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Calcio

Liverpool campione d’Inghilterra senza Anfield: un trionfo privato di poesia

Dopo 30 anni il Liverpool vince il campionato, seppur senza festeggiamenti a causa dell'assenza di tifo. Ma cosa vuol dire stare nello stadio iconico della città inglese? Lo spiega Daniele

Erano passati 30 interminabili anni dall’ultimo campionato inglese vinto dal Liverpool. Un’attesa lancinante, sofferta, conclusa con un successo liberatorio, meritato come non mai, al termine di una stagione dominata, attraverso una cavalcata senza ostacoli e rivali. Una conquista che tuttavia, nella sua epicità, è avvolta da un velo di malinconia e amarezza.

Identificarsi nel “sentimento Liverpool” significa vivere di emozioni, suggestioni e commozioni: una tifoseria unica al mondo, che come nessun’altra abbina passione, tradizione, fascino e poesia. Il cuore pulsante di tutto ciò è Anfield, il luogo calcistico più mitologico al mondo, lo stadio che va oltre lo stadio. L’essenza del senso di appartenenza Red è trovarsi in questa cattedrale di passione, osservando la Kop, stringendo la propria sciarpa rossa tra le mani e cantando, tra altre 54 mila persone, “You’ll never walk alone”, preghiera laica dall’ineguagliabile trasporto, capace allo stesso tempo di esaltare, inorgoglire e commuovere chiunque abbia il privilegio di intonarla, ascoltarla, venerarla.

Ho avuto la fortuna di essere ad Anfield, nel 2015, in occasione del mio diciottesimo compleanno: un’emozione senza precedenti, ricca di note e colori capaci di penetrarti l’anima e non abbandonarti più. Cantare “You’ll never walk alone” ad Anfield, per un appassionato di calcio, è l’apice massimo e incomparabile da poter raggiungere. Pur avendo una fede calcistica differente, da quel giorno, qualsiasi stadio abbia visitato, qualsiasi partita abbia vissuto, qualsiasi esperienza calcistica abbia provato, non ha neppur lontanamente retto il confronto con quella magica notte.

Credo che, seppur travolti dall’assoluta esaltazione di aver vinto la Premier, i cuori dei Reds siano irradiati solo in parte. Le desolanti immagini di Anfield, malinconicamente vuoto, minano profondamente euforie e celebrazioni.

L’impossibilità di poter consacrare il piacere di una vittoria in quella mecca di passione e sogni, rende tutto dannatamente freddo, incolore, compromesso.

Un trionfo del Liverpool, senza l’essenza stessa del Liverpool, non si può neppure definire trionfo.

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