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Cinema

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“Gli anni più belli”: dramma sentimentale per disegnare un’Italia che cambia

La storia di quattro amici raccontata nell'arco di quarant'anni, dal 1980 ad oggi, e contemporaneamente la storia di una nazione che muta profondamente ma che, in fin dei conti, è sempre la stessa

Titolo: Gli anni più belli
Regia: Gabriele Muccino
Attori: Pierfrancesco Favino, Micaela Ramazzotti, Kim Rossi Stuart, Claudio Santamaria, Emma Marrone
Durata: 129 minuti
Giudizio: ***
Programmazione: UCI cinema Orio

Chi trova un amico trova un tesoro”, oltre ad essere un classico senza tempo targato Bud Spencer e Terence Hill, è uno dei modi di dire più antichi e veritieri della cultura nostrana.

L’amico è infatti quella persona che, in modo totalmente volontario e disinteressato, ci sostiene nei momenti di bisogno, talvolta ci protegge e più di tutto, chi per un’estate, chi per qualche anno, chi per tutta la vita, ci vuole bene per quello che veramente siamo.

Gli anni più belli” di Gabriele Muccino vuole essere un vero e proprio inno a quell’amicizia fraterna che, forse oggi più di un tempo, si rivela essere una ricchezza tanto rara quanto preziosa e forte, capace da sola di resistere agli urti del tempo e dell’allontanamento fisiologico per vivere la propria vita.

Il film racconta la storia di 4 amici: Giulio (Pierfrancesco Favino), Paolo (Kim Rossi Stuart), Gemma (Micaela Ramazzotti) e Riccardo (Claudio Santamaria) e della loro quarantennale amicizia, iniziata nel 1980 e proseguita, non senza problemi e difficoltà, fino ai giorni nostri, andando inoltre a descrivere minuziosamente l’ambiente nel quale la vicenda si svolge, l’Italia, e i cambiamenti radicali, troppo spesso negativi, a cui questo è andato incontro negli anni.

Gli anni più belli

Il gruppetto, formato inizialmente dai soli uomini a cui poi si aggiunge anche Gemma, affronta il passaggio dall’adolescenza all’età adulta insieme, quasi a voler far squadra contro l’incessante forza del tempo che passa, tema peraltro molto caro a Muccino, condividendo nel bene gioie, speranze, illusioni giovanili e bei momenti, ma anche, nel male, i fallimenti, i rifiuti amorosi, le delusioni e le divisioni, ahinoi, naturali che ogni gruppo prima o poi deve subire, senza però mai dimenticare ciò che si è stati e quanto appreso.

Il tema di fondo è infatti questo: non importa per quanti anni non ci si è tenuti in contatto o per quale motivo ci si è allontanati da una certa persona, se ciò che hai vissuto con lei è stato autentico e vero farà parte di te per sempre e, nel bene o nel male, determinerà il modo in cui affronterai la vita.

Una narrazione serrata ed armoniosa ci condurrà all’interno di una storia quarantennale per riflettere su di noi, sul nostro Paese, sui nostri figli, sui nostri nonni e su quei tratti generazionali che, bene o male, non cambieranno mai.

Battuta migliore: “Le cicatrici so’ il segno che è stata dura, il sorriso è il segno che ce l’abbiamo fatta!”

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