, con l’asticella a 81,4. Guadagna invece 38 miliardi di prestiti, nella nuova versione pari a 127 miliardi. Sommando le due voci, dei 750 miliardi europei 209 andrebbero al nostro Paese, confermato primo beneficiario del Fondo davanti alla Spagna. I soldi degli Eurobond inizieranno ad arrivare nel secondo trimestre del 2021, ma all’ultimo i leader hanno deciso che potranno essere usati retroattivamente anche per coprire le misure prese dal febbraio 2020, purché compatibili con gli obiettivi del Recovery.

Sarà la Commissione Ue a decidere infine e non il Consiglio, per evitare veti di un singolo Paese.

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