Atipiche polmoniti all’ospedale di Alzano Lombardo già a novembre-dicembre 2019. Lo dicono i dati di Ats Bergamo e Asst Bergamo Est che parlano di un picco di “polmoniti atipiche e non classificabili” registrate col finire del vecchio anno all’ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano Lombardo, quello che con ogni probabilità è stato uno dei più grandi focolai di Covid-19 dal febbraio scorso.
Dai dati forniti dall’Ats agli inquirenti – che stanno lavorando all’inchiesta della procura di Bergamo che indaga sulla mancata istituzione della zona rossa proprio in Val Seriana – si evince che già a fine 2019 una quarantina di persone erano ricoverate in ospedale ad Alzano per virus sconosciuti.
Del Coronavirus si parlava ancora pochissimo e le informazioni che arrivavano dall’allora lontanissima Cina era frammentarie e spesso poco chiare. Per questo, probabilmente, questi numeri sono passati sottotraccia per così tanto tempo.
Le linee guida emanate poi da Roma prevederanno, appunto, che i “sospetti” non dovessero essere trattati come potenziali Sars Covid.
Che quelle polmoniti fossero casi di Coronavirus, ora, è impossibile da dire. In Val Seriana, però, i medici (soprattutto di base) un forte dubbio lo avevano. Ma anche loro erano chiaramente disorientati.
I pazienti con difficoltà respiratorie sono continuati a crescere anche a gennaio e febbraio, fino ad arrivare al 23 febbraio, giorno in cui all’ospedale di Alzano Lombardo viene ufficialmente tamponato il primo paziente affetto da Covid-19.
Ma nel periodo novembre-febbraio quanti malati con polmonite sono passati dal Pesenti Fenaroli? I dati parlano chiaro: centodieci.
Com’è proseguita la vicenda – ahinoi – lo sappiamo tutti, con oltre 6mila morti tra Bergamo città e provincia.
Il caso – riportato da molti organi di stampa – ha ancora una volta acceso i riflettori sull’emergenza Covid in Bergamasca, tanto che Ats ha emenato un comunicato con alcune precisazioni, con una più ampia chiave di lettura per interpretare e capire i dati (leggi QUI).
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