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154ª indagine congiunturale

Industria meccanica: lo shock da Covid 19 ha dimezzato i volumi

Lo shock da Covid-19 avrà sull’economia ricadute più gravi di quelle delle crisi del 2008 e del 2012. Volumi dimezzati ad aprile rispetto a febbraio per la produzione metalmeccanica e la tendenza per il secondo semestre si conferma recessiva.

I risultati dell’Indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica, giunta alla sua 154ª edizione, sono stati resi noti nella giornata di giovedì 25 giugno.

“È estremamente difficile stabilire la reale portata dello shock da Coronavirus per la nostra economia – commenta Fabio Astori, Vice Presidente Federmeccanica – in quanto le stime sono condizionate dall’incertezza sulla durata, l’intensità e l’evoluzione stessa del Covid-19. Sicuramente però le ricadute per l’economia globale saranno molto più gravi di quelle delle crisi del 2008 e del 2012. Il Fondo Monetario Internazionale ha stimato per il 2020 una contrazione del 3,0% con un calo più marcato per le economie avanzate (-6,1%) e più contenuto per i mercati emergenti e i paesi in via di sviluppo (-1,0%). La Commissione Europea ha previsto per quest’anno una caduta nell’Eurozona del 7,7%. Per quanto riguarda l’Italia, sia il Fondo Monetario Internazionale sia la Commissione Europea prevedono un crollo del PIL di oltre 9 punti percentuali”.

Sulla base delle indicazioni che emergono dalla rilevazione condotta presso le imprese metalmeccaniche, il 41% teme di perdere in modo strutturale quote di fatturato sul mercato interno ed il 47% su quelli esteri.

Nel bimestre marzo-aprile del 2020 l’attività produttiva metalmeccanica del nostro Paese ha registrato una contrazione congiunturale media pari al 47,6% rispetto a gennaio-febbraio e al 44,1% nel confronto con l’analogo periodo del 2019. Al crollo registrato nel mese di marzo, pari al 40,3% rispetto a febbraio, ha fatto seguito una nuova caduta del 24% nel mese di aprile.

Complessivamente i volumi di produzione metalmeccanica realizzati nel mese di aprile risultano più che dimezzati (-54,6%) rispetto a febbraio. Risultato peggiore delle dinamiche produttive dell’intero comparto industriale, diminuite nello stesso periodo del 42,1%, e di gran lunga sfavorevole nel confronto con le fasi recessive del 2008-2009 e del 2011 innescate, rispettivamente, dai mutui subprime e dalla crisi dei debiti sovrani dei paesi dell’Eurozona.

Nell’ambito del metalmeccanico i forti cali produttivi risultano diffusi a tutte le attività del settore. In particolare, nel bimestre marzo-aprile, la produzione del comparto della Metallurgia è crollata del 44,1% rispetto al bimestre precedente, quella di Prodotti in metallo del 45,1% e quella di Macchine e materiale meccanico del 45,6%.

La produzione di Altri mezzi di trasporto (navalmeccanica, aerospaziale, motocicli, materiale ferrotranviario) si è ridotta del 60,2% e quella di Autoveicoli e rimorchi del 74,9%.

“L’industria metalmeccanica nel suo complesso e le attività in cui essa si disaggrega – prosegue Fabio Astori – hanno riscontrato risultati peggiori rispetto a quanto osservato nei principali paesi dell’Eurozona. La pandemia sta avendo sulla nostra economia e sull’attività produttiva delle nostre imprese effetti devastanti che potranno determinare nel lungo periodo un impatto pesantemente negativo sulla struttura produttiva del nostro sistema industriale con anche perdite di quote di mercato. Per questo ci aspettiamo da parte del Governo e della politica nel suo complesso una risposta forte e concreta, che individui le direttrici strategiche su cui investire i fondi pubblici e quelli, obiettivamente importanti, che l’Unione Europea ci metterà a disposizione”.

Il forte calo dell’attività metalmeccanica è stato determinato oltre che dalla caduta della domanda interna anche da una contrazione della componente estera. Nel mese di marzo, infatti, le quote di fatturato metalmeccanico destinate ai mercati esteri sono diminuite del 21,1% rispetto allo stesso mese del 2019; le importazioni si sono ridotte del 22,5%.

Sulla base delle indicazioni che emergono dai risultati relativi alla nostra consueta indagine trimestrale, la fase recessiva dovrebbe protrarsi anche nel corso del secondo trimestre:
Il 63% delle imprese intervistate dichiara un portafoglio ordini in peggioramento;
• Il 71% prevede ulteriori cali di produzione rispetto al primo trimestre;
Il 34% ritiene di dover ridimensionare, nel corso dei prossimi sei mesi, gli attuali livelli occupazionali.

Peggiora, nel contempo, la situazione della liquidità aziendale ritenuta cattiva o pessima dal 32% degli intervistati rispetto a percentuali pari o inferiori al 10% indicate nelle indagini più recenti.

“In questo momento – commenta Stefano Franchi, Direttore Generale di Federmeccanica – gli imprenditori vivono nell’incertezza, non sapendo quello che potrà accadere domani. Occorre agire tempestivamente senza ulteriori indugi con misure concrete per alimentare la domanda e azioni efficaci per garantire liquidità. È una questione di sopravvivenza”.

“Le imprese stanno reagendo, ma le condizioni dei mercati internazionali e del mercato interno unitariamente al ritardo dei pagamenti dei clienti non consentono di fare delle previsioni positive – afferma Giorgio Donadoni, presidente Gruppo Meccatronici di Confindustria Bergamo -. Preoccupa in particolare la carenza degli ordini. Serve uno stimolo straordinario al sistema economico in tempi certi e immediati”.   

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