La prima nota per lo spartito che sarebbe poi diventato la sua scelta di vita gliel’hanno data i genitori. A Christian Frosio, oggi maestro di musica, compositore e cantante, sembrò un sogno quando a 6 anni si trovò come regalo di compleanno una bella chitarra. Anna e Piero, papà e mamma avevano capito l’interesse e la passione del figlio e crearono le basi per assecondare una passione.
Il percorso formativo passa inevitabilmente dal DAMS di Bologna, dove si amplia l’orizzonte di quello che Christian sente come il suo futuro. Il passo è breve dai vinili ascoltati in famiglia alle canzoni strimpellate sulla chitarra: poi per Christian si allunga quando, dopo i primi motivi creati, a 17 anni compie il balzo. Ed eccolo nella fucina dove si cesellano la creatività e il talento, proiettato dalla Valle Imagna, precisamente da Sant’Omobono Terme alla “Dotta”, Bologna appunto, culla della prima università al mondo (1088).
Sono “micropassi”, come li chiama lui, quelli che lo portano a un significativo, importante traguardo: la pubblicazione del primo album di sue canzoni, “Mille direzioni”, titolo che segna il decollo di una carriera. Accanto all’insegnamento della musica ai bambini – Christian è fondatore di una scuola pensata proprio per l’infanzia, da zero a 5 anni – con un campo di lavoro che si distende da Bergamo a Milano, ora c’è tutto un crescendo parallelo della sua “fiamma”, la canzone e tutto l’indotto. Che vuol dire intuizione, parole, musica, incisione, concerti, un itinerario che si amplia, riconoscimenti che arrivano, molti – qualificanti – dall’estero, per esempio da Toronto e da Los Angeles, con un suo video in finale proprio in questa città americana, al “Festival of cinema”.
Musica, dunque, dalla didattica all’impennata creativo-artistica. Il maestro e cantautore, 41 anni, fa coincidere l’originalità con la sua personalità, che significa “essere molto fedeli al proprio sentire. Le canzoni per me sono un dono, qualcosa che ti nasce in un determinato momento e di cui ho un profondo rispetto. Un motivo deve avere un principio di verità, di vissuto e di onestà”.
Per la messa a punto della prima raccolta Frosio ha messo in fila una quindicina di canzoni, le ha arrangiate tutte poi ha scelto, seguendo un filo conduttore per proporre una narrazione. La vena creativa si è già espressa in una settantina di motivi che sono un “signor” repertorio, in costante arricchimento, senza però assecondare la spinta quantitativa. Intanto sta prendendo forma il nuovo album, il secondo. Inutile chiedere anticipazioni sul titolo, anche perché questo è l’ultima cosa che nasce, dopo dieci o cento ipotesi.
Artigiano della canzone
Fatta la scrittura delle canzoni, c’è poi tutta la parte sonora da sviluppare. Le tessere del mosaico, come si vede sono tante e considerano anche l’arrangiamento e la produzione: “Sia per necessità sia per volontà” perché si sente come “un artigiano della canzone” e del resto Christian viene da una valle e da una terra che ha fatto dell’artigianato nel legno un suo fiore all’occhiello.
Dall’esordio con le prime canzoni a oggi sono passati trent’anni: “Un viaggio volutamente lento. Ho sempre fatto delle scelte che avessero un obiettivo. Mi sono dovuto formare da solo, autodidatta che deve fare la sua scalata, passo dopo passo, stagione dopo stagione, cercando di evolvere. Ho avuto un intermezzo di 8 anni in cui sentivo di aver annebbiato la mia identità artistica. In poche parole avevo perso la mia voce cantata e io tengo molto alla mia identità. Si canta per mandare messaggi, per accendere emozioni, questo è chiaro, ma accanto all’interprete c’è e ci deve essere l’animo di chi fa nascere un brano, come nel mio caso. Prima devi riconoscerti in qualcosa e poi presentarti, apparire agli altri, accendere emozioni, mantenendo vivo un interesse nell’ascoltatore. I primi dieci secondi di una canzone sono fondamentali per incuriosire. La musica non può ridursi a colpi di scena. Stupisci all’inizio ma poi quanto resisti? Io preferisco farmi scoprire. Il sentimento è anche la passione che si mette in una canzone e nel lavoro che fai, è anche il mio vissuto. Bisogna cercare di essere veri nel raccontarsi”.
Adesso Christian Frosio deve recuperare molte date saltate per il coronavirus. Il calendario è in allestimento per la ripartenza, in settembre (sul suo sito www.christianfrosio.com ci sono tutte le date in aggiornamento), ma da tempo è in navigazione il nuovo album. Ci sono le canzoni da selezionare, sviluppare un’idea di suono, la componente elettronica.
Una cosa è certa, “strizzare sempre l’occhiolino a quella che può essere una comunicazione facile non è la mia strada – precisa il cantautore –: ci dev’essere il fattore glamour, certo, ma anche la sostanza, sennò diventi una meteora. Arrivare al pubblico dev’essere la nostra destinazione, però non si può solo assecondare una tendenza, una moda”.
Del resto, come insegna Borges, le domande e le risposte che non aggiungono nulla a ciò che sappiamo, tutto sono fuorché comunicare, cioè mettere in comune. “La musica – conclude Frosio – non è per se stessi ma per gli altri. Io penso di avere un pubblico che si identifica in qualcosa di mio. Chi per esempio ha vissuto un po’ di solitudini, aspetti di abbandono, può incontrare qualcosa nelle mie canzoni. Se c’è una risonanza per empatia con quello che racconto, quello è l’ascoltatore giusto”.
E le canzoni che forse con più efficacia veicolano il sentire delicato e profondo di Christian Frosio, per sua stessa indicazione, sono “Anime leggere” (ambientato sulle nostre Orobie) e “Apri la finestra” da “Mille direzioni”. Ascoltare per credere.
commenta