Il progetto per lo screening sierologico della popolazione di San Giovanni Bianco, organizzato dall’Amministrazione Comunale e gratuito, è iniziato lunedì 25 maggio e si è concluso il 18 giugno 2020 (con gli ultimi tamponi).
Il progetto prevedeva lo screening sierologico e, in caso di positività, l’esecuzione del tampone per la ricerca del RNA virale.
Il tempo medio di attesa tra l’esito del test sierologico e l’esecuzione del tampone è stato inferiore alla settimana.
Sono stati coinvolti circa 1.700 cittadini che si prenotavano telefonicamente attraverso un servizio dedicato: al momento della prenotazione veniva fissato giorno ed orario.
L’accoglienza, con sei postazioni attive, era predisposta alla Chiesa di San Rocco, adiacente all’ospedale; il percorso era pensato in modo tale da non creare assembramenti e intralci alle varie attività (vedi mappa, in verde il percorso delle persone).

“I positivi al test sierologico (il 38,8%) venivano poi richiamati per fissare giorno ed orario dell’esecuzione del tampone. In questo caso il costo del tampone era a carico per 50 euro del Comune di San Giovanni e il cittadino contribuiva con la cifra di 40 euro – afferma Marco Milesi, Sindaco del comune di San Giovanni Bianco -. Nel caso di positività al tampone (12 casi in tutto, di cui 10 residenti a San Giovanni Bianco) il cittadino veniva preso in carico dal sistema sanitario (ATS). L’età media dei partecipanti al test è stata di 51,7 anni, con un’equa distribuzione tra maschi e femmine”.

“Come si nota nel grafico sottostante tutte le fasce di età sono adeguatamente rappresentate e sono state ugualmente interessate all’esposizione del virus senza differenza di sesso e si età – continua il sindaco Marco Milesi -. Sarà interessante analizzare, nello sviluppo del progetto, l’incidenza del titolo anticorpale (il livello di IgG misurato dal test sierologico) rispetto alle differenze di sesso, di età, la permanenza nel tempo”.
COSA SAPPIAMO SU DI NOI
La fotografia scattata mostra che il virus covid-19 è passato come un’onda, coinvolgendo il 40% delle persone e di queste il 2% circa è morto; rimane una scia sottilissima di positivi (lo 0,7%).

“Tutti i 1.675 cittadini che hanno partecipato a questo screening sono venuti a conoscenza della condizione individuale rispetto al contagio con il virus COVID-19 e possono così adottare comportamenti congrui e contribuire al controllo della diffusione del virus – dichiara dottor Domenico Giupponi, coordinatore sanitario -. La positività al test sierologico, che misura gli anticorpi IgG di lunga durata, testimonia l’avvenuto contagio con il virus Covid-19 ed ha prodotto le difese naturali per fronteggiarlo. Si pensa infatti che questa immunità permanga per almeno qualche mese. La negatività al tampone naso-faringeo ricercando i resti di RNA del virus nelle vie aeree testimonia il fatto che la persona non è più contagiosa, non è pericolosa per gli altri. I due test associati in sequenza forniscono quindi un’informazione completa ed esaustiva al cittadino”.
“Successive analisi metteranno in correlazione i vari aspetti del progetto, andando a verificare quali sono state le vie principali di diffusione, cosa è successo nelle frazioni isolate, quali sono stati i sintomi più significativi, come hanno inciso le condizioni lavorative e familiari – continua Giupponi -. In questa fase forniamo alcuni dati che emergono in modo diretto, dalla semplice osservazione e conteggio dei dati. Il grafico nella pagina seguente mostra appunto che alcune zone geografiche del paese si sono comportate in modo diverso dalle altre. In particolare le zone sulla sponda orografica sinistra del Fiume Brembo, adiacenti all’Ospedale, hanno avuto un maggior numero di positivi al test sierologico (oltre che di positivi al tampone e di morti); così come Fuipiano, che si trova invece sull’altra sponda. Gli abitanti della frazione di San Gallo hanno partecipato in misura minore all’iniziativa, eppure condividevano con il centro paese il più alto indice di mortalità”.

Nel grafico sottostante emerge che anche la condizione lavorativa non ha fatto grande differenza sulla diffusione del virus, considerando che idealmente chi lavorava da casa o non lavorava affatto avrebbe dovuto avere molto meno contatti con persone estranee rispetto a chi si recava regolarmente sul luogo di lavoro. Ma queste sono solo ipotesi iniziali che andranno suffragate da un’analisi più attenta dei dati.

