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I dati

Morti per Covid sul posto di lavoro: il drammatico primato di Bergamo

Nel dettaglio, il 30,2% dei 18.032 contagi sul lavoro denunciati nel territorio lombardo riguardano la provincia di Milano, ma con 32 decessi la provincia di Bergamo conferma il primato negativo per i casi mortali

Sono quasi 50 mila (49.986 per la precisione) le persone contagiate dal Covid-19 sul luogo di lavoro. Il dato, diffuso dall’Inail, fotografa la situazione al 30 giugno scorso ed evidenzia un incremento dei contagi di 965 unità rispetto a due settimane prima.

Dall’analisi territoriale emerge che più di otto denunce su 10 sono concentrate nell’Italia settentrionale: il 56,2% nel Nord-Ovest e il 24,2% nel Nord-Est. Nel dettaglio, il 30,2% dei 18.032 contagi sul lavoro denunciati nel territorio lombardo riguardano la provincia di Milano, ma con 32 decessi la provincia di Bergamo conferma il primato negativo per i casi mortali, seguita da Milano (22), Brescia (20) e Cremona (16).

Generico luglio 2020

La categoria da cui provengono più segnalazioni, poco più del 40%, è quella del personale sanitario e tra questi in oltre 8 casi su 10 si tratta di infermieri. Anche per quanto riguarda i decessi è la sanità a pagare il prezzo più alto. Su 252 vittime oltre un terzo lavoravano in ospedali e strutture sanitarie. Tra le categorie che registrano più casi letali seguono i servizi di vigilanza, pulizia, call center, il settore manifatturiero (addetti alla lavorazione di prodotti chimici, farmaceutici, alimentari), le attività di alloggio e ristorazione, il commercio e il trasporto e magazzinaggio.

Nell’82% dei casi le vittime sono maschi, con un’età media dei deceduti di 59 anni. Prendendo in considerazione il totale delle infezioni di origine professionale segnalate all’Inail, il rapporto tra i generi si inverte – il 71,6% dei lavoratori contagiati sono donne – e l’età media scende a 47 anni. Numeri che evidenziano una maggiore letalità della malattia tra le persone di sesso maschile.

Rispetto alla data di rilevazione del 31 maggio le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 sono aumentate di 1.332 casi, gli eventi mortali di 19 casi.

Generico luglio 2020

Le professioni:
– tra i tecnici della salute l’80,9% sono infermieri;
– tra le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali il 98,9% sono operatori socio sanitari;
– tra le professioni qualificate nei servizi personali ed assimilati il 90,8% sono operatori socio assistenziali;
– tra il personale non qualificato nei servizi di istruzione e sanitari il 53,3% sono ausiliari ospedalieri mentre il 38,5% sono ausiliari sanitari portantini.

Generico luglio 2020

L’attività economica:
– la gestione Industria e servizi registra il 99,3% delle denunce, segue la gestione per conto dello Stato (0,7%);
– il 79,9% delle denunce codificate per attività economica (Ateco) riguarda il settore “Sanità e assistenza sociale” tra cui gli ospedali, le case di cura e di riposo incidono per l’85,6%;
– il settore “Attività manifatturiere” registra il 5,3% delle denunce codificate;
– il settore “Noleggio e servizi alle imprese” registra il 3,4% delle denunce codificate di cui oltre la metà (52,3%) proviene dall’attività di “Ricerca, selezione, fornitura di personale” con lavoratori interinali “prestati” a svariate attività e professionalità (comprese quelle di natura sanitaria e di pulizia); tra i più colpiti anche gli addetti alle pulizie delle “Attività di servizi per edifici e paesaggi”;
– il settore “Attività dei servizi di alloggio e ristorazione” incide per il 2% delle denunce, con una prevalenza dell’attività di “Alloggio” (55%) rispetto a quella dei “Servizi di ristorazione” (45%).

Generico luglio 2020

I decessi:
– i decessi riguardano principalmente il personale sanitario e assistenziale (medici, infermieri, operatori socio sanitari, operatori socio assistenziali);
– le denunce con i settori di attività economica codificati (Ateco) più colpiti sono “Sanità e assistenza sociale” (29,5%), “Attività manifatturiere” (18,0%) e “Trasporto e magazzinaggio” (11,5%).

IL COMMENTO DI DANILO MAZZOLA CISL BERGAMO

danilo mazzola
Danilo Mazzola



“Bergamo si trova ancora una volta a fare i conti con un primato poco invidiabile – commenta il segretario generale della Cisl Bergamo Danilo Mazzola -. Sicuramente all’inizio della pandemia hanno pesato le carenze organizzative e un sistema di informazione inadeguato e improvvisato. Tali condizioni hanno esposto al contagio più di 2000 lavoratori bergamaschi e 32 di loro hanno perso la vita in un territorio fortemente colpito dall’epidemia. Lavoratori che sono stati contagiati nello svolgimento della propria attività, in particolare in ambito sanitario ed assistenziale. Sicuramente dopo un primo momento di sbandamento, i protocolli che le nostre RSU e le categorie sindacali hanno messo a punto, sono riusciti a contenere l’espandersi del contagio e a limitare i focolai in molte aziende, soprattutto quelle più “affollate”. Attenzione e vigilanza vanno tenute ancora alte vista l’evolversi della pandemia nel resto d’Europa. A partire da oggi diventa sempre più irrinunciabile una campagna di informazione che permetta ai lavoratori di conoscere i diritti legati all’infortunio da Covid, accedendo così a ogni forma di tutele che la legge mette loro a disposizione”.

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