“La nostra Bergamo nell’emergenza Coronavirus ha segnato il record poco invidiabile di 6.238 morti dal 20 febbraio al 31 marzo 2020. Loro sono scomparsi, ma la loro preziosa eredità di vita e di bene non può essere rimossa né dimenticata. A partire da oggi fino alla fine dell’anno su questo blog ogni giorno ricorderemo una delle persone scomparse in questa emergenza”: il Patronato San Vincenzo ha deciso di ricordare sul blog e sulla pagina Facebook della struttura tutte le persone che sono cadute vittime del Coronavirus. Se ne sono andate nel silenzio della terra bergamasca ferita, nella più totale solitudine, senza una mano da stringere, senza la carezza o lo sguardo delle persone care, private del rito della condoglianza e del funerale nelle forme consuete.
Il Patronato ricorda “Yaye Mai Diouf, la 31enne di origini senegalesi, sposata con Douda Timera. Mamma di un bimbo di due anni, lavorava come operaia alla Freni Brembo di Curno. A Yaye non è stato fatto il tampone, ma tutto fa pensare che sia morta di Covid. È la vittima più giovane della Bergamasca”. Salif Sankareh, ospite della struttura, le dedica una poesia dalla quale traspare tutta la tristezza e lo sconforto per la perdita: “I nostri cuori nuotano nel dolore mentre rivestiamo la tua tomba di fiori. Gentilmente al cielo ascendeva la tua anima portando con sé un bambino non nato. Hai lasciato dietro a te un figlio che ignora i dolori del mondo, ma nel quale rifletti la tua luce mentre tu riposi nella pace”.
“Don Battista è stato una scossa di bene, un carattere buono e un gran lavoratore per tutti”: così viene ricordato Don Battista Mignani che “in gioventù aveva lavorato come prete operaio e fu sempre attento al mondo del lavoro. Nelle parrocchie della Val di Scalve e a Leffe è rimasto un mito per la sua capacità di contatti umani”. Bellissima la foto del sacerdote che sul sagrato della chiesa di Azzone, quando divenne parrocco, aprendo le braccia sembra “spiccare il volo verso le altezze”.
Don Giuseppe Berardelli è morto all’ospedale di Lovere, dove era stato ricoverato dopo essere risultato positivo al Coronavirus, sacrificandosi per una persona che neppure conosceva. “Il suo motto era pace e bene, salutava tutti così, francescamente”. La gente di Casnigo “non potendo partecipare alle esequie per le misure restrittive vigenti, ha voluto salutarlo con un caloroso applauso dai balconi e i lumini accesi”. Due, su tutti, i valori che lo hanno guidato: “incrollabile fiducia in Dio e vicinanza paterna alla gente”.
E così tutti i giorni la foto della persona scomparsa, nome, cognome, età, le città di una vita, il lavoro, la famiglia, le passioni e una poesia, un pensiero o un ringraziamento. Il gesto è dettato dalla volontà di mantenere viva la memoria di chi ci ha lasciato. Da qui, conclude il Patronato, “invitiamo i lettori a segnalarci i loro cari inviandoci la foto, qualche dato e un personale ricordo”.