Per quanto riguarda i sintomi, il 70% di chi è stato riscontrato positivo al test sierologico ha dichiarato di aver avuto sintomi simil influenzali e principalmente: febbre, stanchezza, dolori muscolari e alterazione del gusto e/o dell’olfatto. Occorrerà chiarire quali di essi siano i più significativi e predittivi, considerando che anche il 30% di chi è risultato negativo, e quindi non ha avuto contatti con il Covid-19, ha dichiarato sintomi.

CONSIDERAZIONI NEL CONTESTO DEL SERVIZIO SANITARIO TERRITORIALE E REGIONALE
– Sino alla delibera della Giunta Regione Lombardia del 12 maggio non ci è stato consentito procedere con il progetto, malgrado fosse pronto da 3 settimane; questo ritardo si è aggiunto all’inerzia nell’esecuzione di test sierologici e tamponi non solo sulla popolazione, ma addirittura sul personale sanitario ed in prima linea durante l’emergenza (come gli addetti alla distribuzione alimentare, il personale di pulizia, consegne a domicilio…).
– Quando finalmente il progetto è potuto partire, il 25 maggio, uno tra i primi comuni in Italia, il lockdown era praticamente finito e la maggior parte dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese non ha aderito perché temeva il confinamento domiciliare con un esito positivo al test sierologico.
Ha aderito circa il 50% dei sangiovannesi maggiorenni, ma le potenzialità sarebbero state maggiori se il progetto avesse avuto l’approvazione nel mese precedente.
Chi infatti da poco aveva aperto l’attività o aveva ripreso il lavoro, oppure poteva concedersi finalmente un periodo di vacanza o semplicemente di vita “normale”, ha dovuto scegliere tra la conoscenza del proprio stato di salute ed il possibile rischio di essere contagiosi e la possibilità di rimanere ancora in isolamento domiciliare.
Il fatto che il 40% dei test sierologici sia risultato positivo e solo 12 di essi (lo 0,7%) sia poi risultato positivo al tampone dimostra l’inadeguatezza della regola imposta da Regione Lombardia sull’obbligo dell’isolamento domiciliare fiduciario per i positivi al test sierologico.
– Nel caso si trovasse un vaccino, o una possibile protezione dal Covid-19, la precedenza dovrebbe spettare, oltre naturalmente al personale sanitario, ai cittadini risultati negativi al test sierologico (ovviamente perché non hanno gli anticorpi contro il virus).
– Nel caso di un successivo ritorno della pandemia i nostri dati suggeriscono che invece di rischiare la bancarotta finanziaria e la perdita di innumerevoli posti di lavoro (soprattutto precari), chiudendo tutto (facilissimo) e poi non riuscendo a riaprire tutto (molto più difficile) sarebbe molto più utile puntare sui test (per categorie, per zone); isolare i positivi; far funzionare e rafforzare la medicina di base.
– Il ruolo dell’ospedale di San Giovanni Bianco: durante l’emergenza è stato un importante supporto non solo al territorio vallare, ma anche al fratello maggiore, l’ospedale Papa Giovanni XXIII. Attualmente sembra non in grado di soddisfare le richieste della popolazione della Valle Brembana che si devono rivolgere a strutture private o lontane. Chiediamo che l’Ospedale di San Giovanni Bianco sia efficiente sul territorio nella fase normale e sia preparato ad affrontare le emergenze future.
DIFFUSIONE DEI DATI e PROSECUZIONE DEL PROGETTO
I dati raccolti e resi anonimi sono pubblicati sul sito web dell’Amministrazione Comunale e sono utilizzabili da chiunque con licenza Creative Commons.

“Tale licenza permette di distribuire, modificare, creare opere derivate dall’originale, anche a scopi commerciali, a condizione che venga: riconosciuta una menzione di paternità adeguata, fornito un link alla licenza e indicato se sono state effettuate delle modifiche; e che alla nuova opera venga attribuita la stessa licenza dell’originale – Bernardo Galizzi, coordinatore del progetto -. Ci si propone di analizzare, al termine del periodo estivo, un campione significativo di popolazione risultata positiva alle IgG (test sierologico) con titolo anticorpale diverso per verificare il mantenimento dell’immunità conseguente al contagio. La Smi Pack SpA, che ha finanziato l’iniziativa con un versamento di 120.000 euro. Tutto il personale volontario dedito alla prenotazione, all’accoglienza; alla protezione civile; l’ospedale di San Giovanni Bianco che ha concesso l’uso dei locali; il Parroco che ha messo a disposizione la Chiesa di San Rocco; il personale dell’Amministrazione Comunale che ha collaborato affinché tale iniziativa riuscisse; i cittadini”.
© Riproduzione riservata
commenta