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La polemica

“Estivi e sagre, un’altra mazzata per bar e ristoranti già in difficoltà”

Petronilla Frosio, chef del ristorante Posta di Sant'Omobono Terme e presidente del Gruppo ristoratori Ascom: "Avevamo chiesto aiuto ai sindaci, non tutti ci hanno ascoltato"

Estivi e sagre? “Un altro ostacolo per bar e ristoranti già in difficoltà”. Non ha dubbi Petronilla Frosio, chef del ristorante Posta di Sant’Omobono Terme e presidente del Gruppo ristoratori dell’Ascom.

“Abbiamo proposto un sondaggio, chiedendo ai colleghi com’era andata la riapertura e le percentuali di calo del fatturato – spiega Frosio -. Parlando con loro, la sensazione è che la situazione sia difficile soprattutto in città”. Le ragioni? “Ogni estate dobbiamo fare i conti con le vie che si svuotano, quest’anno con i pochissimi turisti – a causa dell’emergenza coronavirus, continua -. Come se non bastasse, molti bergamaschi sono ancora reticenti nell’andare al ristorante”.

Verso metà aprile i vertici dell’Ascom avevano inviato una lettera ai sindaci, chiedendo senza troppi giri di parole la sospensione di estivi e sagre. “Bar e ristoranti, il cui numero è fortemente cresciuto con le liberalizzazioni, sono gestiti da imprese che non hanno la proprietà dei muri e che quindi devono anche sostenere l’affitto – spiegava il testo -. Molti di questi, stimiamo 1 su 3 ma temiamo anche di più, potrebbero non farcela a riaprire senza una prospettiva di pronta ripresa, con danni evidenti per le famiglie di chi ci lavora, del Comune e della comunità locale stessa”.

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Per questo l’Ascom aveva chiesto alle amministrazioni “lo sforzo, anche economico, di sospendere e annullare le concessioni e autorizzazioni per aree estive, sagre, feste che prevedano la somministrazione di alimenti e bevande. Riteniamo – riportava sempre la lettera – che stante la situazione di incertezza dell’andamento dell’emergenza sanitaria e economica, sia preferibile per tutti il rinvio a tempi migliori delle iniziative temporanee. È una richiesta che crediamo possa essere di aiuto ai nostri bar e ristoranti che saranno soggetti a rigide norme di accesso e di fruizione, secondo i piani di sicurezza che dovranno garantire la salute di clienti, lavoratori ed addetti”.

Un appello rimasto in gran parte inascoltato. “Poteva essere un segno di speranza da infondere a ristoratori, albergatori e bar, già alle prese con tante difficoltà e chiamati a fronteggiare questo tipo di concorrenza”, aggiunge Frosio. Ne fa una questione di incassi, “ma anche di sicurezza. Non è facile garantire il distanziamento dove c’è un notevole afflusso di persone. Speravo che anche Regione Lombardia ci arrivasse, ma non è stato così. Anche nei ristoranti abbiamo dovuto rinunciare ai tavoli, ma la difficoltà per noi è un’altra: riempire quelli che abbiamo”.

L’indagine Ascom

Se il periodo di chiusura per il lockdown ha rappresentato una fase durissima per il settore della ristorazione, riapertura non significa affatto ripartenza. È quanto emerge dal questionario realizzato da Ascom Confcommercio Bergamo e indirizzato a ristoratori e baristi di città e provincia.

L’indagine, realizzata dal 17 al 20 giugno, evidenzia come il lockdown abbia modificato le abitudini di ristoratori e consumatori, misurando il calo di fatturato e di lavoro che l’emergenza sanitaria ha generato: 3 imprese su 4 hanno fatto ricorso alla Cassa integrazione, mentre il 6% non ha ancora riaperto. Nella fase 2 di riapertura (dal 18 maggio a metà giugno), il 43% delle attività ha perso più dell’80% di fatturato. Delivery e asporto sono stati utilizzati durante il periodo del lockdown dal 59% delle imprese (prima dell’emergenza erano il 43 %), ma dopo il periodo di stop forzato il 27% dei nuovi esercizi ha sospeso il servizio. E, tra coloro che proseguono l’attività, registrano una crescita solo il 4,4% delle imprese.

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