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Didattica e non solo

Il Covid e l’impulso all’uso della tecnologia nella vita quotidiana

Noi giovani dobbiamo mostrare agli altri come alternative ad un futuro prestabilito siano possibili e concrete, ricordando al tempo stesso che la tecnologia per definizione è neutra, sta quindi a noi decidere quanto e in che modo usarla.

La pandemia del Covid-19 ha segnato in modo indelebile le vite di tutti noi, in particolar modo a Bergamo e in Lombardia, sia per i lutti che per i cambiamenti forzati e spesso radicali nelle nostre vite quotidiane. Essere costretti a rimanere in casa durante il lockdown è stata una sfida a cui noi tutti siamo stati sottoposti, ma forse è proprio nei momenti più difficili che si impara a dar peso alle cose che contano veramente e a scoprirne di nuove.

La tecnologia è stata fondamentale nel delineare un nuovo stile di vita, per noi giovani molti strumenti erano già noti e quindi non abbiamo avuto un ulteriore problema. Tuttavia, la tecnologia ha rappresentato una nuova sfida per molte fasce d’età, non abituate al suo impiego e lontane spesso da questi strumenti. Molti ragazzi si sono ritrovati a spiegare ai parenti come usare la tecnologia per affrontare i problemi quotidiani come gli acquisti online, la prenotazione di visite, le videochiamate e la didattica a distanza, sfatando il mito che sono sempre gli adulti che insegnano ai giovani e non viceversa.

La didattica a distanza ha coinvolto tutti gli studenti di ordine e grado, mostrando come esista un’alternativa, a mio avviso complementare ma non sostitutiva, alle lezioni classiche in aula. I ragazzi possono essere più responsabilizzati, imparare a gestire meglio il proprio tempo e ridurre il gap con coetanei di altre parti del mondo, più abituati ad usare la tecnologia come parte integrante del sistema educativo.

Unicef ha rilasciato recentemente il “Manifesto degli adolescenti per il futuro post Covid-19 in Italia”: un’agenda in 10 punti proposta dagli adolescenti per costruire un futuro migliore a seguito della pandemia che abbiamo vissuto. “Siamo nativi digitali. Per avere tutti uguali possibilità di accesso alle informazioni e ai servizi chiediamo più investimenti per ridurre il digital divide ma niente sostituisce per noi le relazioni umane”.

Per quanto riguarda la didattica a distanza quasi 6 adolescenti su 10 non si sono trovati in difficoltà con la digitalizzazione ma 1 su 3 sì. Più di 6 studenti su 10 hanno dichiarato che la digitalizzazione ha creato stress nello studio, soprattutto le ragazze.

Quasi la metà degli intervistati pensa che il digitale li abbia uniti durante il lockdown, perché senza il digitale sarebbero stati più isolati, 1 su 3 dichiara che ha dei dubbi in proposito, mentre 1 su 5 pensa che il digitale li abbia divisi, perché non tutti hanno avuto le stesse possibilità di accedere alle tecnologie e alla connessione e in certe zone questo ha aumentato le diseguaglianze esistenti.

Le risposte degli adolescenti mettono in luce alcuni punti chiave che devono essere affrontati se si vuole realmente ridurre il gap con altre nazioni.

Per prima cosa servono infrastrutture adeguate al fine di porre le basi per un processo di digitalizzazione della società che sia omogeneo, altrimenti si verrebbero a creare ulteriori diseguaglianze. Inoltre, il digitale usato nell’ambito dei rapporti sociali non li sostituisce, ma ne offre una valida alternativa in situazioni d’emergenza. Un altro punto interessante è evidenziato dal fatto che più del 60% dei ragazzi hanno riscontrato stress nello studio. Pensare di trasferire in modo naturale quello che veniva svolto in aula sul digitale è molto difficile. In questo senso, sia per gli studenti che per gli insegnanti, se si considera l’uso del digitale, sperimentato nella pandemia, come un nuovo inizio e non solo come una tappa momentanea, bisognerebbe ripensare i carichi di lavoro e la didattica fornendo, non solo gli strumenti, ma anche le competenze adeguate ad approcciarsi ad un nuovo mondo.

Nei rapporti sociali molti ragazzi hanno riscoperto l’importanza di rapporti sociali reali che la tecnologia, pur permettendo una facilità di interazione e nuove conoscenze, non potrà mai sostituire appieno. Non a caso società come Zoom, una società di servizi di teleconferenza con sede a San Jose in California, hanno conosciuto una vera e propria crescita esponenziale del loro valore sui mercati.

Noi giovani dobbiamo mostrare agli altri come alternative ad un futuro prestabilito siano possibili e concrete, ricordando al tempo stesso che la tecnologia per definizione è neutra, sta quindi a noi decidere quanto e in che modo usarla.

Tra le testimonianze di adolescenti presenti nel report di Unicef, quella di Virginia Barchiesi, 17 anni di Jesi, riesce a riassumere nel modo migliore, a mio avviso, i concetti espressi: “Il mondo è entrato dalla mia finestra, tutto è diventato accessibile ma è mancato il contatto umano”.

Possiamo aiutare a definire un mondo basato su nuovi valori e noi ragazzi abbiamo il dovere di ispirare e lasciarci ispirare da quello di positivo che ci circonda, sempre con un atteggiamento curioso nei confronti della novità e di ciò che ci è ignoto, non dimenticando che è oggi che decidiamo chi vogliamo essere domani.

Per concludere mi fa piacere ricordare il titolo del libro del filosofo sloveno Slavoj ZizekBenvenuti in tempi interessanti”: mai come ora la tecnologia cambia rapidamente, tutto sembra possibile senza dover aspettare che siano le generazioni future, non solo a vederne i risultati, ma perlomeno ad immaginarli… persino andare su Marte.

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