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Lanterna magica di guido

Liberté, Égalité, Fraternité, Cinéma

Il 14 luglio è la festa nazionale francese e per l’occasione noi di BGY abbiamo pensato di consigliarvi tre film per celebrare una tra le più note scuole di registi e cinematografi al mondo.

Immaginatevi la scena: è il 14 luglio del 1789 e lo Stato in cui vivete, l’incantevole Francia, è scosso da un terremoto sociopolitico così importante che i figli dei vostri figli lo ricorderanno come lo spartiacque temporale tra età moderna ed età contemporanea.

Le conseguenze più importanti, tra le altre, furono la proclamazione di una repubblica e l’emanazione della “dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”, madre di molte costituzioni nazionali moderne.

I tempi erano cambiati, l’Ancien Regime non esisteva più e le persone, figlie di tempi più liberi, egualitari ed emotivi, furono nuovamente in grado di dare sfogo alla loro creatività, cavalcando anche i rimasugli dell’immensa fiducia nella tecnologia tipica del periodo storico appena conclusosi.

Non è un caso infatti che, facendo un salto in avanti di circa un secolo, l’invenzione del cinema, inteso come la proiezione in sala di una pellicola stampata di fronte ad un pubblico pagante, sia da attribuire a uomini come Louis Aimé Augustin Le Prince, autore di un breve cortometraggio di circa 3 secondi, o ai fratelli Auguste e Louis Lumière che, forti solo della loro fantasia e del loro genio, rivoluzionarono per sempre la storia dell’uomo.

Per celebrare degnamente i nostri cugini transalpini abbiamo quindi deciso di creare una personalissima top 3 dei migliori film della storia francese.

Viaggio nella Luna (1902)

Un congresso di astronomi decide di sparare una navicella sulla Luna, a forma di proiettile, e gli astronomi stessi s’imbarcano venendo sparati da un cannone.

Ok forse ad oggi non è il film muto meglio invecchiato della storia del cinema francioso, ma senz’altro rappresenta quanto di più rivoluzionario ci si potesse aspettare all’inizio del Secolo Breve.

“Le Voyage dans la lune” è infatti il padre di ogni genere di pellicola fantascientifica mai creata fino ad oggi, partendo da “Matrix” fino ad arrivare “Ready Player One”, “Alien” o “Avengers”, capace in soli 15 minuti di creare un genere nuovo, innovativo ma comunque legato ai classici letterari di Jules Verne.

Celeberrimo è il frame in cui la nave si conficca nell’occhio della Luna, irritandola non poco.

Mio zio (1958)

Il piccolo Gérard ha un padre molto ricco e molto impegnato negli affari. Anche la madre è sempre presa da mille impegni e non ha tempo di occuparsi di lui. Al bambino rimane la compagnia dello zio Hulot, simpatico personaggio fuori da ogni logica umana.

Da più di mezzo secolo emblema dell’anticonformismo più spinto, “Mon Oncle” è senza ombra di dubbio uno dei più fulgidi esempi di rifiuto della aprioristica accettazione della novità come qualcosa di buono e probabilmente padre ante litteram della mentalità che porterà alle rivoluzioni “sesantottine”.

Premiato a Cannes nel ‘58 e poi agli Oscar l’anno successivo, Jaques Tati fa senz’altro parte di quella folta schiera di registi ingiustamente dimenticati e, purtroppo, colpevoli di non essersi mai (s)venduti sacrificando parte del proprio genio creativo.

Iconico in tal senso è l’episodio in cui il francese, alla richiesta di girare un redditizio remake di “Mio Zio” con Sophia Loren intitolato “Mr. Hulot Gomes West”, rispose con un laconico “Preferisco l’est”.

Persepolis (2007)

Una bimba precoce e ribelle affronta il drastico mutamento imposto dal regime islamico in Iran, specialmente per quanto riguarda il modo in cui vengono trattate le donne.

Creativo, formativo, commovente e fumettistico sono forse le parole migliori che si potrebbero usare per descrivere “Persepolis” ad un amico che ha poca voglia di ascoltarci.

Marjane Satrapi, fumettista, illustratrice e regista di questa pellicola, ci porterà infatti all’interno di un mondo difficile e drammatico come quello della rivoluzione iraniana di fine anni ‘70, concretizzatosi con la creazione di una repubblica islamica sciita la cui costituzione s’ispira alle leggi della sharia.

Il senso del racconto è quello di dipingere a tinte scure la perdita della speranza da parte del popolo iraniano, soprattutto femminile, riguardo ai possibili miglioramenti che il nuovo governo avrebbe portato allo Stato.

Le donne, al contrario di quanto sperato, dovettero coprirsi obbligatoriamente la testa col velo, le loro libertà furono ulteriormente ridotte e migliaia di cittadini vennero imprigionati a causa delle loro idee sovversive.

L’unica soluzione che Marjane, la protagonista della storia, trova è quella di scappare in un altro Paese per cercare una vita migliore.

Attuale allora come oggi, a più di 13 anni di distanza.

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