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Bergamo

Il sostegno della Fondazione Ubi all’ambulatorio tumori all’ovaio del Papa Giovanni

L’Ambulatorio, coordinato da Luigi Frigerio direttore del reparto e del Dipartimento materno-infantile e pediatrico in un anno di attività ha preso in carico 87 donne

La Fondazione UBI Banca Popolare di Bergamo rinnova il suo sostegno all’Ambulatorio Tumori all’ovaio dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo dedicato alle donne con elevato rischio genetico.

Un contributo di 75mila euro in tre anni (2018-2020) che ha finanziato l’organizzazione dell’Ambulatorio coordinato da Luigi Frigerio direttore del reparto e del Dipartimento materno-infantile e pediatrico dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII e l’attività di un team dedicato composto da un medico specialista e uno specializzando, che opera di concerto con l’équipe di oncologi della Ginecologia.

L’Ambulatorio, attivo dal febbraio 2019, offre la sorveglianza ginecologica con l’obiettivo di anticipare la diagnosi e le cure più appropriate per le donne con rischio aumentato di sviluppare un tumore all’ovaio a causa di alterazioni ereditarie genetiche (geni BRCA1 e BRCA2), note anche come “mutazioni Jolie” dal nome dell’attrice che ha reso pubblica la sua scelta, scoperto il rischio genetico, di sottoporsi alla rimozione del seno (mastectomia) e quindi delle ovaie e delle tube.

All’Ambulatorio possono accedere quelle pazienti cui è stata riscontrata una mutazione genetica ereditaria che le espone a un alto rischio di sviluppare un carcinoma. Si stima che il 25% dei tumori dell’ovaio ha base ereditaria e due terzi dei tumori su base familiare mostrano anomalie dei geni BRCA1-BRCA2.

Spiega Luigi Frigerio, direttore del reparto e del Dipartimento materno-infantile e pediatrico: “L’Ambulatorio, avvalendosi dello strumento dell’indagine genetica, permette di fatto di realizzare per le pazienti di Bergamo e provincia un programma preventivo di screening in donne ad alto rischio. Sono grato alla Fondazione UBI Banca Popolare di Bergamo che ha riconosciuto il valore del progetto sostenendolo sin da subito. Oggi abbiamo i primi risultati, che ci confortano nel proseguire la nostra attività di prevenzione”.

armando santus

Il tumore ovarico epiteliale viene diagnosticato nel 70% dei casi quando ormai è in stadio avanzato. Per questo, nonostante le terapie, la sopravvivenza è molto bassa: a 5 anni dalla diagnosi si attesta sul 50%.

“Si stima che le donne che ereditano una mutazione BRCA1 – prosegue il professor Frigerio – hanno una probabilità del 45-80% di sviluppare un tumore al seno e del 20-40% di ammalarsi di tumore ovarico nell’arco della vita. Il gene BRCA2 presenta una percentuale di rischio un po’ inferiore, rispettivamente del 25-60% e del 10-20%. Dall’inizio dell’attività l’Ambulatorio ha preso in carico 87 donne, tra i 25 e i 50 anni fascia d’età in cui la malattia è più aggressiva e a più alta velocità di crescita. Di queste, 40 donne, le più fortemente a rischio, sono state sottoposte a trattamento chirurgico preventivo laparoscopico per l’asportazione delle tube e delle ovaie e in 4 casi è stata riscontrata una neoplasia dell’ovaio che, diversamente, non sarebbe stata diagnosticata se non in stadio ben più avanzato…”.

Maria Beatrice Stasi, direttrice generale all’ospedale Papa Giovanni XXIII commenta: “Fondazione UBI Banca Popolare di Bergamo è da sempre vicina al Papa Giovanni XXIII. Questo ambito della prevenzione è molto importante perché può realmente cambiare la storia personale di molte donne e molte famiglie. Il nostro grazie rappresenta quello di tutte le nostre pazienti e degli operatori che possono operare al meglio grazie ai nostri benefattori”.

E conclude Armando Santus, presidente della Fondazione UBI: “La Fondazione da sempre è profondamente legata all’ospedale cittadino, che negli anni ha sostenuto sia nell’attività clinica sia nella formazione e ricerca scientifica. L’Ambulatorio Tumori all’ovaio dedicato a pazienti ad alto rischio genetico è un servizio di particolare rilevanza per la tutela della salute della donna, che abbiamo scelto di sostenere sin dalla fase progettuale e per cui confermiamo il contributo economico anche per il 2021. La Fondazione, coerentemente con la propria missione e la sua storia, continuerà a promuovere la ricerca scientifica di particolare interesse sociale a beneficio del territorio e dell’intera comunità bergamasca.

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