Partendo dallo scioccante dato statistico secondo cui negli Stati Uniti vive il 5% della popolazione mondiale e il 25% dei carcerati di tutto il mondo, il documentario XIII Emendamento spiega, analizzando insieme a studiosi, attivisti (tra cui Angela Davis) e fonti storico-politiche, come e perché si sia arrivati a un dato simile.
Il XIII emendamento della Costituzione americana recita: “Né la schiavitù né il servizio non volontario – eccetto che come punizione per un crimine per cui la parte sarà stata riconosciuta colpevole nelle forme dovute – potranno esistere negli Stati Uniti o in qualsiasi luogo sottoposto alla loro giurisdizione”, in parole povere l’emendamento abolisce la schiavitù, eccetto per coloro che stanno scontando una pena, ovvero i criminali carcerati.
In un’America schiavista, gli schiavi significavano forza lavoro e giovamento all’economia del Sud, ma in un’America appena uscita dalla guerra civile, l’abolizione della schiavitù era sinonimo di crisi e impossibilità di ristabilire le finanze degli Stati più poveri; dunque, come compensare questa perdita?
La risposta stava proprio nel XIII emendamento, in quella piccola limitazione compresa tra i due trattini: incarcerando gli Afroamericani, anche per crimini minori come il vagabondaggio, questi sarebbero tornati ad essere schiavi, ma questa volta dello Stato.
Dunque da quel momento iniziò un’enorme e vergognosa propaganda che ritraeva gli uomini di colore come veri e propri mostri, capaci di qualunque male e follia, e di conseguenza ne scaturirono migliaia di ingiuste incarcerazioni e persecuzioni, linciaggi disumani e maltrattamenti estremi.
Da questo presupposto, il documentario prosegue a pari passo con gli avvenimenti storici che hanno portato gli Stati Uniti alla “paura dell’uomo nero”, concludendo con la rivelazione del perché ci siano così tanti carcerati nella Terra della Libertà.
Penso sia un documentario necessario per capire cosa hanno realmente subito gli Afroamericani anche dopo l’abolizione della schiavitù, preziosissimo per approfondire la tematica dell’abuso di potere della polizia americana e indispensabile per acquisire maggiore consapevolezza del profondo e validissimo motivo delle proteste che in questi giorni stanno caratterizzando gli Stati Uniti, affinché il caso di George Floyd non sia solo l’ennesimo dei tanti, ma che finalmente possa essere l’ultimo di un’innumerevole e drammatica serie.
“Per anni ho sentito dire la parola ‘aspetta’. Essa risuona nelle orecchie di ogni nero con grande familiarità. Questa parola ha quasi sempre voluto dire ‘mai’: la giustizia rinviata troppo a lungo è una giustizia negata” – Martin Luther King
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