Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella arriva davanti ai 243 sindaci e alle altre autorità (in tutto circa 450 persone ben distanziate in rappresentanza di tante realtà che si sono impegnate in questi mesi terribili) riunite al cimitero Monumentale di Bergamo per la Messa da Requiem e la giornata della memoria delle vittime, tante, troppe, del Covid, voluta dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori.
Risuona l’Inno di Mameli. Più mesto del solito.
Quindi il Capo dello Stato parla a Bergamo, ai bergamaschi, ma premette che lo spazio per le parole è rivolto a riflessioni essenziali: “Qui a Bergamo c’è l’Italia che ha sofferto, che è stata ferita, che ha pianto e vuole riprendere i ritmi ma senza poter lasciare il passato alle spalle”.
“La mia partecipazione – spiega – è la vicinanza dell’intera Repubblica. Perché Bergamo rappresenta l’Italia intera che si inchina davanti alle migliaia di vittime di una malattia che ancora non si conosce bene”.
Mattarella ricorda “il lutto di tante famiglie che nulla potrà colmare. Vite e affetti strappati spesso senza l’ultimo abbraccio. Immagini impossibili da dimenticare. Cronache di un dolore che han toccato un Paese intero, ma che per chi le ha vissute ha causato cicatrici indelebili”.
Questi mesi, sottolinea il Presidente, “ci hanno cambiato, hanno cambiato relazioni, esistenze, abitudini. Non sarà come prima. Perché ci mancheranno persone care. Perché la sofferenza ha inciso sulla vita di ciascuno su come si guardano le priorità, le responsabilità”.
Far memoria vuol dire dunque “assumere la piena consapevolezza di ciò che è accaduto. Significa fare attenzione alle carenze di sistema, riflettere sugli errori, su ciò che non ha funzionato. Ma anche ricordare la straordinaria umanità di medici, infermieri, protezione civile, volontari… Lo sanno bene i sindaci che hanno operato con abnegazione. Una maggioranza silenziosa e operativa. Animata da senso del dovere e buona volontà dei singoli. E poi abbiamo anche registrato un rispetto delle regole. Tutto questo rappresenta patrimonio prezioso da non disperdere”.
E conclude: “Da quanto avvenuto dobbiamo uscire guardando avanti con la volontà di ricostruire che hanno avuto generazioni prima della nostra. Ma credo che possiamo guardare con fiducia al nostro futuro”.
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