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Coronavirus

Bergamo e i Cre: partenza lenta e costi alti per l’estate dei bambini

Protocolli stringenti e spese di gestione lievitate per garantire la sicurezza: in pochi saranno pronti il 15 giugno, data d'inizio prevista dalla Regione

Sarà una partenza al rallentatore per i centri estivi della provincia di Bergamo. Pochi si faranno trovare pronti il 15 giugno (data d’inizio prevista dalla Regione) altri potrebbero rinunciare: vuoi per la complessità dei protocolli, vuoi per i costi in aumento rispetto agli anni scorsi, necessari a garantire il rispetto delle normative sanitarie anti-coronavirus.

Il nodo responsabilità

Stando alle disposizioni del Pirellone, oltre all’autocertificazione dei genitori che attesta l’assenza di sintomi Covid nei figli, l’ente gestore deve garantire l’elaborazione di uno “specifico progetto” che dev’essere “inoltrato preventivamente all’apertura del servizio al Comune per la relativa approvazione”. Un passaggio che non ha convinto diversi sindaci, preoccupati di vedersi accollare delle responsabilità qualora si verificassero dei casi di contagio tra i bambini.

Proprio il Consiglio di Rappresentanza dei sindaci con Ats Bergamo, Diocesi e Fondazione della Comunità Bergamasca, ha istituito un gruppo di lavoro chiamato ad elaborare una procedura condivisa a livello provinciale per l’attivazione dei servizi e delle attività estive dedicate ai più giovani.

“Poiché abbiamo ricevuto molte richieste di chiarimenti da parte delle amministrazioni, abbiamo ravvisato la necessità di fornire informazioni utili per concretizzare in breve tempo la possibilità di realizzare le attività estive” spiega la presidente del Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci, Marcella Messina. Chi intende organizzare il Cre dovrà presentare un progetto al Comune, che dovrà valutarne la compatibilità con le attuali disposizioni e trasmetterlo ad Ats. “L’importante non è partire in fretta – osserva Messina – ma preparare con attenzione e garantire un servizio richiesto da tante famiglie. Se alcuni non saranno pronti il 15 giugno, lo saranno il 22”.

Le regole

Una cosa è certa: pensare al solito Cre sarà impossibile. Quest’anno gli organizzatori dovranno individuare una zona d’accoglienza oltre la quale non è consentito l’accesso a genitori e accompagnatori. All’ingresso un operatore con guanti e mascherina dovrà ritirare ogni giorno l’autodichiarazione e misurare la temperatura corporea a colleghi, minori e genitori/accompagnatori.

Necessaria anche la presenza di un educatore tra i 18 ed i 60 anni per ogni cinque bambini tra i 3 ed i 5 anni, uno ogni sette bambini tra i 6 e gli 11, uno ogni dieci ragazzi tra i 12 ed i 17 anni. Potranno offrire aiuto i volontari dai 16 anni, a patto che ne venga garantita la supervisione da parte del responsabile del centro estivo. Ad ogni modo, non contribuiranno a determinare il rapporto numerico.

Oltre ad assicurare il distanziamento interpersonale (si calcolano 4 metri quadrati per ogni ragazzo come spazio di sicurezza) bisognerà effettuare “un’approfondita pulizia giornaliera degli ambienti”, “con particolare attenzione alle superfici toccate più frequentemente e ai servizi igienici che richiedono di essere oggetto di pulizia dopo ogni volta che sono stati utilizzati”. Un passaggio che sembra suggerire la presenza fissa di un operatore ai servizi.

Chi parte e chi no

Tra i centri estivi che partiranno il 15 giugno c’è quello di Calusco d’Adda: 250 posti a disposizione per i bambini dalla prima elementare alla terza media, distribuiti tra le diverse strutture dell’oratorio e del centro sportivo. La priorità è stata concessa ai bambini delle famiglie residenti, con i genitori che lavorano o con figli diversamente abili. Lo stesso giorno partirà anche il mini-cre per i bimbi dai 3 ai 6 anni.

Molte amministrazioni (vedi il Comune di Bergamo e i paesi della media Valle Seriana) hanno proposto un questionario alle famiglie per studiare le loro esigenze e calibrare al meglio il servizio. Altre stanno cercando educatori, altre ancora hanno individuato una data di partenza anche se certi dettagli sono ancora da limare. A Ponteranica – per esempio – si partirà il 22 giugno: “Ci saranno tra i 70 e gli 80 bambini, meno degli scorsi anni – racconta il sindaco Alberto Nevola -. Affideremo il servizio ad una cooperarativa e ci avvaleremo solo di educatori professionisti, con tutto quel che ne consegue in termini di costi”. A tal proposito, l’amministrazione stima una spesa complessiva vicina ai 150 mila euro.

A Nembro, diventato suo malgrado il paese-simbolo dell’epidemia, si partirà il 29 giugno. A Stezzano non prima di luglio: “Il progetto su cui stiamo lavorando sarà necessariamente diverso dal Cre a cui siamo abituati – spiega il primo cittadino Simone Tangorra -. Mi risulta che alcuni comuni abbiano preferito non proporre nessuna attività, ritenendo i protocolli troppo complessi. Noi, come altri, crediamo di avere le risorse per svolgere una proposta in favore delle famiglie anche in questa strana e particolare estate 2020, pur con tutte le difficoltà del caso”.

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