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La pellicola

Comizi d’amore, il documentario per conoscere l’Italia degli Anni Sessanta

Una pellicola che aiuta a conoscere meglio il passato, prendendo consapevolezza di quanti cambiamenti sociali siano stati realizzati in più di 50 anni.

“Comizi d’amore” è un documentario del celebre Pier Paolo Pasolini realizzato nel 1965. È il racconto di un’Italia che guarda da Milano verso il futuro, ma con i piedi nelle aspre campagne calabresi.

Il regista gira l’Italia da nord a sud per raccogliere le opinioni di operai, universitari, contadini circa ciò che, un tempo, era definito “il problema sessuale”, ovvero l’insieme di tutto quello che riguarda la sfera sessuale: dagli “invertiti”, alla prostituzione in seguito all’approvazione della legge Merlin, sesso, disparità di genere divorzio e figli.

Il documentario è sicuramente da guardare perché non offre solo un malinconico scorcio sul passato, ma anche un ritratto socio-morale-politico di come le cose siano cambiate e del perché, sotto diversi aspetti, ora l’Italia sia così. È un buonissimo albero genealogico per rispondere a quesiti moderni.

Se a Milano graziose ragazze con pettinature cotonate ed eleganti tailleur si recano in ufficio e non hanno problemi a dire che “non sono contrarie o favorevoli alla prostituzione, pensano solamente che ogni ragazza potrebbe fare un lavoro più onesto, ma per stare meglio lei e non perché una ragazza che vende il suo corpo è una cattiva ragazza”, nel profondo sud siculo-calabrese, invece, le ragazze non possono nemmeno parlare con i ragazzi e come rivela un giovanotto che si dice contrario al divorzio sorridendo e con una calma spaesante “peggio che io sia cornuto, che lei morta ammazzata.”

Sicuramente lascia esterrefatti la proprietà di linguaggio dei giovani, la loro educazione e la loro chiarezza mentale sui problemi del loro – e forse del nostro – tempo e, per citare tutte i nonni d’Italia, forse è proprio vero che i giovani d’oggi non hanno più educazione. Lascia amareggiati la maleducazione, l’eccessiva sfacciataggine e, ahinoi, spesso l’ignoranza dei ragazzi coinvolti oggi in interviste di strada come quelle di Giacomo Hawkman, dei The Show o del Milanese Imbruttito; Molti ragazzi sono fieri di mostrare al mondo la propria ignoranza scandita da intermezzi di bestemmie o di parolacce. Alcuni oggi sembrano quasi fieri quando non conoscono nulla riguardo ad un argomento e non si vergognano di dire un porcone – anche in diretta nazionale – invece che ammettere, umilmente, di non sapere assolutamente rispondere alla domanda che gli è stata posta dall’intervistatore.

Volando ad un altro argomento è doveroso ammettere quanto sia avvilente pensare che se nel nord c’era voglia di rinnovamento e le ragazze credevano di essere al pari degli uomini, al massimo “un filo inferiori”, al sud, invece, “gli uomini sono gelosi” e quindi poco importa se avevano diverse relazioni, loro. Le donne dovevano stare zitte e mute, non potevano parlare con nessuno e assolutamente non avere relazioni prima del matrimonio, perché se le avessero avute tanti saluti alle nozze, arrivederci e grazie. Poco importava se dietro alla parola “gelosia” si nascondevano urla silenziose, sguardi bassi per paura delle conseguenze e sottomissione.

Quando viene chiesto ai contadini se qualcosa sarebbe mai cambiato la risposta è, per tutti: “No, rimarrà sempre così”, ma allo stesso tempo si è sollevati se si pensa a tutto ciò che le donne hanno conquistato negli anni e tutte le battaglie che tuttora stanno portando avanti.

Quelli che nel documentario sono chiamati “invertiti” sono i componenti della comunità LGBTQ.

Negli anni Sessanta, complici anche l’ignoranza e la cattiva informazione, si pensava che l’omosessualità fosse una malattia e come tale dovesse essere curata. Le giovani donne auspicavano che i loro figli non ne fossero affetti, ma qualora lo fossero stati avrebbero fatto di tutto per curarli. Quando Pasolini fa notare che l’omosessualità non è una malattia, ma una declinazione dell’essere, tutti appaiono un po’ spaesati, ma restano convinti di un’ideologia figlia del loro tempo.

Questo splendido reportage di anni lontani, ideologicamente e visivamente bianchi e neri, è anche commentato da celebri penne del giornalismo e della letteratura italiana del Novecento come la Fallaci, di Moravia e di Ungaretti.

Frase migliore: Ma davvero agli uomini interessa altro che vivere? Tonino e Graziella oggi si sposano e del loro amore sanno solo che è amore.

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