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La lantera magica di guido

La ballata è il genere su cui Netflix deve puntare

Rapida, profonda ed estremamente iconica grazie a musiche e ritmi memorabili, che possa essere un nuovo inizio?

Quando nell’ormai lontano 2017 i fratelli Joel ed Ethan Cohen annunciarono l’inizio della produzione di una miniserie di 6 episodi a tema western, in collaborazione con la casa di produzione Annapurna Television e distribuita da Netflix, in molti storsero il naso.

Tale opera, che l’anno successivo venne convertita in un unico film della durata totale di 133 minuti dal nome “La ballata di Buster Scruggs”, nacque da un bisogno tanto semplice quanto spontaneo dei due registi: raccontare 6 brevi storie, ispirate a racconti realmente esistenti o create ex novo nel corso di 25 anni di carriera, ambientandole nel Vecchio West, scenario caro al duo sin da “Il Grinta”, e strutturandole in modo da ricordare vere e proprio ballate, componimenti poetici popolari che collegano alla narrazione la danza e soprattutto il canto.

Il film però, benché apparentemente ispirato e coerente con lo stile ironico, dissacrante e fortemente innovativo dei Cohen, lasciò molti interdetti.

“Cowboy e mandrie nel XI secolo?”
“Ma poi non l’hanno già fatto con “Il Grinta”?”
“Sarà che forse Netflix sta finendo le idee?”

Poi il film uscì e tutti dovettero ricredersi.

Le promesse furono mantenute e le aspettative, per lo più basse, vennero ribaltate: 6 brevi storie autoconclusive memorabili, tanto che la scena di una di queste (James Franco che sul patibolo chiede all’uomo al suo fianco se quella fosse la sua “prima volta”) divenne subito virale su internet per restarlo ancora oggi, a più di 2 anni dalla pubblicazione, canzoni orecchiabili e testi in rima capaci di restarci in testa per giorni e, soprattutto, una forte e selvaggia critica sociale verso una realtà che per certi versi somiglia ancora troppo alla nostra, pur essendo passati 2 secoli.

Puritana all’apparenza ma peccaminosa alla prova dei fatti, fondata sull’uguaglianza ma parziale in tutto, felice in poco e triste in molto, come si può pretendere che venga presa sul serio? Almeno lasciate che ci cantiamo un po’ su.

Sei storie, insomma, tanto diverse quanto simili, unite da un fil rouge sadico, spietato e canterino, condito poi da 2 registi con ben 4 Oscar sullo scaffale, rime baciate, un’antologia ambientata nell’era post bellica seguita alla Guerra Civile americana e, trai tanti, Liam Neeson. Si può volere di più?

Ecco le 6 storie, in breve.

La ballata di Buster Scruggs

Prima ballata, da cui poi il film ha preso il nome. Buster Scruggs è un allegro cowboy canterino, vestito di bianco e dall’aspetto curato, solito viaggiare in groppa al suo destriero Dan. Pur essendo il fuorilegge più letale sulla piazza non nutre particolare astio nei confronti del prossimo, ma l’incontro con un altro straniero gli farà cambiare idea.

Vicino ad Algodones

Quello del meme, giusto per capirci. Un cowboy tenta di rapinare una sperduta banca nel deserto, ma il colpo fallisce poiché il cassiere riesce ad avere la meglio sul ladro e lo mette k.o. Da lì inizierà una serie caotica di eventi che lo porteranno su più patiboli, in un giorno solo, a seguito di condanne sommarie a suo carico e processi ingiusti, sempre con la speranza che qualcuno lo salvi. Le giornate sono davvero movimentate nel Far West.

miniserie western Coen

La pagnotta

Le lacrime si sprecano.
Un impresario viaggia di città in città grazie al suo carro, con il quale presenta lo spettacolo de “Il tordo senza ali”. Lo show prevede un monologo di un giovane ragazzo inglese, di nome Harrison, mutilato sia di gambe che di braccia, al termine del quale l’impresario chiede un’offerta sfruttando la situazione tragica del ragazzo.

Le cose sembrano andare bene finché il pubblico, stanco dei toni seriosi dell’esibizione di Harrison, preferisce divertirsi guardando una gallina che fa le addizioni a comando. All’impresario, il camaleontico Liam Neeson, non resta che cambiare attività a spese del povero ragazzo mutilato.

Il canyon tutto d’oro

Un vecchio cercatore d’oro arriva in un fiorito canyon il quale è attraversato da un fiume ed è circondato da foreste e montagne. Una volta sistemato il campo, l’anziano procede a scavare delle piccole buche con il suo piccone e a raccogliere del terreno che setaccia per trovare tracce di oro. Una volta scovato il filone che lo farà diventare ricco e che lo ripagherà per tutti i suoi sforzi accade però un imprevisto, perché si sa: quando le cose stanno andando troppo bene c’è per forza l’inghippo.

La giovane che si spaventò

Una giovane donna, Alice Longabaugh, viaggia verso l’Oregon con il fratello e il suo cane, un Jack Russel Terrier di nome President Pierce, in una carovana guidata dal taciturno ma esperto cowboy Mr. Arthur e dal gentile William “Billy” Knapp. A seguito della morte del fratello per colera, la povera Alice inizia a vivere una serie di sfortunati eventi che la porteranno in modo rocambolesco a doversi difendere da un grande assalto di pelle rossa armata solo di una pistola.

Spoiler: President Pierce non è di grande aiuto in quel frangente.

Le spoglie mortali

Cinque uomini sono in viaggio verso Fort Morgan a bordo di una diligenza: un inglese, Thigpen, un irlandese, Clarence, un francese, Renè, una donna, Ms. Betjamen, ed un trapper senza nome. I cinque, visto il lungo tragitto che li attende, cominciano a scambiarsi opinioni sull’esistenza, sulla natura umana e su come essa cambi radicalmente a seconda di chi la giudichi e sotto quale ottica la si metta. Per qualcuno chi governa il mondo sono Dio e la Bibbia, per altri è l’amore puro, canalizzato in quei rapporti nei quali non è nemmeno necessario parlare la stessa lingua, perché sono i cuori a comunicare, e per qualcuno è semplicemente uccidere per guadagnare qualche soldo in più.

Spietato, critico e terribilmente onirico nel suo svolgimento, davvero notevole come chiusura.

Valido se visto tutto d’un fiato tanto quanto visto a più riprese, come fosse appunto un mini serie, “La ballata di Buster Scruggs” è un’opera coraggiosa e profonda in cui non mancheranno sferzate satiriche a destra e a manca, senza pietà per niente o nessuno. E dai fratelli Cohen non potevamo che aspettarci questo.

Battuta migliore: “Una canzone non manca mai di risollevarmi il morale, quaggiù nel vecchio West, dove le distanze sono grandi e il paesaggio è immutabile.”

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