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L'intervista

Rosa Brunello, donna, bassista, leader di Los Fermentos: “Il mio jazz è per tutti”

Sabato 18 luglio, aprirà il concerto di Gianluca Petrella, organizzato dalla Fondazione Teatro Donizetti per la rassegna Lazzaretto On Stage.

Donna, bassista, leader di un gruppo da lei fondato e con una carriera da solista ben avviata. Rosa Brunello, musicista veneta, in poco tempo è riuscita ad affermarsi nel panorama jazzistico italiano e non solo, partecipando a importanti festival in tutto il mondo.

Alla guida dei Los Fermentos, sabato 18 luglio, aprirà il concerto di Gianluca Petrella, organizzato dalla Fondazione Teatro Donizetti per la rassegna Lazzaretto On Stage.

Elettronica e suoni acustici che si fondono ai ritmi del dub, del reggae e del rock. La musica del Los Fermentos è energia in grado di conquistare tutti, anche il pubblico meno esperto di jazz.

La musica dei Los Fermentos è davvero originale. Ci parli di questo progetto.

Questo progetto vede l’uso di elettronica e di strumenti acustici insieme. È un progetto originale, suoniamo brani scritti da me. Sono molto contenta di questo gruppo perché mi dà la possibilità di rirendere quelle sonorità che appartengono alle mie origini artistiche. Mi riferisco ai momenti di improvvisazione più legati alla musica dub, al reggae, come al rock, all’elettronica e al jazz di avanguardia contemporanea. Questa è una musica che trasmette energia, che fa ballare. Ed è questo che mi auguro. La musica dei Los Fermentos è adatta a ogni tipo di orecchio, anche quello meno esperto di jazz. Spero che sabato la gente ballerà, o meglio, riuscirà a muoversi a ritmo di musicaci, ovviamente stando distanziati e rispettando le regole che la situazione attuale ci impone.

Los Formentos è il nome del gruppo. Da dove viene?

I Los Fermentos sono nati nel 2015. In questi anni i componenti sono cambiati e quindi anche la musica. Diciamo che il nome è stato premonitore. I fermenti sono lo specchio di ciò che succede nella musica, cioè particelle che si scontrano e creano sempre qualcosa di nuovo. In questo caso è stato proprio così, la musica si è sviluppata e modificata nel tempo.

La vostra musica unisce due mondi estranei, l’elettronico e l’acustico. La sua lunga esperienza all’estero ha influito su questo?

In realtà per assurdo tutto questo parte dal voler tornare a qualcosa che mi appartiene e che ho lasciato da parte negli anni in cui ho viaggiato per l’Europa tra Berlino, Parigi e Amsterdam studiando jazz nei vari conservatori. Una volta finito il mio secondo master a Berlino ho sentito una esigenza di tornare alle origini, alle mie radici che sono il reggae, il dub e il rock. Ovviamente dopo gli anni di studio, rincontro questo tipo di musica con una consapevolezza diversa.

Lei è una donna bassista, solista e leader di un gruppo, una rarità…

Devo dire che, come in tutti gli ambienti lavorativi, anche questo non è un ambiente in cui è facile vivere, affermarsi e procedere per la propria strada. A volte mi chiedo, se fossi stata un ragazzo sarei allo stesso livello di carriera in cui mi trovo ora? La mia vita sarebbe diversa? La risposta non c’è. Certo, quello della musica è un settore in cui le donne sono in minoranza, in Italia come nella stragrande maggioranza del resto del mondo, salvo alcune eccezioni. Io sono fermamente convinta che l’approccio migliore per ogni persona e ogni settore sia quello di fare del proprio meglio. Io mi sento soddisfatta perché, dopo aver studiato tantissimo, ho ottenuto grandi risultati, indipendentemente dal mio sesso. Voglio che venga riconosciuta la mia professionalità, senza avere né limiti né favoritismi per il fatto di essere donna.

Il suo progetto era stato selezionato da Tino Tracanna, curatore della rassegna Scintille di Jazz. Sarebbe stata la sua prima volta a Bergamo?

Sarebbe stata la prima volta a Bergamo, la prima esperienza al Festival Bergamo Jazz. Per questo motivo sono stata felice di avere una seconda possibilità di suonare in questa città. E poi c’è un coinvolgimento umano. Suonare a Bergamo, la città che più ha sofferto a causa della pandemia, è un onore. Ora che manca poco alla data del concerto, l’emozione si sente tantissimo.

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