Il volto di Duilio Balducchi accanto all’immagine di un’araba fenice, che lo accompagna nel suo ultimo viaggio, disegnati sulla motrice di un camion. Entrambi guardano nella stessa direzione, davanti a loro, aprono gli occhi al cielo.
Balducchi, imprenditore del settore dei trasporti e fondatore della Stas, Società Trasporti Alto Sebino, si è spento lo scorso marzo colpito dal coronavirus. Storico consigliere della Fai di Bergamo e presidente onorario nazionale della Fai-Conftrasporto, è stato un veterano della Federazione Autotrasportatori Italiani che ha saputo rilanciare negli anni Settanta e Ottanta insieme con Benito Macario e Giovanni Martinoli.
Quel disegno sull’ultimo camion acquistato dall’azienda di famiglia, destinato a percorrere ancora centinaia di migliaia di chilometri, porta con sé il messaggio che Duilio Balducchi ha incarnato per una vita intera, trasmettendolo a tutti: la capacità di far fronte in maniera positiva alle avversità, la capacità di rinascere dalle proprie ceneri.
La famiglia, terminato il periodo di lockdown, ha potuto far celebrare una funzione religiosa che ha offerto un “ritratto” di Duilio nella sua semplicità e onestà, della sua vita dedicata alle sue due famiglie: quella della moglie, dei figli, dei nipoti, e quella della federazione.
Achille, uno dei figli, ha scelto per far decorare, all’artista toscano Mario Leuci, la cabina del nuovo camion, insieme ad altre immagini: quella del primo barcone, chiamato Gioia (il secondo sarebbe stato battezzato proprio Duilio), utilizzato dal nonno paterno per trasportare il cemento attraverso il lago d’Iseo; le immagini dei primi camion acquistati; una riproduzione di una foto che vede un giovanissimo Duilio in compagnia di quella che sarebbe diventata l’adorata compagna di una vita intera, la “sua” Eugenia.
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