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Mamme e dimissioni

“Inutile stracciarsi le vesti, non manca la voglia di far figli, ma l’elasticità nelle aziende”

"Dati inaccettabili quelli sul numero delle donne che lasciano il lavoro a Bergamo dopo la nascita di un figlio" commenta Katia Dezio della Cisl

“Inutile stracciarsi le vesti per la sempre più scarsa natalità e per le conseguenti difficoltà a mantenere un sistema di welfare adeguato all’invecchiamento della popolazione. Quello che manca non è la voglia di fare bambini, quanto la capacità di ‘resistere’ al lavoro e non far mancare ai figli assistenza e presenza”.

In controtendenza con il trend nazionale, Bergamo – secondo i dati dell’Ispettorato del lavoro, diffusi dalla Consigliera di Parità – presenta numeri in discesa rispetto alle dimissioni totali, e nello specifico di quelle maschili, passate dal 25.9 del totale 2018, al 17,7 per il 2019.

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Come è tradizione, dunque, sono ancora e soprattutto le donne a fare le spese di un sistema poco flessibile e poco predisposto alla conciliazione. “Sono dati inaccettabili: è assurdo constatare ancora come la maternità, pur essendo tutelata dalla legge, rimanga una delle cause principali di allontanamento delle donne dal mondo del lavoro”, dice Katia Dezio, responsabile del Coordinamento Donne della Cisl di Bergamo.

“Sono ancora pochissime le aziende che manifestano più aperture e più elasticità con le lavoratrici madri alle proprie dipendenze; in queste aziende si è raggiunta più stabilità e rapporti di lavoro più duraturi. Il lavoro delle donne aiuta la libera scelta della maternità e mette al sicuro la famiglia dal rischio di povertà. Il tema della conciliazione – conclude Dezio – è da rafforzare e da portare avanti con forza e con coraggio, se non vogliamo che le madri continuino ad essere fortemente penalizzate sul fronte delle opportunità lavorative con conseguenze drammatiche non solo nella sfera privata, ma in tema di natalità, vulnerabilità economica delle famiglie, crescita economica”.

“Un ruolo importante lo gioca la contrattazione, con l’introduzione di politiche di welfare aziendale e contrattuale, che devono essere il perno dell’azione sindacale sul quale far ruotare idee, proposte e servizi che aziende e territorio devono mettere in atto per tutelare il lavoro femminile, la famiglia e incentivare la natalità – dice Danilo Mazzola, segretario provinciale Cisl. I dati dell’Ispettorato sono l’ennesima allarmante conferma della difficoltà di essere madri e lavoratrici e di quanto siano necessarie forme positive di flessibilità e servizi che permettano il mantenimento del proprio posto di lavoro.

L’ultima proiezione del nostro Osservatorio parla di un pericoloso crollo delle nascite per il 2021, a causa dell’epidemia di Covid e della conseguente crisi occupazionale, che ha coinvolto migliaia di giovani. L’impegno che come parti sociali dobbiamo assumerci – conclude il sindacalista bergamasco – è che strumenti flessibili e modalità di lavoro innovative, come lo smart working, trovino spazio nei contratti collettivi e negli accordi aziendali e territoriali, perché in un paese che mette al primo posto la natalità, coniugare il lavoro e le esigenze di cura dei figli, non deve essere un problema.”

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