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Politcamente corretto

Cancellare la Mami di “Via Col Vento” non risolverà il problema del razzismo

Non basta eliminare un film per cancellare un periodo storico, servono soluzioni efficaci e durature per contrastare un fenomeno come il razzismo

È notizia recente quella secondo cui la HBO, arcinota emittente televisiva statunitense, avrebbe rimosso dal suo servizio in streaming “HBO Max” il classico senza tempo “Via Col Vento” di Victor Fleming.

La decisione di eliminare il film è stata presa su deciso invito di John Ridley, co-sceneggiatore del film “12 Anni Schiavo” (vincitore di 3 Oscar nel 2014), il quale in una lettera pubblicata sul Los Angeles Times ha sostenuto che la pellicola presenti una visione fortemente stereotipata e razzista dei neri. “È una glorificazione del Sud schiavista, inaccettabile ai nostri giorni” per usare le sue esatte parole.

Il film narra infatti la storia di Rosella O’Hara e delle sue avventure (che sarebbe più corretto definire “disavventure”) amorose alla vigilia della guerra d’indipendenza americana nel lontano 1861, in un mondo in cui lo schiavismo e la segregazione razziale erano più forti che mai. La polemica, tornando al discorso iniziale, ruota soprattutto attorno al personaggio interpretato da Hattie McDaniel “Mami”, poi valsole il premio Oscar nel 1940, governante e schiava nutrice di Rossella rappresentata come donna nera sciocca ed estremamente stereotipata, com’era uso credere in quel periodo storico.

Il fine di tale azione è evidente: piuttosto che accettare che sia esistito un tempo in cui le persone di colore erano trattate al pari, se non peggio, di animali si preferisce comportarsi come se nulla fosse mai accaduto, eliminando ogni prova in merito e rifugiandosi dietro a scuse pretestuose cavalcando l’onda delle proteste nate negli USA a seguito dell’omicidio di George Floyd.

Si tratta, senza mezzi termini, di un vero e proprio tentativo di sciocco e frettoloso revisionismo storico, capace in un sol colpo di danneggiare sia l’industria cinematografica, infangando inutilmente un capostipite della filmografia mondiale, sia le lotte per la non discriminazione portate avanti per decenni da uomini e donne coraggiosi.

Così, come se nulla fosse.

Lo sappiamo tutti: il primo passo per risolvere un problema è quello dell’accettazione del medesimo, perché sarà solo in quel caso che si potranno gettare le fondamenta per una soluzione forte e durevole nel tempo, non negando e nascondendo sotto il tappeto ciò che tutti, purtroppo, sappiamo essere accaduto e che abbiamo il dovere di condannare.

Via Col Vento” è un’opera d’arte, come lo è ogni altro film pubblicato prima di allora e come lo saranno quelli che usciranno in futuro, e come tale va giudicata immergendola nel contesto storico-sociale in cui essa è nata.

Fare diversamente sarebbe sciocco e ci indurrebbe ad un’interpretazione erronea del messaggio che tale film/libro/canzone/poesia vuole trasmettere.

Cosa dovremmo fare? Dovremmo inserire un avviso all’inizio del film in cui si specifica come questo sia scritto negli anni ‘30 e quindi figlio di una mentalità ormai lontana dalla nostra? Oppure dovremmo eliminarlo direttamente perché non affine al nostro gusto personale?

In quel caso però tali azioni andrebbero fatte anche su elementi come il Colosseo, le Piramidi, l’Acropoli, le opere di Socrate, di Cesare, di Hegel, di Nietzsche, di Voltaire e di moltissimi altri che non ho tempo e spazio di nominare.

Sarebbe corretto?

Il valore dell’arte può essere influenzato da un giudizio morale figlio dei nostri tempi?

Facile: no, non può ed è giusto sia così.

La risposta è dunque tanto scontata quanto netta: no, tali modifiche o revisioni non andrebbero mai attuate, sia che si tratti di una statua, sia che si tratti di un monumento sia che si tratti di un’opera di finzione come un film o un libro perché così facendo otteniamo l’unico risultato di rifiutare aprioristicamente il problema, andando a distruggere sì un simbolo di un’ideologia sbagliata, ma senza approfondire realmente il problema e continuando a preferire soluzioni efficaci nel breve periodo, buone solo per farsi belli sui social perché, all’atto pratico, si starebbe combattendo una battaglia contro un’opera razzista e retrograda.

Ma così non è.

Perché anziché richiedere l’eliminazione di un film di questo tipo non si propone la visione collettiva in tutte le scuole con annessa discussione e condivisione di riflessioni da parte dei ragazzi?

Perché anziché dare soluzioni durature spesso si preferisce eliminare direttamente il simbolo sperando che questo supplisca alla dilagante mancanza di memoria storica nel nostro Paese e nel mondo intero?

Perché nascondiamo la polvere sotto al tappeto sperando che questa sparisca col tempo?

Forse la risposta è che dare soluzioni concrete fa pochi like e nel 2020 questo, ahinoi, non è più accettabile.

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