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La riflessione

Perché qui?

Ormai ogni giorno mi chiedo perché proprio qui per lunghissime settimane la morte con le sue sembianze più feroci abbia installato le tende

Ieri faceva caldo. Come tutti i sabati sono andata al mercato.

Ci sto bene al mercato, tra l’umanità varia cui appartengo.

Vado al banchetto di una negoziante il cui sguardo incrocio per la prima volta dopo il lockdown.

“Tutto bene?” le chiedo.

È un attimo.

Come se un’ondata di dolore mi travolgesse in un nanosecondo.

Noi senza pelle lo sentiamo fisicamente il dolore non detto.

No. Non è andato tutto bene. È morta la sua mamma due mesi fa.

“Stava benissimo, era sempre allegra e fiduciosa”.

Poi una settimana a casa con un po’ di febbre poi l’asma l’Ospedale e poi il silenzio racchiuso in un’urna.

No. Non è andato tutto bene.

A troppi è stata tolta la possibilità di “morte Santa” accompagnata dal viatico dell’amore dei propri cari.

E ormai ogni giorno mi chiedo perché proprio qui per lunghissime settimane la morte con le sue sembianze più feroci abbia installato le tende rendendo concreta e orribile alla rappresentazione della mente quella fragilità del corpo che tutti conosciamo e temiamo, esorcizzandola nei modi più svariati.

Ma la mia parte razionale martella. Vuole trovare una ragione, una gradazione delle colpe concorrenti. Vuole trovare un perché.

Saranno stati i Cinesi, sarà stato l’inattuato ed inefficiente piano pandemico del Governo, sarà stato l’inquinamento, gli imprenditori attaccati al lavoro ed al profitto, i sindaci riottosi alle evidenze, i governatori che non ci capivano niente e gli assessori che ridevano pensando a prossime candidature, i virologi litigiosi sui social, i medici gli infermieri increduli laboriosi ma silenziosi, i cittadini ed i parenti rassegnati .

Saranno state tutte queste cose insieme, ma alla fine di trovare colpe a me importa quanto basta.

L’irreversibile ormai è accaduto, e con una violenza imprevedibile e imprevista da tutti, me compresa.

E allora mi viene in mente il Papa, quel tardo pomeriggio di un marzo piovoso, che dolente prega in una Piazza San Pietro vuota, condensando nelle proprie potentissime parole ogni perché.

Abbiamo costruito il nostro rifugio in un mondo malato.

Dove, a me sembra, le parole verità, insieme, dono, cura, responsabilità, autonomia di pensiero, studio, e Misericordia sono diventate a ogni volger di stagione da molte stagioni, sempre più desuete e irrise.

E se ciò è vero ovunque, lo è con stridore enorme nella terra che fu quella pia ed operosa del Papa Buono, e non solo: del Papa rivoluzionario, per i credenti di ogni religione e gli atei pure.

Stando così le cose la domanda si volge al contrario.

Perché pensavamo di rimanere sani?

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