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Noi denunceremo

Giustizia per le vittime del Covid: un altro D-day con 100 denunce dei parenti fotogallery video

Consuelo Locati, avvocato del comitato: "La zona rossa poteva essere istituita anche dalla Regione e dai sindaci, lo stabilisce la legge 833 del 1978"

Dopo le prime quaranta denunce depositate in procura mercoledì 10 giugno, nei prossimi giorni un altro centinaio di componenti del comitato “Noi Denunceremo, verità e giustizia per le vittime di Covid 19” si presenterà negli uffici di piazza Dante per chiedere giustizia per un proprio caro venuto a mancare nelle settimane calde dell’emergenza.

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Il secondo “Denuncia day” è in programma tra la fine di giugno e l’inizio di luglio, anche se la data precisa è ancora da fissare. Le nuove querele, da parte di cittadini di Bergamo e provincia, riguardano sempre la mancata chiusura dell’ospedale di Alzano Lombardo dopo i primi contagi di domenica 23 febbraio e la zona rossa mai arrivata in Val Seriana.

E ancora la scarsa informazione dei pazienti e dei loro parenti dei rischi legati all’infezione soprattutto durante la prima fase dell’emergenza, l’assenza di dispositivi di protezione nelle strutture sanitarie e la mancanza di una Medicina del territorio efficace e tempestiva per la gestione dei pazienti Covid a domicilio.

Come per la prima giornata, è previsto un lungo corteo di persone che dalle prime ore della mattina varcheranno il portone del Palazzo di giustizia per presentare il proprio esposto.

L’ipotesi di reato in relazione alla quarantina di denunce arrivate è omicidio colposo. L’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Maria Cristina Rota e condotta da un pool di tre magistrati oltre a lei, richiederà lunghi accertamenti e valutazioni caso per caso perché, anche se le storie sembrano seguire tutte un unico filo conduttore, ciascuna ha le sue particolarità.

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Comunque Consuelo Locati, avvocato e coordinatrice assieme a Luca Fusco del comitato “Noi denunceremo”, nato su Facebook nei giorni più caldi della pandemia, è fiduciosa, anche perchè lei stessa è tra i depositari per il decesso del padre Vincenzo di 78 anni alle Cliniche Gavazzeni di Bergamo: “Confido molto nel lavoro dei pm vista l’accurata documentazione che abbiamo presentato a corredo delle denunce. Chi ha sbagliato, dalla gestione dell’ospedale Pesenti Fenaroli alla mancata Zona rossa, deve pagare”.

“In questo momento a livello politico stiamo assistendo a un rimpallo di colpe – prosegue il legale – , ma è chiaro che anche Regione Lombardia poteva intervenire e decretare la chiusura della Val Seriana. A maggior ragione se il governo in quei giorni non si decideva a farlo”.

“La legge 833 del 1978, articolo 32 comma 3 – spiega Locati – conferisce alle Regioni questo potere decisionale e prima ancora ai sindaci. E non si tratta di un’opinione, ma di una legge dello Stato. Siamo convinti che se si fosse intervenuto in tempo, si sarebbe evitata questa strage”.

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