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Statue & razzismo

È coi monumenti che ricordiamo gli errori del passato per migliorare il futuro

Non è distruggendo simboli del passato che si migliora il futuro e sono i sistemi dittatoriali a cercare di cancellare la memoria del popolo.

L’Editto di Tessalonica del 380 d.C. imponeva il Cristianesimo come religione unica dell’Impero Romano e, questo, ha significato tra il resto, la distruzione di monumenti pagani. Questo ha posto fine a violenze di sfondo religioso? No. Sono passati quasi duemila anni, eppure, sono ancora tutt’ora in voga.

Gli americani orchestrarono nel 2003 l’abbattimento della statua di Saddam Hussein a Bagdad. Questo ha portato fine alle ostilità nel paese? No, anzi, secondo molti storici quest’azione avrebbe acuito ulteriormente il conflitto.

Le statue di Jefferson, di Colombo, di Edward Colston e di Leopoldo II sono state imbrattate o distrutte perché raffigurano i simboli dell’imperialismo e del razzismo dei secoli passati dimenticando però il ruolo svolto dai mercanti indigeni che spesso contribuivano alla cattura dei connazionali.

Se si pensasse di abbattere ogni monumento o statua che richiama un periodo storico buio allora si dovrebbe riflettere sull’abbattimento del Colosseo, perché all’interno si svolgevano cruenti combattimenti fra gladiatori, e alla distruzione dei campi di concentramento di Auschwitz e Mauthausen perché simbolo della violenza nazista.

Demolire la memoria – e dovrebbe insegnarlo anche il fatto che il 27 gennaio si ricordano le vittime della Shoah – non vuol dire solo annientare il passato ma anche il futuro stesso.

“La storia è ciclica” sosteneva Machiavelli ne Il Principe e questo vuol dire che tutto, prima o poi, si ripete, a meno che restino i simboli, la cultura e l’istruzione. Non è una certezza, ma ovviamente se si viene cresciuti con la piena consapevolezza che la storia non si può cambiare, ma il futuro si può sempre migliorare allora ci sono buonissime probabilità che, davvero, le atrocità del passato non si ripetano.

Distruggere la storia, ritirare film dal commercio il film Via col vento oppure i cioccolatini moretti tacciati di razzismo, non significa voler giustizia per George Floyd, è semplicemente un atto di censura.

È avvilente pensare che davvero c’è chi pensa che il problema americano possa essere eliminato togliendo dal mercato dei dolci di panna e cacao.

In ogni caso, è giusto tenere a mente che sono sempre i sistemi dittatoriali a cercare di cancellare la memoria del popolo, non sicuramente un sistema democratico che lotta per la giustizia.

Non scambiate la giustizia con l’ignoranza, è un errore che è stato commesso troppo spesso nella storia, per una volta facciamo sì che Machiavelli abbia torto, dimostrando che la storia non deve essere sempre ciclica, ma può migliorare.

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