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Bergamo

“Minacciati a Sant’Agostino”, le parole di un ragazzo vittima del branco

La lettera di Davide, un quindicenne di Bergamo che vuole raccontare e denunciare quanto gli è accaduto

In redazione è arrivata la lettera di Davide, un quindicenne di Bergamo che vuole raccontare e denunciare quanto gli è accaduto a Sant’Agostino.

Vi scrivo per raccontare un fatto, non un semplice aneddoto, ma più che altro espressione di una realtà che si sta facendo sempre meno occasionale, sempre più frequente e che rende difficile la nostra quotidianità. Una realtà in cui purtroppo mi sono imbattuto già più volte. Un fatto non è mai un qualcosa di banale o di trascurabile, ma è un qualcosa che lascia il segno, che induce alla riflessione, che ci fa cambiare idea.

Giorni fa, a Sant’Agostino, un nutrito gruppo di ragazzi extracomunitari ha pesantemente insultato me e i miei amici e nel momento in cui ho risposto a tono, siamo stati non solo minacciati, ma hanno anche alzato le mani contro di me. Non abbiamo potuto nuovamente reagire, se non semplicemente allontanandoli, in quanto ci siamo sentiti braccati e in pericolo, attorniati da più di venti ragazzi.

Volevano che chiedessi scusa e addirittura mi inginocchiassi solo per essermi fatto rispettare: mi sono rifiutato e mi rifiuto tutt’ora di inginocchiarmi davanti a gente ignorante e irrispettosa.

Mi sono avviato verso la volante di polizia lì presente, che non è potuta intervenire perché nello stesso tempo era scoppiata un’altra rissa sempre nei pressi di Sant’Agostino. Non abbiamo potuto sentirci tutelati neanche dalle forze dell’ordine, la cui presenza non ha generato nessun senso di rispetto in questi ragazzi.

L’esperienza vissuta mi ha profondamente segnato e mi sono sentito per la prima volta intollerante nei confronti di chi, italiano o no, manifesta violentemente la propria maleducazione.

E temo di poter inciampare ancora nelle loro minacce, senza potermi effettivamente difendere. Non bisogna essere indifferenti, lasciar correre o abbassare la testa: è sbagliato piegarsi alla maleducazione e alla frustrazione di questi branchi, che adoperano il loro ampio numero come deterrente per spaventare, di questi branchi irriverenti, che però pretendono rispetto. Di questi branchi che si sentono padroni di una realtà che danneggiano.

Non si può accettare di convivere con un gelido senso di insicurezza, che questi gruppi installano, in zone come la stazione e adesso anche a Sant’Agostino, un luogo prima di tranquillità e divertimento.

Bisogna reagire e combattere tali atteggiamenti. La lotta alla mafia e all’ingiustizia, infatti, parte proprio dal rifiutare comportamenti scorretti e prevaricatori e dall’affrontarli. Ma io ho anche paura dell’intolleranza, che intorpidisce il pensiero, lo mutila, lo rende poco ragionato, di “pancia” e ritengo che questi gruppi pericolosi di ragazzi extracomunitari, che insultano e minacciano, inducono erroneamente l’opinione pubblica al razzismo indiscriminato contro tutti gli immigrati. Non è, infatti, una questione di provenienza, ma di educazione e di rispetto.

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